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Parigi, giovane pestato e violentato dalla Polizia: per gli ispettori non c’è stupro

Rischia di esplodere la situazione nelle banlieue di Parigi per la vicenda di Théo, il giovane pestato e violentato dalla Polizia. La prima ricostruzione ufficiale della polizia francese escluderebbe infatti la violenza sessuale, parlando di un incidente: il 22enne sarebbe stato ferito “accidentalmente” da un poliziotto che lo avrebbe colpito con il manganello telescopico nella zona dei glutei nel tentativo di bloccarlo. Il giovane è ancora ricoverato in ospedale dove ha subito un’operazione per la lacerazione all’ano. L’avvocato del ragazzo ha smentito la ricostruzione dell’IGNP (Inspection générale de la Police nationale) che ora rischia di gettare benzina sul fuoco delle proteste.

Sono oltre 20 i fermati per gli scontri avvenuti nel corso delle proteste ad Aulnay-sous-Bois, sobborgo a nord della capitale francese, per esprimere solidarietà al giovane, per l’atto di insensata violenza di cui è stato vittima: le proteste sono degenerate quando alcuni manifestanti hanno preso di mira alcune auto, dandole alle fiamme. La tensione è stata molto alta soprattutto nella notte tra lunedì e martedì quando le proteste sono diventate violente, causando l’arresto di 26 persone. Il ministro dell’Interno Bruno Le Roux ha dichiarato che si farà tutto il possibile perché il caso si chiarisca “al di là di ogni possibile ambiguità”. I poliziotti sono stati sospesi dal servizio e accusati di violenza.

Il primo documento ufficiale però ha lasciato l’amaro in bocca ai manifestanti che chiedono giustizia per Théo. Secondo quanto riportato da Le Parisien, uno dei quattro poliziotti ha raccontato agli ispettori di aver colpito il giovane nella zona dei glutei “per fargli perdere l’equilibrio e farlo cadere a terra” e che, in quel momento, gli sarebbero caduti i pantaloni della tuta, ma che non ci sarebbe stata l’intenzione di penetrarlo.

La versione dell’agente è opposta a quella di Théo che ha parlato di un gesto intenzionale: l’unico dato certo, ricorda il quotidiano, è che il manganello è penetrato di almeno una dozzina di centimetri, provocando la lacerazione.

L’episodio ha lasciato sgomento un intero paese anche perché la violenza è stata registrata con un telefonino da un abitante del quartiere: una volta che il video è stato diffuso, la rabbia è esplosa.

Il primo a ricostruire quanto accaduto è stato lo stesso Théo dal suo letto d’ospedale dove lo ha raggiunto il presidente francese François Hollande. Secondo quanto dichiarato dal giovane, il fatto è accaduto nella serata di giovedì 2 febbraio: dopo avergli chiesto i documenti, i poliziotti l’avrebbe scaraventato a terra e pestato. Un agente l’avrebbe violentato con il manganello, procurandogli una profonda ferita nel retto.

“Non ho cercato di fuggire, mi hanno aggredito in tre – ha spiegato il 22enne – agli agenti ho chiesto ‘perché mi state facendo questo?’, ma loro non hanno risposto, mi hanno coperto di ingiurie”.

Lo stesso Hollande si è voluto recare in ospedale per esprimere la solidarietà delle istituzioni e ha raccontato, anche tramite Twitter, di come Théo abbia reagito “con dignità e responsabilità”. “Giustizia sarà fatta”, ha poi assicurato.

Il giovane ha voluto lanciare un suo appello perché cessino le violenze approfittando della visita del presidente. “Ho sentito quello che sta succedendo in questo momento”, ha detto riferendosi alle manifestazioni, “io amo molto la mia città, e vorrei ritrovarla come l’ho lasciata, per favore”. “Quindi ragazzi, non fate la guerra, siate uniti e abbiate fiducia nella giustizia, che sarà fatta”, sono state le sue parole.

Il giovane ha ricostruito l’aggressione e lo stupro ai suoi avvocati: il suo legale ha registrato la conversazione che ha avuto con lui lunedì, divulgandola alla rete BFMTV. Le sue parole sono state riprese da tutta la stampa transalpina che si sta occupando del caso dopo che la messa online del video ha scatenato le proteste.

Nella serata di giovedì 2 febbraio Théo è stato fermato per caso dalla pattuglia di poliziotti nel corso di un’operazione di controllo antidroga. Dopo avergli chiesto i documenti, i poliziotti lo avrebbero messo contro il muro, pestato, insultato e poi stuprato. “Mi ha spinto il manganello nei glutei, volontariamente”, ha raccontato il giovane ricostruendo lo stupro.

“Ero girato a terra per tre quarti e ho visto quello che faceva dietro di me. Mi ha spinto il manganello nei glutei, volontariamente. Sono caduto sulla pancia, non avevo più forze, mi sentivo come se il corpo mi avesse lasciato”.

Quando lo hanno messo in macchina, non riusciva a sedersi ma gli insulti e le violenze non sono cessate. “Una volta in auto, mi hanno continuato a colpire, mi hanno maltrattato le parti intime, mi hanno chiamato ‘negro’ e ‘cagna’”, ha aggiunto. Solo in commissariato, un altro poliziotto si è accorto delle sue condizioni di salute. “Mi ha visto che sanguinavo e alla fine ha detto che era meglio portarmi in ospedale”. Il giovane è ancora ricoverato per le gravi ferite riportate, tra cui quella ai glutei.

Non è la prima volta che le banlieue parigine, come si definiscono i sobborghi della periferia, sono teatri di proteste anche violente. Il precedente più noto risale al 2005 quando a Clichy-sous-Bois i manifestanti riempirono le strade del sobborgo a sud di Parigi dopo la morte di due ragazzini di 15 e 17 anni, folgorati all’interno di una cabina elettrica dove si erano rifugiati per fuggire dalla polizia. Le proteste si estesero a molte città del paese per un totale di 18 giorni: molti gli episodi e gli scontri anche violenti con la polizia, circa 30 agenti furono feriti, centinaia di persone furono fermate e arrestate. Mentre le periferie francesi andavano in fiamme, Nicolas Sarkozy, allora ministro degli Interni, decise di recarsi ad Argenteuil, sobborgo dormitorio di 105mila abitanti a nord di Parigi, definendo “racaille“, cioè “feccia, plebaglia“, i manifestanti, quasi tutti giovani e giovanissimi, figli di immigrati provenienti dalle ex colonie francesi in Nord Africa.

Lorena Cacace

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