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Papa Francesco in Molise chiede un patto per il lavoro e critica il lavoro domenicale

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Papa Francesco è giunto a Campobasso e dopo essere stato accolto dalla folla, accompagnato da un ristretto gruppo di collaboratori, tra i quali due arcivescovi di Curia, il sostituto della Segreteria di Stato Angelo Giovanni Becciu e il prefetto della Casa Pontificia Georg Gaenswein, si è recato all’Università del Molise. Sono passati 19 anni dall’ultima visita di un Papa in Molise. Partito alle 7.45 dall’eliporto del Vaticano, l’elicottero dell’Aeronautica Militare che accompagna Papa Francesco è atterrato con qualche minuto in anticipo nel campus universitario. Ad accoglierlo c’era l’arcivescovo di Campobasso Giancarlo Bregantini e le autorità locali.

Papa Bergoglio ha affrontato alcuni argomenti principali davanti ai molisani riuniti per ascoltarlo: il lavoro, la famiglia e la conciliazione: “Si tratta di conciliare i tempi del lavoro con i tempi della famiglia“, ha ricordato al mondo del lavoro e dell’industria.

Il Papa ha definito questo un punto critico, che ci permette di “discernere, di valutare la qualità umana del sistema economico in cui ci troviamo“.

Più tardi, nell’omelia pronunciata all’ex stadio, Bergoglio ha definito la disoccupazione “una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti“.

Vi incoraggio tutti, sacerdoti, persone consacrate, fedeli laici – ha continuato – a perseverare su questa strada, servendo Dio nel servizio ai fratelli, e diffondendo dappertutto la cultura della solidarietà. C’è tanto bisogno di questo impegno, di fronte alle situazioni di precarietà materiale e spirituale, specialmente di fronte alla disoccupazione“.

Il lavoro, la fame, la dignità

Non avere lavoro non è solo non avere il necessario per vivere: no, noi possiamo mangiare tutti i giorni, andare alla Caritas o altre associazioni. Il problema è non portare il pane a casa, questo toglie la dignità“, ha detto il Papa a Campobasso, parlando all’Università del Molise. “Il problema più grave non è la fame, è la dignità: dobbiamo difenderla e la dà il lavoro“. Per questo Francesco ha aggiunto: “Oggi vorrei unire la mia voce a quella di tanti lavoratori e imprenditori di questo territorio nel chiedere che possa attuarsi anche qui un patto per il lavoro“.

E a proposito del lavoro domenicale, papa Francesco ha spiegato: “La domenica libera dal lavoro – eccettuati i servizi necessari – sta ad affermare che la priorità non è all’economico, ma all’umano“. “Forse è giunto il momento di domandarci se quella di lavorare alla domenica è una vera libertà“,

Papa Francesco ha invitato tutti a rompere gli schemi: “È vero, il nostro Dio è Dio delle sorprese: ogni giorno ce ne fa una. Dio è così, è così il nostro padre. Dio rompe gli schemi: se non rompiamo gli schemi, non andremo mai avanti. Perché Dio ci spinge a questo: a essere creativi verso il futuro“.

Papa Francesco in Calabria, ai mafiosi: “Vi scomunico”

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Durante la sua visita in Calabria del 22 giungo 2014, Papa Francesco ha parlato della ‘ndrangheta, nell’omelia della Messa celebrata per 250 mila persone nella piana di Sibari, ha detto: “La vostra terra tanto bella conosce i segni di questo peccato: l’adorazione del male e il disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna sempre dirgli di no. Coloro che nella loro vita hanno questa strada di male, i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati“.

Alle 9 Papa Francesco è arrivato a Castrovillari, in provincia di Cosenza, dove si è recato nel carcere. “Pregate per me – ha detto il Papa ai detenuti, secondo quanto riferito da padre Ciro Benedettini a Tv2000 – perché anch’io faccio i miei sbagli e devo fare penitenza“. Papa Francesco ha poi proseguito chiedendo alle istituzioni, un impegno concreto “all’effettivo reinserimento” nella società di chi sta espiando la pena perché “quando questa finalità viene trascurata, l’esecuzione della pena degrada a uno strumento di sola punizione e ritorsione sociale, a sua volta dannosa per l’individuo e per la società“.

L’incontro con i familiari di Cocò

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Il Papa ha incontrato anche Nicola Campolongo – il padre di Cocò, il bambino di 3 anni ucciso e bruciato a Cassano allo Jonio insieme al nonno e alla sua compagna – e le due nonne di Cocò. A loro ha detto “Mai più vittime della ‘ndrangheta, non deve mai succedere una cosa del genere nella società“. Poi si è spostato a Cassano allo Jonio per una visita agli ammalati dell’Hospice San Giuseppe Moscati e per l’incontro con i sacerdoti diocesani. Il Pontefice è arrivato verso le 16 nella spianata di Sibari a bordo della papamobile per poi celebrare la Messa insieme a 207 sacerdoti.

Durante la messa, il Pontefice ha ricordato che oggi “è la festa in cui la Chiesa loda il Signore per il dono dell’Eucaristia. Prima di tutto noi siamo un popolo che adora Dio. Noi adoriamo Dio che è amore, che in Gesù Cristo ha dato se stesso per noi, si è offerto sulla croce per espiare i nostri peccati e per la potenza di questo amore è risorto dalla morte e vive nella sua Chiesa. Noi non abbiamo altro Dio all’infuori di questo! Quando non si adora Dio si diventa adoratori del male. E per questa fede, noi rinunciamo a satana e a tutte le sue seduzioni; rinunciamo agli idoli del denaro, della vanità, dell’orgoglio e del potere. Noi cristiani non vogliamo adorare niente e nessuno in questo mondo se non Gesù Cristo, che è presente nella santa Eucaristia“.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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