Papa Francesco dal Canada, dove si trova da qualche giorno per un pellegrinaggio penitenziale, ammette che il fallimento riguarda anche la Chiesa. Lo fa rivolgendosi agli indigeni verso i quali, già nei giorni scorsi, aveva chiesto perdono.
Non usa mezzi termini il Pontefice. Con un linguaggio diretto e chiaro ammette le colpe della Chiesa. Quella che in Canada, nei confronti delle popolazioni autoctone, si è resa complice di eventi terrificanti.
La complicità della Chiesa Cattolica che gestiva istituti scolastici residenziali, dove in nome dell’assimilazione culturale, sono stati compiute violenze psicologiche, fisiche, di razzismo fino al ritrovamento di centinaia di tombe anonime con resti di bambini, è emersa negli ultimi anni.
Venuta a galla mediante questi ritrovamenti e ricostruita attraverso testimonianze e documenti.
Dinanzi a questi crimi orrendi, scoperti negli ultimi anni, il Papa è stato il primo ad indignarsi ed a voler andare di persona ad incontrare le vittime di quegli errori ed orrori. Il Santo Padre nella sua omelia ha dichiarato, infatti, che non bisogna scappare, non bisogna rintanarsi nel proprio luogo tranquillo. Il riferimento è chiaro all’episodio del Vangelo dei discepoli di Emmaus.
Emmaus è la cittadina dove si stavano recando due discepoli di Gesù proprio dopo la sua morte. Il Cristo che era già risorto si mise in cammino con loro. I due non riconoscendolo gli chiesero, appunto, di restare ad Emmaus perché la notte era vicina ed era pericoloso stare in giro. Poi il Signore si manifestò spezzando il pane e loro lo riconobbero.
Papa Francesco non volendosi rintanare nella sua Emmaus ha preferito non fuggire o far finta che nulla sia accaduto. Non ha esitato ad andare in Canada nonostante i problemi fisici. Non ha rinunciato alle varie tappe del viaggio dove incontrando gli indigeni locali, gli indiani d’America, ha manifestato il proprio dolore e la sua richiesta di perdono.
Durante l’omelia tenutasi nella Basilica del Quebec. Bergoglio ha usato proprio la parola fallimento della Chiesa nei confronti delle popolazioni indigene. Nella storica Saint-Anne-de-Beaupré il Papa ha continuato dicendo che credere che quel fallimento sia definitivo e che non ci sia nulla da fare è una tentazione del demonio.
Mentre proprio nelle situazioni di delusioni e dolore, quando sembra incombere la notte il Signore si presenta e cammina con noi.
Il Santo Padre prega, infatti, affinché questo sia un pellegrinaggio di penitenza e riconciliazione dove alla fine insieme uniti si possa trovare la guarigione.
All’inizio della celebrazione un numero ridotto, rispetto ai presenti, di indigeni ha innalzato uno striscione in inglese.
Rescind the doctrine ossia cancella la dottrina. Chiaramente a ciò che si riferiscono gli indigeni con questa richiesta è la cosiddetta Dottrina della Scoperta.
Questa è un pronunciamento della Chiesa Cattolica di almeno 500 anni fa attraverso alcune bolle papali praticamente si autorizzavano alcune potenze coloniali ad “invadere” e colonizzare Africa ed America.
E’ facile intuire che, poi, furono le potenze coloniali a strumentalizzare quei pronunciamenti. Dando, così, sfogo ai loro giochi di potere rendendo in schiavitù le popolazioni ed altre barbarie simili che la storia ci ha fatto conoscere.
Secondo alcuni indigeni le conseguenze di questa dottrina si sentono e si subiscono ancora oggi, da qui la richiesta al Papa di cancellare quella dottrina.
Lo striscione è stato fatto rimuovere dalla sicurezza presente senza che i manifestanti abbiano mosso opposizione ma, anzi, in silenzio hanno lasciato la Basilica.
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