In queste ore Papa Francesco sta incontrando le autorità in Mongolia, Paese dove si trova in visita. Il tema principale è stato quello della pace.
Nei suoi discorsi il pontefice ha parlato di pace: “Costruiamo insieme un futuro di pace e spazziamo via le nuvole della guerra. Passino le incomprensioni e vinca la fraternità universale, nel rispetto dei diritti fondamentali di tutti” ha auspicato.
Ieri Papa Francesco è arrivato in Mongolia per il suo 43esimo viaggio apostolico. Oggi ha incontrato le autorità del Paese nel cuore della Cina per dialogare di pace: “Voglia il Cielo che i conflitti da cui siamo devastati finiscano, nel rispetto delle leggi internazionali. Auspico il ritorno della pax mongolica, cioè l’assenza di conflitti”. Poi con chiaro riferimento alla guerra in Ucraina ha aggiunto: “Passino le nuvole della guerra e vinca la fraternità universale in cui le tensioni siano risolte con il dialogo e a tutti vengano assicurati i diritti fondamentali dell’essere umano”.
Poi ha dato spazio alla religione mongola, molto importante e da tempo strumento fondamentale in un Paese ricco di cultura, tradizione e appunto, fede. Proprio in questa terra religiosa e sostenitrice della pace anche in merito al terribile conflitto attuale fra Russia e Ucraina, Papa Francesco ha chiesto alle autorità collaborazione per costruire un avvenire pacifico, spiegando che le religioni, quando sono pure e non corrotte da sette particolari, possono benissimo porre le basi per costruire una società sana e prospera dove i credenti si spendono per una convivenza civile e per progettare una politica al servizio del bene comune.
“Sono lieto di contribuire alla crescita della Mongolia” ha detto poi alla comunità cattolica dal Paese, la quale da 30 anni celebra la fede all’interno delle cosiddette “Ger” (tradizionale casa itinerante dei nomadi mongoli). Fra l’altro anche la cattedrale attuale ne ricorda la forma di queste antichissime abitazioni dei popoli nomadi dell’Asia Centrale.
Secondo Bergoglio questo e altri dettagli, sono cose che dimostrano il desiderio del popolo mongolo di condividere la fede, nonostante si tratti di una comunità cattolica discreta e di piccole dimensioni. “Sono contento che la popolazione partecipi con impegno alla crescita della Mongolia, diffondendo la solidarietà e la cultura del rispetto di tutti. I mongoli partecipano con entusiasmo al dialogo interreligioso e credono nella pace e nell’armonia sociale. Sono molto felice di questo”.
Al termine dell’incontro con le autorità, la società civile e il Corpo diplomatico, Bergoglio ha incontrato Gombojav Zandanshatar, presidente del Parlamento.
“Sperare insieme”, con questo motto Papa Francesco è partito per il 43esimo viaggio apostolico internazionale, verso la Mongolia. Rimarrà nel Paese dell’Asia Centrale fino al 4 settembre.
Ad accoglierlo ieri all’aeroporto Gengis Khan c’era il ministro degli Esteri. Ha avuto un breve colloquio con lui e poi c’è stata una giornata senza particolari impegni per il pontefice accolto con grande gioia da parte del Paese.
Il viaggio ha lo scopo di promuovere la pace tanto agognata in questo periodo ma ha anche il duplice obiettivo di essere una visita di Stato, infatti il tema della pace viene condiviso anche in ambienti non cristiani, per sottolineare l’importanza della cooperazione fra il Vaticano e la Mongolia.
Prima di salire sul volo verso il Paese, il pontefice ha rilasciato alcune dichiarazioni ai giornalisti: “Qualcuno mi ha chiesto di questo viaggio verso un Paese grande ma con un popolo poco numeroso e molto silenzioso. Invito tutti a unirsi a quel silenzio, ascoltando e capendo non intellettualmente ma con i sensi. Ci farà bene il contatto con questo popolo che in realtà è molto grande nella fede”.
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