È stato un viaggio molto intenso quello di Papa Francesco in Ungheria. Sul volo di ritorno il pontefice ha parlato in conferenza stampa.
Ai giornalisti che gli hanno rivolto alcune domande sui temi caldi che ha affrontato nei diversi discorsi tenuti nei luoghi più simbolici di Budapest, Bergoglio si è dimostrato molto disponibile e intenzionato a perseguire un obiettivo in particolare: la pace in Ucraina. Il Papa ha parlato anche del malore che lo ha colto circa un mese fa ma nonostante gli acciacchi dovuti all’età, arrivano da lui le rassicurazioni che tutti i fedeli aspettavano, ovvero la conferma dei prossimi viaggi apostolici. Uno spirito forte quello del pontefice, che è uno dei più amati di sempre perché è umile, semplice, sempre pronto ad andare in mezzo ai più svantaggiati per portare messaggi di pace. Riassumiamo in breve il suo viaggio e la conferenza stampa che ha tenuto sul volo di ritorno atterrato a Fiumicino intorno alle 20 di questa sera.
Papa Francesco è volato per 3 giorni in Ungheria, per una visita che lo ha portato a incontrare le più alte cariche politiche e religiose del Paese. Accolto all’aeroporto di Budapest dal vice primo ministro Zsolt Semjen, ha incontrato poi la presidente della Repubblica Katalin Novak e il primo ministro Viktor Orban per i saluti ufficiali.
Poi sono iniziate le varie tappe del viaggio, in cui il Papa ha potuto notare con commozione che il popolo ungherese lo ama molto, in tanti infatti sono accorsi agli appuntamenti che lo vedevano parlare nei diversi luoghi simbolici della città, come in Piazza Kossuth Lajos, dove dopo l’omelia nella Basilica di Santo Stefano ha rivolto un pensiero ai migranti sottolineando purtroppo le molte “porte chiuse” e la paura che aleggiano su questo tema. C’erano 50mila persone ad ascoltarlo.
In questi giorni ha incontrato anche la comunità greco-cattolica e si è recato in un centro che si occupa dell’accoglienza dei bambini non vedenti o con altre disabilità. Congratulandosi poi con grandi esempi di umanità, come alcuni esponenti religiosi ungheresi che hanno dato vita a opere caritatevoli come la creazione di un centro di accoglienza per i poveri, Papa Francesco ha parlato non solo dei migranti, estendendo poi il discorso ai poveri e agli svantaggiati in generale, ma anche del conflitto in Ucraina.
È un tema che è sempre stato molto a cuore a Bergoglio e in effetti i suoi continui interventi lo hanno anche fatto diventare una figura non proprio a genio alla Federazione Russa, ma comunque anche Putin ha grande rispetto per lui. Papa Francesco non ha paura di nulla e intende essere presente per tutti, lo ha dimostrato recandosi in un luogo che dista soli 160 chilometri dalle zone di guerra, per far capire alla popolazione che per abbattere l’odio c’è bisogno di amore, altrimenti la società rischia di atrofizzarsi pensando solo al proprio bene e non a quello di tutti.
Dopo la cerimonia di saluto all’aeroporto di Budapest il pontefice ha fatto rientro a Fiumicino con il volo di Ita Airways che lo aveva accompagnato. Si tratta di un volo a bassissime emissioni di Co2, anche questo è servito per dare il buon esempio poiché in Ungheria si è parlato anche crisi climatica. Insomma tre giorni pieni di impegni e al ritorno, non sono mancati i giornalisti che hanno posto alcune domande per capire le sue prime impressioni. C’è stata una conferenza stampa che si è tenuta mentre il Papa era ancora in volo e che riassumeremo nei passaggi più salienti.
C’erano diversi giornalisti al seguito del pontefice, che sul volo papale hanno colto l’occasione per fare alcune domande sul viaggio appena concluso. Papa Francesco ha dichiarato di essere disposto a fare qualsiasi cosa per far cessare la guerra in Ucraina e di essere pronto ad aiutare Zelensky per il rimpatrio dei bambini rapiti in Russia.
A tal proposito ha incontrato a Budapest il metropolita ortodosso Hlarion, con cui ha parlato di questo importante aspetto del conflitto. Al centro dell’attenzione del pontefice c’è sempre stata la guerra, fin dai primi giorni dell’invasione russa e infatti ha accennato a una missione vaticana in corso ma ha parlato anche di una situazione abbastanza delicata che ha preoccupato a fine marzo i fedeli di tutto il mondo.
