[didascalia fornitore=”/ansa”]Paolo Nespoli[/didascalia]
Paolo Nespoli, a 60 anni, tornerà nello spazio per la terza volta nella sua vita da astronauta. Il 28 luglio inizierà la missione che porterà l’italiano verso la Stazione Spaziale Internazionale. E non sarà un giorno qualunque perché Nespoli diventerà l’europeo più anziano ad andare in orbita. Con lui ci saranno pure l’americano Randy Bresnik e il russo Serghej Rjazanskij. Un bel traguardo anche per l’Italia, naturalmente.
Parlando a ‘Repubblica’, però, Nespoli fa spallucce: “Non è un mio record. Sono la tecnologia, la scienza e la medicina che oggi permettono di superare certi limiti, anche di età“. L’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea è stato festeggiato, insieme ai compagni di equipaggio, a Mosca dall’ambasciatore italiano Cesare Maria Ragaglini. La missione del 28 luglio ne racchiude tante altre: ben 200 attività da svolgere sulla Stazione Spaziale Internazionale. Paolo Nespoli, in particolare, ne condurrà 13 per l’Agenzia Spaziale Italiana e altre per quella europea: “Ma lavorerò anche ad attività americane e giapponesi. Non volo come italiano, ma come membro dell’Iss”.
Sul record, ammette: “John Glenn andò nello spazio a 77 anni, ma per un volo sullo Shuttle di pochi giorni. Io starò in orbita sei mesi. E’ come paragonare una corsettina di mezzora a una maratona. Si può parlare di record mondiale”. Chissà che questa volta non ci scappi anche una passeggiata nello spazio: “Non mi dispiacerebbe, ma non è la priorità. Il mio obiettivo principale è essere il miglior astronauta possibile”. Prima di Samantha Cristoforetti, è stato Nespoli a portare i social nello spazio: “Porto la gente con me. Faccio capire ai giovani che ci si può realizzare anche grazie alla scienza e alla tecnologia e non solo facendo l’attore o il calciatore”.
Della Terra gli mancheranno “dormire bene, i sapori e i colori. Ma ci sono tante cose che sulla Terra non hai, come l’assenza di gravità e la possibilità di guardare il nostro pianeta da una prospettiva unica. Quando torni giù, è bello rivedere la famiglia, risentire i sapori, parlare con la gente, ma nello spazio non mi mancava nulla perché lassù c’era tanto da scoprire”. Nello spazio si torna un po’ bambini: “Sei diversamente abile, non riesci a muoverti finché non ti lasci andare e provi a fare le cose. All’inizio non ci riesci, ma quando ce la fai, provi quel senso di scoperta che avevi da bambino e poi perdi. E impari a fare lavoro di squadra”.
Marte e la Luna: “Su Marte, se ci impegnassimo come Iss e non solo come americani, russi o europei, potremmo arrivare tra 10 – 15 anni. Io penso che tra 500 anni sulla Luna avremo città intere, anche perché saremo così tanti sulla Terra che dovremo andarci per forza”.