[didascalia fornitore=”ansa”]Papa Francesco[/didascalia]
Papa Francesco durante l’incontro con la Diocesi di Roma sulle ‘malattie spirituali’, a San Giovanni in Laterano ha espresso la sua preoccupazione per i giovani troppo concentrati sulla tecnologia e sul modus operandi della Chiesa: ‘Forse ci siamo chiusi in noi stessi. Dobbiamo ascoltare il grido che sale dalla nostra gente di Roma’. A tutti i presenti, vescovi, preti e anche laici, ha parlato della necessità di cambiare rotta: ‘Forse ci siamo accontentati di quello che avevamo: noi stessi e le nostre pentole’.
Il Pontefice ha denunciato ‘una generale e sana stanchezza delle parrocchie sia di girare a vuoto sia di aver perso la strada da percorrere’. I rischi di rimanere chiusi nel proprio mondo senza dare ascolto alle voci della gente sono molteplici: ‘Sterilità, individualismo ipertrofico, frantumazione sociale, isolamento, paura di esistere’. Un processo involutivo che porta a divenire ‘un non-popolo’.
La sua preoccupazione principale sono i giovani, il cuore pulsante di ogni società, attualmente a rischio di alienazione culturale: ‘I giovani sono una preda facile… Le proposte che fanno ai giovani sono tutte alienanti: dei valori, della società, della realtà, propongono fantasia di vita. Mi preoccupa che loro comunichino e vivano nel mondo virtuale. Così, senza piedi per terra’. A tal proposito Bergoglio ha ricordato un recente episodio, la visita alla sede romana di Scholas Occurrentes: ‘C’erano tantissimi giovani, facevano chiasso, chiasso. Erano contenti di vedermi, ma pochi davano la mano, la maggior parte stava col telefonino su: Foto, foto, selfie, selfie!’. La loro realtà è quella, quello è il mondo reale, non il contatto umano. E questo è grave. Sono giovani virtualizzati. Il mondo delle comunicazioni virtuali è buono ma quando diventa alienante ti fa dimenticare di dare la mano, ti fa salutare col telefonino’.
Secondo Papa Francesco una necessità impellente è quella di riportare i giovani sulla terra, ricondurli sulla via del contatto umano: ‘Bisogna far atterrare i giovani nel mondo reale, senza distruggere le cose buone che può avere il mondo virtuale’. E in questo processo delicato può essere molto utile ‘fare qualcosa per gli altri’. La solidarietà come mezzo per ripristinare nei giovani la loro vita concreta, oltre a quella virtuale sempre più dominante. Di grande importanza è anche il dialogo con gli anziani: ‘Con i genitori no perché sono di una generazione le cui radici non sono molto ferme; invece il dialogo coi vecchi aiuta i giovani sradicati a ritrovare le radici necessarie per andare avanti’.
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