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La celebre Passerella di Christo, entrata da subito nella storia del nostro Bel Paese, ha registrato numeri da capogiro (il ricavato pare si aggiri intorno ai 60 milioni di euro), ma ora, a distanza di meno di due mesi dalla sua chiusura, rischia di finire nuovamente nell’occhio del ciclone per un motivo tutt’altro che piacevole: sotto la lente di ingrandimento sarebbero finiti i conti sostenuti dagli enti locali. E’ stata infatti aperta un’indagine della Corte dei Conti.
The Floating Piers, l’opera dell’artista bulgaro Christo, che tanto ha fatto discutere, torna a far parlare di sé, a seguito di un esposto del Codacons, con il quale chiedeva nello specifico di indagare sui costi sostenuti dagli enti locali per l’intera gestione dell’installazione artistica sul Lago d’Iseo.
Dal giorno della sua apertura infatti, avvenuta il 18 giugno 2016, sono stati registrati fortissimi disagi nella gestione dei massicci flussi turistici, della sicurezza sulla passerella e della manutenzione della stessa. A complicare ulteriormente le cose è intervenuto il maltempo, che in più di un’occasione ha messo a rischio l’integrità dell’opera. Tutte situazioni che hanno generato ingenti costi, che potrebbero potenzialmente aver rappresentato uno spreco di risorse pubbliche.
E così, dinanzi alla formale denuncia depositata dal Codacons alla procura contabile relativamente ai costi dell’opera a carico della collettività, la Corte dei Conti ha deciso di indagare sull’accaduto, analizzando nel dettaglio ‘tutti i numeri’ legati alla passerella di Christo.
A darne notizia è la stessa Associazione dei Consumatori, la quale ha inoltre riferito che, nei giorni scorsi, la Guardia di Finanza avrebbe effettuato un sopralluogo negli uffici della Comunità Montana del Sebino bresciano, entrando in possesso di tutta la documentazione relativa a ‘The Floating Piers’.
Non ci resta che attendere ulteriori chiarimenti sulla vicenda.