Papilloma Virus: sintomi, contagio, vaccino, sono moltissime le cose da sapere su questo virus che è stato classificato come cancerogeno di tipo 1, ovvero un agente sicuramente oncogeno, dalla IARC (International Agency for Research on Cancer). Innanzitutto, il Papilloma Virus è la più frequente infezione a trasmissione sessuale, la quasi totale assenza di sintomi ne favorisce la diffusione. Diversi studi hanno dimostrato che circa l’80% dei soggetti sessualmente attivi contrae, nel corso della vita, un virus HPV e fino al 50% si tratta di specie oncogene. La maggior parte dei soggetti colpiti (circa l’80-90%) riesce comunque a liberarsi del virus senza subire danni, grazie all’azione del sistema immunitario. Ma cosa succede quando il virus non viene debellato? Per difendersi esiste il vaccino, ma come agisce? E’ sicuro? Cerchiamo di dare una risposta esauriente a tutte queste domande.
Papilloma virus: sintomi
Papilloma Virus: quali sono i sintomi principali? Purtroppo, le infezioni da HPV (acronimo di Human Papilloma Virus) decorrono in maniera quasi del tutto asintomatica, pertanto è praticamente impossibile elencare dei sintomi che possano essere percepiti dal soggetto colpito. Nella maggior parte dei casi, il nostro sistema immunitario è in grado di debellare il virus, prima ancora che questi possa provocare danni all’organismo, tuttavia esistono situazioni in cui ciò non avviene e quindi l’HPV si manifesta con sintomi di una certa gravità. Tra i rischi più temuti connessi all’infezione da HPV c’è il cancro alla cervice: il virus infatti, in un processo di latenza che può durare persino dieci anni, trasforma lentamente il normale tessuto epiteliale cervicale (ovvero il collo dell’utero) in cellule cancerose.
HPV IMPLICATI NELL’INSORGENZA DI NEOPLASIE
Sinora sono stati identificati più di 120 tipi diversi di HPV, di questi sono 40 ad attaccare le mucose genitali e tra questi ultimi, soltanto 15 hanno un potenziale oncogeno molto alto.
Alcuni HPV, in particolare l’HPV 16 e l’HPV 18, sono portatori del 70% delle neoplasie della cervice uterina. Inoltre sono anche i diretti responsabili di altre tipologie di cancro, ovvero le neoplasie del pene, dell’ano, della vagina, della vulva e dell’orofoaringe.
Come spiegato in apertura, non sono virus che producono sintomi percepibili dal soggetto colpito, tuttavia producono delle micro alterazioni dei tessuti, individuabili soltanto tramite esami diagnostici specifici, come il Pap Test. Circa l’1% delle donne positive per HPV ad alto rischio oncogenico sviluppa una neoplasia della cervice uterina.
Solo in una fase molto avanzata del cancro alla cervice, la donna si rende conto della patologia, perché è solo in quel momento che la patologia neoplastica manda ‘segnali riconoscibili’: sanguinamenti dopo un rapporto sessuale e leggero dolore durante l’atto, perdite vaginali acquose o sanguinolente, anche di odore sgradevole, dolore alla regione pelvica, sanguinamenti vaginali al di fuori del periodo mestruale o dopo la menopausa.
HPV IMPLICATI NELL’INSORGENZA DI VERRUCHE GENITALI E CONDILOMI ACUMINATI
Alcuni virus HPV sono invece protagonisti dell’insorgenza di verruche genitali o condilomi acuminati: i principali responsabili (nella quasi totalità dei casi) sono l’HPV 6 e l’HPV 11. In casi estremamente rari possono portare papillomatosi respiratoria ricorrente, caratterizzata dalla comparsa di verruche nella gola, responsabili di voce roca e difficoltà respiratorie.
Le verruche, solitamente si sviluppano nella cervice uterina, nella vagina, nella vulva, nell’uretra, nel perineo e nell’ano, ma anche nella congiuntiva, naso, bocca, laringe.
Le lesioni genitali, quando sono sintomatiche, si manifestano nell’area genitale, in un periodo compreso tra uno e sei mesi, con eruzioni ruvide, più o meno evidenti. Nell’uomo, rivestono prevalentemente il glande, il meato uretrale, il frenulo, l’asta del pene ed il solco balano-prepuziale; nella donna, invece, le verruche genitali compaiono con maggior frequenza su vulva, vagina e collo dell’utero.
Generalmente sono molto piccole e difficilmente visibili a occhio nudo, ma esiste anche la possibilità che invece si aggreghino formando i cosiddetti condilomi acuminati, che sono decisamente più fastidiosi delle verruche.
Papilloma virus: contagio
Papilloma virus: come avviene il contagio? La trasmissione dei papilloma virus avviene quasi esclusivamente per via sessuale, tuttavia esiste la possibilità di trasmissione attraverso l’utilizzo di biancheria intima infetta; infine esiste l’eventualità di una trasmissione fetale, al momento del parto.
