Il costo del passaggio di proprietà delle auto è destinato a calare nei prossimi mesi? Questa la domanda che molti si pongono dinanzi alle ipotesi di riforma, che potrebbero portare alla fusione di Aci e Motorizzazione. La riforma della Pubblica Amministrazione, uno dei cavalli di battaglia del governo Renzi, potrebbe portare dunque novità importanti anche per gli automobilisti, che oggi pagano cifre esorbitanti a causa non solo delle imposte locali e di bollo, ma anche per il dualismo tra due uffici che, a tutti gli effetti, fanno quasi lo stesso lavoro ma non comunicano tra loro. Una nuova carta del veicolo è la risposta agli sprechi?
Partiamo dall’inizio: parlando della riforma della Pubblica Amministrazione, che il governo vuole presentare entro la scadenza del 13 giugno prossimo, il premier Renzi ha parlato della necessità di razionalizzare anche il sistema di registrazione dei veicoli. L’idea nasce da due esigenze specifiche: da un lato porre fine a una ‘dittatura’ che costringe i proprietari d’auto a pagare sia il certificato di proprietà all’Aci che il libretto di circolazione alla Motorizzazione; dall’altro smantellare due realtà autoreferenziali per puntare a un unico referente, con tagli agli sprechi e notevole risparmio in termini di tempistiche e spesa pubblica. Al centro della disputa troviamo il cosiddetto PRA (Pubblico Registro Automobilistico), del valore di 190 milioni di euro all’anno, oggi gestito dall’Aci ma che molti vorrebbero far passare nelle mani del ministero dei Trasporti.
Il dato strano è proprio questo: l’Aci, responsabile del registro che ufficializza anche i passaggi di proprietà, non è un ente che fa capo ai Trasporti, bensì un ente vigilato dal ministero del Turismo. E non si capisce bene il perché, visto che il suo compito principale riguarda proprio il rilascio del certificato di proprietà, che attesta la certezza giuridica del possesso di un auto. Dall’altra parte troviamo la Motorizzazione, che non è un ente vero e proprio ma una direzione di un dipartimento dei Trasporti, e che si occupa del libretto di circolazione, che certifica le specifiche tecniche del veicolo. E’ necessario questo sdoppiamento? Il governo Renzi è convinto di no, ed è deciso a percorrere la strada della fusione tra le due realtà. Compito non semplice, vista la quantità di persone impiegate e visto il peso delle lobbies in seno al Parlamento.
Cosa potrebbe cambiare, alla fine dei conti, per gli automobilisti in caso di nascita del documento unico del veicolo? Secondo i primi calcoli il vero risparmio si avrebbe sul costo amministrativo delle immatricolazioni e dei passaggi di proprietà, che oggi ammonta a 36 euro e che dovrebbe scendere a 25 euro. Una inezia, se si pensa che il costo complessivo può superare quota 600 euro. E’ importante, allora, che si agisca anche su quei costi collaterali che fanno lievitare il conto per il proprietario, dalle imposte provinciali al bollo (che da sole pesano per quasi 400 euro). La fusione tra Aci e Motorizzazione, allora, rischia di diventare una operazione di facciata priva di vantaggi effettivi per i cittadini, se non inserita in un ripensamento generale del sistema di tassazione sui veicoli.
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