Sensazionale ritrovamento nei fondali di Pantelleria, dove un gruppo di subacquei ha riportato alla luce 300 anfore di epoca punica.
Il sito archeologico è stato documentato dagli altofondalisti che hanno rilevato una distesa di anfore sparse per 400 metri.
Nella splendida isola siciliana alcuni subacquei hanno documentato un ritrovamento artistico eccezionale, si tratta di 300 anfore risalenti all’epoca punica, quando la Sicilia venne dominata dia cartaginesi nella sua parte più occidentale.
Siamo intorno al 550 a.C. quando questi si insediarono in questa zona per difendere le città puniche dai Greci. Ora questo ritrovamento è la testimonianza di un popolo antico, rimasto sommersa per secoli a 130 metri di profondità nelle acque del porticciolo di Gadir.
Le immersioni che hanno portato alla luce questo patrimonio artistico e culturale sono il culmine del progetto “Pantelleria 2022”, coordinato dalla Soprintendenza del Mare della Regione Sicilia.
A scendere nelle profondità marine della regione è stato un team composto da 7 subacquei della Sdss (Society for Documentation of Submerged Sites), organizzazione no profit internazionale nata nel 1999 e con raggio d’azione in Italia.
La missione del gruppo, come si legge sul sito web ufficiale, è quella di studiare, ricercare, divulgare e tutelare il patrimonio storico, culturale, biologico e ambientale sommerso nelle acque italiane. Il sito archeologico documentato a Pantelleria da questi professionisti del settore contiene una grandissima distesa di anfore sparse su uno spazio di circa 400 metri.
Il giacimento in realtà era stato individuato già in passato dai subacquei italiani Francesco Spaggiari e Fabio Leonardi ma oggi, grazie al contributo della Sdss guidata da Mario Arena, il ritrovamento è stato confermato e quantificato con esattezza.
Diverse immagini fotografiche e riprese video hanno mostrato l’elevato numero di anfore puniche, testimoni di una dominazione antica.
“Siamo solo all’inizio di questo viaggio che ci porterà indietro nel tempo grazie allo studio di questi strabilianti reperti archeologici”.
Così il soprintendente del Mare, Ferdinando Maurici ha commentato la scoperta con entusiasmo.
La costa di Pantelleria in realtà non è nuova a ritrovamenti del genere, specialmente nella parte nord.
“coninueremo lo studio di questo sito molto interessante, per quanto difficile da esplorare perché ha una profondità notevole. grazie alla collaborazione dei subacquei professionisti raggiungeremo eccellenti risultati nelo studio della battaglia punica”.
Così Maurici ha commentato le immersioni che stanno portando alla luce un aspetto interessante dell’invasione cartaginese in Sicilia ma anche della prima guerra punica, ovvero la battaglia delle Isole Egadi.
Nel corso delle immersioni sono state effettuate operazioni di rilievo ed è stata effettuata una fotogrammetria tridimensionale che grazie all’alta definizione mostrerà alla perfezione le anfore ritrovate.
Questo materiale è ancora in fase di elaborazione ma da una primissima analisi si può affermare che le anfore sono di 5 tipi diversi ma tutte di epoca punica.
Da un’iniziale stima sembra che alcuni reperti siano parzialmente rotti ma la maggior parte delle anfore si trova invece in buono stato nonostante gli anni e l’azione corrosiva del mare.
Quando la fotogrammetria sarà pronta verrà effettuato un esame migliore.
Sebbene questa riguardante le anfore sia stata la scoperta più rilevante della missione, non è stata l’unica, infatti in località Cala Tramontana sono stati rinvenuti chiodi di bronzo, anelli di piombo, alcuni frammenti in ceramica e in metallo.
Nello stesso luogo vennero ritrovate alcune monete l’anno precedente e perciò gli studi subacquei a Pantelleria non si sono mai fermati. La Sdss collabora da diversi anni con la regione Sicilia per recuperare questi tesori e analizzarli in merito alla Battaglia delle Egadi, che ha lasciato una testimonianza immensa che il mare pian piano sta restituendo.
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