Papa Francesco in prima linea per combattere la pedofilia con Motu Proprio ha varato una nuova legge per rimuovere i vescovi negligenti, che hanno nascosto i casi o non hanno prestato attenzione. Il Diritto Canonico, lo ricorda anche il provvedimento del Papa, prevede già la possibilità di rimuovere vescovi, eparchi o superiori maggiori dall’ufficio ecclesiastico per cause gravi. Ora però i casi gravi sono estesi anche alla negligenza davanti a casi di abusi sessuali “su minori e adulti vulnerabili“, per aver “posto od omesso” atti fisici, morali, spirituali o patrimoniali che “abbiano provocato un danno grave ad altri, sia che si tratti di persone fisiche, sia che si tratti di una comunità nel suo insieme“
Papa Francesco ha pure approvato l’atteso dicastero ‘Laici, famiglia e vita’ nel quale confluiranno, dal primo settembre 2016, gli attuali Pontifici Consigli per i laici e la Famiglia. In quella data i due Dicasteri cesseranno dalle loro funzioni e verranno soppressi. Secondo lo Statuto, “il Dicastero è competente in quelle materie che sono di pertinenza della Sede Apostolica per la promozione della vita e dell’apostolato dei fedeli laici, per la cura pastorale della famiglia e della sua missione, secondo il disegno di Dio e per la tutela e il sostegno della vita umana”.
Ecco un estratto della lettera di Bergoglio che porta il titolo ‘Come una madre amorevole’:
“Come una madre amorevole, la Chiesa ama tutti i suoi figli, ma cura e protegge con un affetto particolarissimo quelli più piccoli e indifesi, si tratta di un compito che Cristo stesso affida a tutta la Comunità cristiana nel suo insieme“, spiega, aggiungendo che “tale compito di protezione e di cura spetta alla Chiesa tutta, ma è specialmente attraverso i suoi Pastori che deve essere esercitato“. E’ per questo che “i vescovi diocesani, gli eparchi e coloro che hanno la responsabilità di una Chiesa particolare”, devono impiegare “una particolare diligenza nel proteggere coloro che sono i più deboli tra le persone loro affidate“.
Il testo è composto da 5 articoli e prevede che nel caso in cui appaiano “seri indizi di negligenza”, la congregazione della Curia romana competente può aprire un’indagine. Al vescovo sarà data la possibilità di difendersi, con i mezzi previsti dal diritto. Qualora ritenga opportuna la sua rimozione, la congregazione stabilirà, in base alle circostanze, se dare, nel più breve tempo possibile, il decreto di rimozione oppure se esortare “fraternamente” il vescovo a presentare la sua rinuncia in un termine di 15 giorni. Se la risposta non arriva nel termine previsto, la congregazione potrà emettere il decreto di rimozione. La decisione della congregazione deve essere sottomessa all’approvazione specifica del Romano Pontefice, che prima di assumere una decisione definitiva, si farà assistere da un apposito collegio di giuristi designati.
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