Patrick Zaki consegna la copia finale della tesi. Chiederà gli esoneri dal divieto di viaggio per venirla a discutere a Bologna.
Prove di rimpatrio per Patrick Zaki. Il ricercatore ha fatto sapere di avere intenzione di discutere la tesi, consegnata nelle ultime ore, in Italia. L’intenzione di Zaki è quella di ottenere un permesso per un esonero dal divieto di viaggio, e recarsi dunque all’ateneo bolognese per la discussione di laurea di inizio luglio. La richiesta è stata inoltrata al procuratore generale ezinano per partecipare alla sessione, ha raccontato Zaki. Ancora nessuna sentenza sul suo caso giudiziario. Lo scorso 9 maggio il giudice non si era presentato in aula per annunciare il verdetto: si attende il 18 luglio.
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, si è detto entusiasta della richiesta di Patrick Zaki, e speranzoso per una risposta positiva. All’Ansa, Noury ha fatto sapere che l’occasione per l’Egitto, di accettare la sua richiesta, è quella di mostrare umanità: “Le autorità egiziane per una volta possono manifestare umanità, concedendo a Patrick un esonero dal divieto, in modo tale da permettergli di discutere in presenza la sua tesi”.
Si, perché il ricercatore ha consegnato nelle scorse ore la copia finale della sua tesi. Dopo quattro anni di duro lavoro, scrive lo stesso Zaki, il suo percorso accademico è terminato e la conclusione perfetta sarebbe appunto quella di poter discutere l’elaborato in presenza in Italia, all’ateneo di Bologna.
Motivo per il quale Patrick ha fatto domanda al procuratore egiziano, dopo la consegna della copia finale, mentre l’Ateneo ha informato il giovane che le date disponibili saranno quelle del 4, del 5 e del 6 luglio per la proclamazione. Servirà adesso il permesso per un esonero dal divieto di viaggio, ottenibile sotto lascito delle autorità egiziane: “Spero prevalga la ragione” ha commentato in merito lo stesso Zaki.
Anche se libero ormai dal 2021 infatti, il ricercatore non può espatriare, a causa del divieto delle autorità egiziane. I rapporti politici, alla luce di quanto successo anche dopo la morte di Giulio Regeni, sono sicuramente tesi tra Italia ed Egitto. A Mansura intanto, come in tutte le altre udienze, dovrebbero essere presenti diplomatici italiani ed europei, per monitorare il processo sui diritti umani.
Lunga è stata la strada che porterà alla sentenza del caso Patrick Zaki. Ma per il giovane ci sarà ancora qualche settimana di attesa. Si, perché il processo che sarebbe dovuto terminare a febbraio, era stato ancora rinviato al 9 maggio. Il mese scorso però, con le parti che avevano terminato il loro lavoro, la difesa che aveva già esposto tutte le prove in suo possesso ed effettuato tutte le richieste, quando si attendeva solamente la pronuncia del verdetto, un ennesimo frustrante colpo di scena.
Il giudice non si è presentato. Adesso il ricercatore egiziano, accusato per diffusione di notizie false e altri reati dal governo egiziano, che nel 2020 era stato incarcerato e poi rilasciato nel 2021, attende di laurearsi dopo aver concluso il suo percorso del master all’università di Bologna, ma lo farà senza una sentenza sul suo caso.
Come detto, il giudice titolare in aula non si è presentato e al suo posto era stato nominato un altro magistrato, un giudice della Corte d’Appello. Peccato che non essendo lui il responsabile del caso non ha potuto fare altro che rinviare l’udienza. Altra attesa, altra frustrazione per Patrick, che aveva già annunciato in passato come sia stato il processo la sua vera croce da portare avanti in questi anni. E’ stata la prima volta su 10 udienze che un giudice non si è presentato in aula, hanno riferito in quell’occasione fonti egiziane.
Sulla questione proprio Zaki aveva fatto sapere di voler ritornare presto a Bologna. Volontà adesso espressa tramite richiesta ufficiale. Per quanto riguarda il divieto di viaggio, il Parlamento Europeo aveva approvato una risoluzione in cui criticava l’Egitto e la situazione relativa ai diritti umani nel Paese, chiedendo nel 2022 la revoca al divieto di viaggio del ricercatore.
Sulla questione del rinvio dell’udienza, che adesso si terrà il 18 luglio solamente per leggere il verdetto definitivo, era intervenuto lo stesso Patrick che aveva affermato: “Non perderò la speranza, grazie per tutti i messaggi in arrivo dall’Italia”.
Giovanni Molari, sul rinvio, aveva espresso piena solidarietà a Zaki. Il rettore dell’Università di Bologna, parlando di “angoscia” ogni qual volta questo interminabile processo subisce un rinvio – come avvenuto a febbraio -. In questi anni, aveva sottolineato il rettore, Zaki non ha mai smesso di studiare e portare avanti la sua battaglia a favore dei diritti umani: “Si avvicina il momento della discussione della sua tesi di laurea”, dice Molari, che adesso attende la risposta delle autorità egiziane sul permesso chiesto dal ricercatore per recarsi a Bologna a discutere la tesi. Un
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