Il Parlamento Ue ha dato il primo via libera all’AiAct, il documento che regolamenta l’Intelligenza Artificiale a livello europeo.
Fra le misure contenute nel testo c’è anche il divieto di utilizzarla per il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici che si trovano in territorio europeo. No anche ai sistemi che utilizzano tecniche manipolative. Ad approvare la normativa sono state le commissioni Giustizia e Mercato Interno dell’Eurocamera con ben 84 voti favorevoli a fronte di 7 contrari e 12 astenuti.
Il Parlamento Europeo ha dato il primo via libera all’Intelligenza Artificiale, firmando un testo che regolamenta il suo utilizzo all’interno degli Stati membri. L’obiettivo è quello di garantire lo sviluppo umano ed etico di questa disciplina che sta entrando a far parte sempre di più nel nostro mondo, attraverso sistemi informatici intelligenti che simulano le capacità e il comportamento del pensiero umano.
Proprio però per non abusare di ciò, il primo via libera ha messo anche degli stop all’impiego di tali sistemi, ad esempio non potranno essere usate nei luoghi pubblici le tecnologie per il riconoscimento facciale, chieste da Socialisti, Verdi e liberali. Questo argomento è stato molto discusso negli ultimi tempi e se da una parte c’è una fetta della politica che giudica corretto acquisire dettagli simili per agevolare le indagini quando viene commesso un reato.
Questo sistema viene già utilizzato da alcune polizie statunitensi per gestire taccheggio, criminalità, furto di identità, casi di omicidio e frodi. Tuttavia in Italia molti si sono detti contrari, a partire da Piantedosi, perché tale sorveglianza di massa minerebbe alle norme sul rispetto per la privacy. Proprio perché l’argomento è così delicato, è stato gestito in sede Ue son un voto separato a causa dell’opposizione dei Popolari.
Nei loro emendamenti i deputati mirano a garantire che i sistemi che utilizzano l’Intelligenza Artificiale, siano supervisionati da persone, siano trasparenti e sicuri, rispettosi dell’ambiente, non discriminatori e infine, tracciabili.
Questa innovazione deve essere sì parte integrante dei nostri sistemi tecnologici ma anche neutrale, in modo che possa essere impiegata oggi ma anche nei sistemi futuri. Prima dei negoziati con il Consiglio sulla forma finale della legge, il progetto andrà approvato dall’intero Parlamento durante la sessione di giugno. Questo è quindi solo un piccolo punto di partenza, serviranno altre conferme ma la strada sembra essere quella buona per viaggiare verso un futuro tecnologicamente avanzato in cui uomo e macchine lavorano insieme.
Le regole fissate in questa prima sessione seguono un approccio basato sul rischio e stabiliscono alcuni obblighi a cui i fornitori devono sottostare a seconda del livello di pericolo che l’Intelligenza Artificiale può provocare. I sistemi con rischi lievi per la sicurezza sono stati messi al bando, come quelli che che manipolano gli utenti o sfruttano la loro vulnerabilità, ma anche quelli che vengono utilizzati per sondaggi sociali classificando il comportamento sociale e le caratteristiche personali.
Da tempo è nato il dibattito sull’Intelligenza Artificiale. Partiamo dal presupposto che le paure non sono quelle legate ai migliori film di fantascienza, dove queste tecnologie prendono il posto degli umani e sterminano la popolazione. Questa è pura finzione ovviamente ma sono tanti coloro che storcono il naso ogni volta che si parla di questo argomento e allora è bene fare chiarezza.
L’Intelligenza Artificiale è una disciplina che studia come simulare il pensiero e il comportamento umano attraverso i sistemi informatici. Questa capacità poi viene applicata in diversi ambiti ma in Italia siamo ancora agli albori. Tuttavia i media e le aziende stanno rivolgendo sempre di più l’attenzione verso il tema dell’Intelligenza Artificiale ma in un’ottica sbagliata. Infatti spesso si crede che tali soluzioni replichino alla perfezione l’umano, invece non è precisamente così, almeno al momento.
Per ora l’Intelligenza Artificiale è entrata nella nostra vita a piccoli passi, ad esempio attraverso gli smart home speaker, i robot intelligenti e i tutor intelligenti. C’è ancora molta strada da fare ma le polemiche sono sempre all’ordine del giorno e accanto a quella costante sulla disoccupazione che inevitabilmente è la conseguenza principale, ce n’è una più recente alimentata da Geoffrey Hinton. Considerato il padrino dell’Intelligenza Artificiale, lo scienziato 75enne ha lasciato recentemente Google per le preoccupazioni che nutre in merito a queste innovazioni e per poterne parlare liberamente.
Non è una novità che Paesi come Cina e Stati Uniti siano più avanzati di noi in questo campo ma Hinton è stato forse il primo ad andare controcorrente rispetto a quelle masse che si mostrano entusiaste del progresso tecnologico trascurandone la pericolosità.
Hinton ha concesso un’intervista al New York Times dove ha affermato che presto i prodotti odierni potrebbero essere più intelligenti di noi. Il lavoro pioneristico dello scienziato informatico britannico sulle reti neurali ha modellato i sistemi di IA che alimentano molti dei prodotti di oggi.
“per quanto ne so, in questo momento non sono più intelligenti di noi ma penso he potrebbero diventarlo”.
Hinton, che è anche psicologo cognitivo, ha dichiarato che il chatbot potrebbe superare il livello di informazioni di un cervello umano. In termini di ragionamento i livelli non sono ottimali ma comunque sono buoni e dato il ritmo dei progressi le cose potrebbero migliorare con rapidità e questo è preoccupante.
Lo scienziato non si pente delle sue ricerche, iniziate molti anni fa e poi portate vanti nell’ultimo decennio per Google, tuttavia ha capito che era importante informare le persone sui campanelli di allarme e quindi ha lasciato il colosso tecnologico americano.
“mi consolo con la solita scusa: se non avessi iniziato io questo lavoro lo avrebbe fatto qualcun’altro”.
Anche Musk ha lanciato l’appello di fermare lo sviluppo dei potenti sistemi di IA e lo ha fatto firmando insieme ad esperti del settore come il co-fondatore di Apple, Steve Wozniak. La decisione di oggi del Parlamento Ue conferma queste preoccupazioni e mette un freno ai dispositivi che integrano l’IA, vedremo il prossimo passo di giugno.
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