Papa Francesco ha scomunicato l’austriaca Marta Heizer, 67 anni, presidente e co-fondatrice del movimento cattolico del dissenso “Noi siamo Chiesa”. Le messe celebrate in casa dalla donna insieme al marito (anch’egli scomunicato), per il decreto di scomunica erano causa di reato grave, rientrando nei “delicta graviora”. Per la Chiesa, infatti, la profanazione dell’Eucarestia è tanto grave quanto la pedofilia o i crimini contro la Penitenza. E’ seguita la laconca reazione degli interessati: “Siamo indignati“, hanno detto i coniugi scomunicati.
I coniugi, fautori di riforme della dottrina cattolica, celebravano messa in casa loro fino dal 2011.
“Più democrazia nella Chiesa“
Il movimento conosciuto con il nome Wir sind Kirche chiede l’introduzione del sacerdozio femminile fin dal 1995.
Già all’epoca, ricorda G. Galeazzi su La Stampa, pubblicarono “Un appello dal popolo di Dio” con il quale chiedevano anche l’abolizione del celibato dei preti, più democrazia all’interno della Chiesa e l’adeguamento della morale sessuale ai costumi moderni.
L’appello circolò in Austria e Germania ed ebbe discreto successo, si raccolsero oltre due milioni di firme.
Sacerdozio femminile: la sfida al Vaticano
Alla guida di una delle organizzazioni cattoliche più critiche verso la Chiesa, la Heizer, insegnante di religione a Innsbruck, aveva deciso di sfidare il Vaticano a proposito del sacerdozio femminile.
Da circa tre anni, la donna celebrava la messa in casa sua, ad Absam.
Ad assisterla c’era il marito e col tempo anche altri fedeli si sono aggiunti alle riunioni di Wir sind Kirche (Noi siamo la Chiesa).
La Congregazione per la dottrina della fede l’aveva già messa sotto indagine, ed ora è giunta la sentenza della scomunica.
La prima scomunica di papa Francesco
Il documento ufficiale recante la scomunica è stato consegnato alla coppia direttamente dal vescovo di Inssbruck, Mabnfred Scheur.
Marta Heizer e suo marito, però, non lo hanno accettato, anzi, fanno sapere: “lo abbiamo respinto” non avendo mai accettato né il processo e né quindi la sentenza.
“Siamo indignati – hanno detto i due – Siamo nella stessa categoria dei preti colpevoli di abusi, anche se non conosciamo un solo caso in cui qualcuno di quelli sia stato scomunicato“.
PAPA FRANCESCO RIVOLUZIONARIO: TUTTI I CAMBIAMENTI IN VATICANO
Il comunicato di Noi siamo Chiesa
“Martha Heizer e il marito Gerd si riuniscono in casa per celebrare insieme l’Eucaristia con altre poche persone con modalità simili a quelle che da tempo sono praticate dalle comunità di base, cioè senza un prete canonicamente accreditato. Contemporaneamente, a quanto ci è dato di sapere, continuano a seguire anche le funzioni parrocchiali. E’ uno dei tentativi di maggiore coerenza con la prassi e con l’insegnamento di Gesù per rendere il Vangelo più accessibile e più comprensibile a tutti. E’ questa la strada che la Chiesa dovrà seguire in futuro ricorrendo ai cosidetti viri probati (e in prospettiva alle mulieres probatae) per permettere che alla celebrazione eucaristica, momento principale della fede della comunità cristiana, partecipino tutti i battezzati e le battezzate, tutti i membri del Popolo di Dio. Moltissime situazioni nel mondo, per esempio in America latina, dove la presenza del prete è possibile in modo del tutto saltuario, chiedono insistentemente che si vada in questa direzione. Questo ha chiesto recentemente a papa Francesco il vescovo della diocesi di Amazzonia in Brasile Ervin Krautler, ricevendo, a quanto si sa, molto ascolto.
Ciò premesso, ritengo che il Card. Muller (prefetto dell’ex-S.Ufficio), che ben sa che Martha Heizer è la Presidente dell’International Movement We Are Church e, da poche settimane, anche della sezione austriaca Wir Sind Kirche, abbia “usato” di questa vicenda per un attacco, indiretto ma molto duro, al nuovo corso di papa Francesco e alle riforme indispensabili che egli cerca di proporre. Non è possibile nessuna altra interpretazione davanti a un intervento nei confronti della Presidente del principale movimento che da anni si impegna per la riforma della Chiesa cattolica nella linea del Concilio e che, ora, ha accolto con convinzione il messaggio del nuovo vescovo di Roma. La questione, di cui era imputata Martha, era ferma da tre anni e sembrava abbandonata. Non a caso viene risollevata ora che nella Chiesa lo scontro si sta facendo vivace.
Il movimento “Noi Siamo Chiesa” respinge il decreto del ex-S.Ufficio, esprime la sua solidarietà a Martha e a Gerd e conferma la sua completa collocazione all’interno della Chiesa di cui si sente parte fino in fondo, a dispetto di chi pretende di tutelare la fede e invece tutela solo il diritto canonico“.
Roma, 22 maggio 2014 Vittorio Bellavite, portavoce di “Noi Siamo Chiesa”