Rinviata a febbraio l’udienza per il processo d’appello bis in cui Oseghale è imputato per violenza sessuale. Già condannato all’ergastolo per l’omicidio della 18enne.
Fuori dal tribunale amici della vittima hanno chiesto giustizia per lei.
Appello bis
Questa mattina nel tribunale di Perugia è iniziato il dibattimento del processo d’appello bis per l’omicidio di Pamela Mastropietro, la ragazza romana di 18 anni che nel gennaio 2018 fu uccisa a Macerata.
Alessandra Verni, la madre della giovane, si è presentata in aula indossando una maglietta con sopra una macabra e allo stesso tempo eloquente foto di ciò che è rimasto della figlia dopo il delitto.
La ragazza fu uccisa a gennaio di cinque anni fa e successivamente il suo cadavere fu ritrovato smembrato in due diversi trolley abbandonati nelle campagne di Pollenza, provincia di Macerata.
“Avete visto come me l’hanno ridotta”, ha detto la madre della vittima ai giornalisti, mostrando la foto con i resti di Pamela. Fuori dal tribunale alcuni amici e conoscenti della ragazza hanno esposto degli striscioni per chiedere giustizia per lei.
La condanna e due DNA sconosciuti
Al primo processo d’appello per il delitto della diciottenne fu condannato all’ergastolo Innocent Oseghale, il pusher nigeriano di 32 anni giudicato colpevole di omicidio aggravato da violenza sessuale, vilipendio e occultamento di cadavere. La Cassazione poi ha sentenziato un anno fa che il processo fosse da rifare, confermando la condanna di omicidio ma annullando quella per stupro.
Oggi dunque l’udienza per il processo d’appello bis. Prima dell’avvio ci sono stati momenti di tensione quando la madre ha affrontato l’imputato Oseghale, scortato in aula dagli agenti della polizia penitenziaria. La donna gli ha gridato “dimmelo, dimmelo”. Non è chiaro a chi o a che cosa facesse riferimento.
Solo pochi giorni fa la donna, intervistata dal Corriere della Sera, aveva sottolineato che sul corpo della figlia gli investigatori avevano ritrovato tracce di due diversi DNA a cui, però, non è stata associata alcuna identità. Forse quindi la madre potrebbe aver chiesto oggi a Oseghale dei presunti complici nell’omicidio della figlia. Non c’è stata riposta ma la donna continua a chiedersi come mai che le presunte due persone non vengano cercate.
La vicenda ricostruita
Pamela Mastropietro si trovava ricoverata a Corridonia in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Dopo alcuni mesi nella struttura, fuggì per fare apparentemente ritorno nella sua casa di Roma. Fu ritrovata senza vita a fine gennaio del 2018. A casa di Oseghale furono ritrovati indumenti sporchi di sangue. Confessò di aver smembrato il corpo ma per lo stupro e l’omicidio si è sempre dichiarato innocente, nonostante la condanna.
Prima della morte, la ragazza acquistò una dose di droga. Secondo l’accusa l’uomo l’avrebbe violentata e poi uccisa. Per sbarazzarsi del corpo l’avrebbe poi fatta a pezzi. Inoltre Oseghale sostenne che Pamela fosse morta per overdose ma gli inquirenti hanno stabilito che sia morta per colpi di arma da taglio.
La prossima udienza per il processo d’appello bis si terrà il 22 febbraio. I giudici dovranno decidere se confermare l’aggravante della violenza sessuale per Oseghale. In caso contrario l’ergastolo potrebbe diventare una pena più lieve. Saranno sentiti anche due uomini con cui la ragazza ha avuto rapporti sessuali prima della morte: Francesco Mercuri e Fernando Javier Crisel.