Alzi la mano chi non ha mai provato a sprecare tanti sanguinosi minuti nel vano tentativo di trovare un posto libero per parcheggiare in città, rassegnandosi a girare inutilmente in circolo sperando che un buco si liberasse, per poi disperatamente scaraventare la macchina ovunque, particolarmente in divieto di sosta.
La tecnologia prova da un po’ a darci una mano. All’inizio erano gli elenchi delle autorimesse inclusi tra i punti d’interesse nei software di navigazione. Poi i grandi parcheggi di corrispondenza con le reti di trasporto pubblico. Ma quegli elenchi sono utili solo fino ad un certo punto. La vera informazione preziosa è sapere dove si trova un posto libero “spot”, cioè singolo, non necessariamente incluso in una grande struttura. Insomma, i parcheggi ai lati della strada, quei pochi che sono rimasti, meglio ancora se gratuiti.
Ma si tratta anche di un’informazione maledettamente difficile da reperire e strutturare in un database, perché lo stato di una piazzola di sosta (libera/occupata) può variare nell’ambito di pochi minuti. Anzi, possiamo definirla praticamente impossibile da avere in tempo utile. Chi può fornire l’informazione e verificarne l’aggiornamento, moltiplicandolo per le infinite postazioni di una grande città? Uno sforzo sovrumano.
Però l’evoluzione è continua. La soluzione è: non rivolgersi agli umani. Sempre più veicoli sono pieni di sensori, radar e telecamere che perlustrano in continuazione ogni centimetro quadrato delle strade che percorrono, alla ricerca di ostacoli o segnali stradali. Sempre più veicoli sono connessi in un modo o nell’altro ad una rete di comunicazione e trasmettono in continuazione dati di ogni genere.
Perché allora non leggere questi dati già esistenti per sapere se in un dato momento c’è un parcheggio libero in corrispondenza di determinate coordinate geografiche?
Bosch e Daimler Mercedes-Benz hanno avviato una sperimentazione in tal senso a Stoccarda. I dati raccolti dai sensori installati dai veicoli, compresi taxi e altri mezzi pubblici, tentano di fare proprio questo. Consultano questa massa imponente di dati provenienti dai sensori dei veicoli scelti per i test; essi perlustrano i lati delle strade viaggiando fino a 55 Km/h e inviano i dati ad una grande banca dati in rete. Poi appositi software analizzano queste informazioni, riuscendo ad identificare i posti liberi per parcheggiare. Quindi, sempre attraverso la rete, aggiornano in tempo reale la banca dati dei posti disponibili, interrogabile dai veicoli che ne hanno l’accesso. Non vediamo l’ora che un tale sistema si diffonda ovunque.
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