È l’avvocato che ha difeso Sabrina Misseri nel processo per l’omicidio della cugina Sarah Scazzi. In un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, Franco Coppi racconta di sé e di cosa pensa di lui la gente.
“La gente mi ferma per chiedermi consigli legali”: con queste parole, si apre l’intervista all’avvocato Coppi che ha visto, nel corso della sua carriera, fra i suoi assistiti, anche Giulio Andreotti.
Franco Coppi, un’intervista a tutto tondo
Forse, a chi non è addentro alle vicende giudiziarie, il suo nome non dice nulla. Ma l’avvocato Franco Coppi ne ha visti di processi, soprattutto di carattere penale. E, proprio fra i suoi assistiti, vi sono personalità del calibro di Giulio Andreotti, Silvio Berlusconi ma anche Sabrina Misseri, che lo stesso Coppi ha assistito nel processo per l’omicidio della cugina Sarah Scazzi.
Un dialogo aperto a tutto tondo quello che l’avvocato ha avuto con il quotidiano “Il Corriere della Sera”. La sua “casa”, se così può esser definita, è la Cassazione. Ma il dialogo fra il quotidiano e l’avvocato si è svolto al di fuori, nel suo studio, il suo regno. Una chiacchierata che ha toccato diversi temi, a partire da un aneddoto particolare, quello della sua ultima baruffa avuta proprio in Cassazione.
“Un collega mi ha chiesto di affiancarlo in Cassazione per un processo che sembrava straperso. Quando ha cominciato a parlare, il presidente della sessione si è subito mostrato insofferente” – ha spiegato Coppi. Quando il suo collega, dopo che era stato redarguito ad esser breve, ha rinunciato a parlare, la parola è passata a Coppi. Ed è stato lì che il presidente di sessione ha capito che con lui non c’era nulla da fare: avrebbe esposto tutto e non avrebbe rinunciato nemmeno ad una parola.
Perché Franco Coppi è fatto così: “Non ci facciamo mancare nulla”. Ma gli argomenti di conversazione sono stati tanti, in primis uno serio. Ma è stato il quotidiano a chiedere all’avvocato quale, secondo lui, è il problema più grave della giustizia italiana: “Fosse soltanto uno. Certamente la cosa che più salta agli occhi è la lunghezza abnorme dei processi […] Oggi capita che il pubblico ministero discuta a gennaio e la difesa a dicembre. Fissano udienze dopo un anno” – spiega Coppi.
Sabrina Misseri, una sua assistita: “Prima mi scriveva una lettera a settimana”
Per lui, è anche inutile parlare di separazione di carriere: “L’unica separazione utile è fra persone capaci e intelligenti e chi non lo è. Io penso che un modo per velocizzare tutto potrebbe essere una cosa che fa storcere il naso a molti, ovvero restituire al giudice del dibattimento la conoscenza degli atti” – spiega. Franco Coppi commenta come, oggi, il giudice debba arrivare quasi all’oscuro, al momento del dibattimento, circa gli atti del processo stesso.
Poi, l’avvocato, parla del processo Sarah Scazzi, dove era lui ad assistere Sabrina Misseri: “Prima ci scrivevamo una lettera a settimana, adesso all’improvviso tace. So che è in crisi e questo mi amareggia e mi preoccupa” – afferma. Coppi è convinto che, anche per questo processo, i tempi saranno lunghi e che, alla veneranda età di 84 anni (che lui ha) “lascerò in eredità al mio studio il caso” – dichiara.
Un ultimo aspetto riguarda il suo cane, un dono fattogli da Niccolò Ghedini, anche lui avvocato ma scomparso prematuramente: “[…] Il suo cane mi riempie le giornate. Gli parlo e so che mi capisce. A Villa Borghese siamo diventati molto popolari”.