Bergoglio infatti ha avuto alcuni problemi di salute, in particolare una polmonite accompagnata da una forte febbre e sebbene non ci sia stato uno svenimento come molti aveva detto, non nasconde che l’avanzare dell’età si fa sentire ma nonostante tutto continuerà i suoi viaggi e il prossimo è previsto a inizio agosto in Portogallo in occasione della Giornata mondiale della gioventù. Lo ha confermato perché per ora i medici che lo tengono sotto controllo non hanno evidenziato particolari impedimenti.
Spaziando fra diversi temi nel corso della conferenza stampa, ha anche allargato lo sguardo agli indigeni canadesi, affermando che è in corso la restituzione di alcune opere conservate ai Musei Vaticani che furono sottratte all’epoca della colonizzazione benedetta dalla Chiesa cattolica, così come alcune voci dicono che voglia restituire alcuni marmi del Partenone alla Grecia e in merito a questo ha citato il comandamento che recita “Non rubare”, sebbene questi oggetti siano stati trafugati in epoche difficili fatte di guerre e colonizzazioni.
Gli è stata poi chiesta un’impressione sull’incontro con Viktor Orban per capire se lui e Hilarion possono essere davvero canali di apertura verso Mosca, per accelerare il processo di pace e incontrare Putin.
“la pace si fa sempre aprendo i canali e le porte. bisogna ascoltare e capire, anche se non è facile e questo vale per tutti”.
Ancora, ampio spazio durante i tre giorni c’è stato per l’emergenza migranti e ai giornalisti Bergoglio ha ribadito che solo alcuni Paesi mediterranei, fra cui l’Italia, stanno soffrendo di più per l’aumento degli sbarchi. C’è bisogno di una distribuzione equa dei migranti altrimenti rimarrà un problema circoscritto, invece proprio in circostanze come queste l’Unione Europea deve davvero essere unita.
Ha risposto poi ad alcune domande sul problema della natalità in Italia e su Hilarion, sul quale ha detto:
“È un uomo che rispetto molto e abbiamo un bel rapporto, è stato anche alla messa di questa mattina e l’ho visto di nuovo in aeroporto prima di andare via. hilarion è intelligente e con lui si parla bene, è importante mantenere questi rapporti”.
In merito invece all’arcivescovo ortodosso russo Kirill ha detto che c’è stata una sola occasione di incontro dall’inizio della guerra ma spera di poterlo rivedere presto dopo l’incontro che era in programma a giugno dell’anno scorso ma che è stato rimandato appunto per il conflitto. Anche con i russi il Papa ha un buon rapporto, compreso l’ambasciatore presso la Santa Sede, è lui stesso ad affermarlo.
Sempre in tema di conflitto i giornalisti hanno chiesto informazioni riguardo la richiesta di Zelensky, il quale intende riportare i bambini deportati in patria con l’aiuto del Papa. Anche in questo caso ci sono state risposte molto positive, infatti Bergoglio ha sottolineato che la Santa Sede ha fatto spesso da intermediario in alcune situazioni di scambio di prigionieri tramite l’ambasciata.
“è importante, è una cosa giusta e se possiamo aiutare lo faremo”.
Infine si è parlato del prossimo viaggio in agenda, ovvero quello a Lisbona per la Giornata mondiale della gioventù, appuntamento che ogni volta raduna migliaia di giovani provenienti da tutto il mondo per incontrare il Papa. C’è preoccupazione intorno a questo soprattutto per le condizioni di salute ma è stato lui stesso a rassicurare, riportando il parere favorevole del medico che ha incontrato anche prima di questo viaggio.
“dopo lisbona ci sarà un viaggio a marsiglia, poi in mongolia e poi non ricordo gli altri. io voglio andare e spero di farcela a seguire il programma, vediamo!”
E alla domanda finale su come fosse cambiata la visione degli ungheresi dopo questo viaggio, il pontefice non ha dubbi. Riportando alcuni esempi di ungheresi cacciati dal Cile negli anni Sessanta, quando ancora era uno studente, il Papa ha dichiarato che è molto affezionato a questo popolo dalla grande cultura e questo viaggio lo ha arricchito molto come persona e unito ancora di più al Paese.
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