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Negli studi di Rai 3 c’è la stessa tragi-commedia di Fantozzi. Paolo Villaggio è ospite a Che tempo che fa per celebrare la saga cine-televisiva che lo ha reso famoso al grande pubblico: il ragionier Fantozzi ha infatti compiuto quarant’anni e Fabio Fazio ha ben pensato di organizzare una festa ufficiale in televisione, mettendo in luce da un lato la genialità dell’attore 83enne per aver creato un personaggio paradossale, dall’altro non senza rivelare le contraddizioni e le paure di Villaggio stesso, che teme – come molti alla sua età – di lasciare il suo pubblico prima del tempo.
C’è chi, come Fabio Fazio, lo ha confessato dopo poco: ‘Penso che Fantozzi sia un capolavoro‘, ma forse, incalza il conduttore, Paolo Villaggio è stanco di essere ricordato solo per quello che si è rivelato un successo e che ancora oggi riempie i palinsesti tv, prestandosi a sempre nuove letture: ‘Odio Fantozzi? No. E’ una delle persone alle quali sono più grato perché devo tutto‘, ha detto, anche se ha ricordato di aver fatto film con i più grandi, da Fellini alla Wertmuller, però ‘sarò ricordato solo per Fantozzi‘, ha precisato Villaggio.
Il successo di Fantozzi non può però impedire a Paolo Villaggio di fare un bilancio realistico della propria vita e della propria carriera: ‘Temo che sia vera una cosa: sono arrivato a un punto in cui sento di aver avuto molta fortuna. Fellini, che era evidentemente di un’intelligenza superiore anche alla mia, impressionante, mi ha detto: Paolino, io non ho paura della morte perché so come Fellini come Federico sarà ricordato per molti anni. Ora, da quello che dice lui e da quello che mi succede in giro in questi giorni, ho la sensazione di morire prima di Fantozzi‘.
Un momento di riconoscimento che non doveva mancare e non è infatti mancato nei confronti di Paolo Vilaggio, che tenta un disperato appello – si fa per dire – sperando nell’empatia del conduttore Fabio Fazio. La missione? Far vivere l’attore più del personaggio: ‘Ho la sensazione che tu potresti darmi una mano nello spostare i termini della vicenda: cioè far morire Fantozzi, non stasera, domani, e diventare io un uomo di 200, 250 anni‘.
‘Quindi, dopo aver dichiarato che è ‘una rottura…di scatole che finisca questa avventura meravigliosa che è la vita‘, Villaggio ha commentato quali siano secondo lui gli elementi del successo di Fantozzi, dopo aver visto insieme al pubblico alcune scene tratte dai suoi film: ‘Questi pezzi, che erano molto divertenti, erano basati soprattutto sulla gag meccanica, sull’incidente fisico, mentre forse Fantozzi sopravviverà perché era pieno di disgrazie. Era un uomo sfortunato fortunatamente, però appagato a quei tempi perché aveva uno stipendio fisso, una moglie con l’alito fognante e il figlio, che voi non lo sapete ma è un nano: non era un bambino, ma un nano tunisino di 52 anni’, ha aggiunto.
Infine, l’intervista si è conclusa con l’ennesima metafora di Paolo Villaggio che, ancora una volta, non poteva che far riferimento a Fantozzi per restituire un messaggio ai telespettatori: ‘All’inizio mi dicevan tutti: sa che quel personaggio lì mi sta un po’ sulle palle e assomiglia a mio zio? Adesso penso che sia gratificante riconoscerci in Fantozzi per tutti quelli che nella vita non ce l’hanno fatta. E sono il 99%. La gratitudine è di non essere isolati in quel timore e quell’infelicità che dà non riuscire completamente nella vita’.
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