La trasmissione sessuale dell’HPV avviene tramite rapporti completi, tuttavia esiste la possibilità di contagio mediante rapporti oro-genitali, oro-anali, manuali-genitali o per semplice contatto dei genitali esterni. Per questo non si può escludere l’infezione nelle donne vergini. L’utilizzo del preservativo può ridurre il rischio di trasmissione, ma non protegge al 100%, poiché il virus si può diffondere a livello dell’asta del pene, del perineo e dell’inguine.
Papilloma virus: vaccino e cura
Per il Papilloma Virus, il vaccino esiste? Attualmente esiste un vaccino per proteggersi dalle infezioni da HPV, tuttavia è importante ricordare che è del tutto inefficace se assunto dopo aver contratto il virus. Tuttavia, è doveroso sottolineare, che secondo recenti studi scientifici, il vaccino quadrivalente sembra avere una certa efficacia non soltanto nel prevenire l’infezione in sé, ma anche nel ridurre considerevolmente le recidive in donne con un’anamnesi di lesioni pregresse al collo dell’utero.
Nel 2006, da EMEA (European Medicines Agency) e AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) è stata autorizzata la vaccinazione contro il Papilloma Virus, la prima in grado di proteggere dal cancro al collo dell’utero. Tale vaccino attualmente non è obbligatorio, ma è disponibile gratuitamente per tutte le bambine che abbiano compiuto i dodici anni di età. Rende immuni sia dalle infezioni da Papilloma virus di tipo 6, 11, 16 e 18, che dalle lesioni da essi provocate ed è efficace non soltanto sulle bambine, ma anche sulle donne di età compresa tra i 26 e i 45 anni.
LE VARIE TIPOLOGIE DI VACCINO PER IL PAPILLOMA VIRUS
I vaccini per il Papilloma Virus sono diversi:
– Vaccini monovalenti (contro HPV 16)
– Vaccini bivalenti (contro HPV 16 e 18: es. Cervarix)
– Vaccini quadrivalenti (contro HPV 6, 11, 16 e 18: es. Gardasil e Silgard); in particolare il Gardasil sembra essere particolarmente efficace per le donne di età compresa tra 16 e 26 anni, nonché nelle bambine e nelle adolescenti tra i 9 ed i 15 anni.
– Vaccini 9-valenti (contro HPV 6, 11, 16, 18, 31, 33, 45, 52 e 58: es. Gardasil-9).
Dai diversi studi condotti su questi vaccini, è emerso che il più efficace, sia sui sierotipi responsabili delle lesioni cancerose al collo dell’utero (HPV 16 e 18), sia sui siero-tipi legati principalmente alla comparsa dei condilomi acuminati (HPV 6 e 11), è il vaccino quadrivalente.
Il vaccino bivalente, invece esercita un’azione circostanziata alle lesioni precancerose e al carcinoma della cervice uterina.
POSOLOGIA E SOMMINISTRAZIONE DEL VACCINO PER IL PAPILLOMA VIRUS
Il vaccino per il Papilloma Virus si somministra per via intramuscolare nel muscolo della spalla (deltoide). Si compone di tre dosi: la seconda dose va assunta dopo due mesi dalla prima, mentre la terza dose va somministrata a distanza di 4 mesi dalla seconda. Attenzione: il vaccino non deve essere somministrato nelle donne in gravidanza; inoltre non è consigliato ai soggetti allergici a uno o più eccipienti contenuti nel vaccino.
EFFETTI COLLATERALI DEL VACCINO PER IL PAPILLOMA VIRUS
Come per ogni tipologia di farmaco, anche il vaccino per il papilloma Virus può generare reazioni avverse, effetti indesiderati, nella maggior parte dei casi risolvibili. Tra i più comuni si annoverano: febbre e arrossamento, irritazione, dolore in corrispondenza al punto d’iniezione del farmaco.
Oltre ai noti effetti collaterali (testati e riferiti sul foglietto informativo del farmaco), da diversi anni, si parla di possibili correlazioni tra altre reazioni più importanti e la somministrazione del vaccino per l’HPV. A tal proposito, l’Agenzia europea per i medicinali (Ema), nel 2015, ha pubblicato uno studio che metteva sotto la lente di ingrandimento il possibile collegamento tra il vaccino anti-Hpv e due sospetti effetti collaterali, ovvero un dolore cronico agli arti, noto come sindrome dolorosa regionale complessa (Crps), e la sindrome di tachicardia posturale (Pots), che si manifesta con un battito accelerato del cuore quando ci si alza in piedi partendo da seduti. La conclusione dello studio ha confermato l’inesistenza del legame tra il vaccino e le due sindromi.