Anche se l’attuale legislatura è finita con largo anticipo, sia i deputati che i senatori otterranno un trattamento pensionistico di fine mandato, un importo pari all’80% della cifra portata a casa ogni mese.
Un TFR davvero molto corposo è quello che tra non molto verrà accreditato a tutti i deputati e i senatori che non verranno rieletti o che hanno scelto di non candidarsi durante queste ultime elezioni.
Fervono ormai i preparativi per le elezioni del 25 settembre. Il programma prevede una riduzione del numero di parlamentari passando da 945 membri a 600 tra deputati e senatori.
Infatti, dopo il 25 settembre, le camere vedranno una riduzione del 30% dei parlamentari proprio come ha previsto la riforma costituzionale del 2020. E così, i deputati da 630 passeranno a 400 mentre i senatori da 315 saranno 300. A questi verranno poi aggiuntivi bene cinque senatori a vita.
Ed è per questo motivo che si parla di TFR per coloro che termineranno qui la vita politica. Delle persone che avranno diritto sia alla pensione che ad un assegno di fine mandato.
In base alla normativa in vigore attualmente, i parlamentari al primo mandato possono ottenere la pensione dopo aver lavorato nelle camere per un periodo pari a 4 anni, sei mesi e un giorno.
Tali condizioni verranno raggiunte proprio sabato 24 settembre, giorno in cui il Parlamento attuale sarà ancora all’attivo. Ed è proprio per questo motivo che tutti gli attuali senatori e deputati avranno la possibilità di garantirsi questo sostanzioso trattamento pensionistico.
Si tratta di una situazione che interesserà la maggior parte di entrambe le camere poiché gli ultimi parlamentari nominati sono stati 427 su 630 all’interno della Camera dei Deputati, mentre, al Senato i membri passano da 234 a 315.
Qual è la procedura da seguire una volta che un parlamentare va in pensione? Ormai tutti sono a conoscenza del fatto che, secondo l’INPS, è possibile andare in pensione solo dopo aver compiuto 65 anni di età.
Si tratta di un provvedimento di tipo contributivo proprio come è stato previsto dalla riforma varata il primo gennaio del 2012. Quest’ultima ha unito sia il trattamento dei senatori che dei deputati con quello della pubblica amministrazione.
In poche parole è un provvedimento messo in piedi da quello che era all’epoca il Presidente del Consiglio, Mario Monti.
Un grandissimo cambiamento se si pensa a come erano le cose in passato, un periodo in cui si poteva ottenere la pensione anche dopo aver lavorato un solo giorno nella legislatura, una legge che addirittura prevedeva una somma molto più alta se paragonata ai contributi versati. Era quello il servizio che all’epoca fu chiamato vitalizio e che attualmente è stato eliminato.
Ogni parlamentare ha la possibilità di ottenere, a fine mandato, un assegno. Sappiamo infatti che ogni politico, una volta al mese versa una quota all’interno del proprio fondo pari a 784,14 euro.
Alla fine dell’incarico, sia i senatori che i deputati, otterranno un assegno di fine mandato simile al classico TFR.
Si tratta di una cifra pari allo 80% dell’importo mensile lordo dell’indennità. L’assegno in questione fa riferimento ai 4 anni e sei mesi durante i quali sono rimasti in carica e si aggirerà intorno ai €50.000.
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