L’attivista egiziano Patrick Zaki ha finalmente raggiunto il traguardo della laurea, conseguita con 110 e lode a Bologna.
In realtà l’esame è stato eseguito in videocollegamento perché come sappiamo lo studente non è autorizzato a lasciare il propri Paese e nonostante si sia battuto molto per laurearsi nella “sua” città italiana, ha dovuto farlo a distanza. Il voto finale è quello massimo, 110 con lode e ora è dottore del master Gemma in “Women’s e gender studies”.
La vicenda giudiziaria di Patrick Zaki è iniziata nel 2020 ma prima di approfondirla nel paragrafo successivo, iniziamo questo articolo con una bella notizia che riguarda l’attivista egiziano, infatti oggi si è da poco laureato con 110 e lode. Proclamato dottore alla laurea magistrale Gemma in “Women’s e gender studies”, il ragazzo ha discusso la tesi in videocollegamento con l’Università di Bologna.
La cerimonia, come già anticipato in questi giorni, è avvenuta a distanza, infatti Zaki si trova in Egitto e non può lasciare il Paese. Tanti i complimenti verso il giovane, che mai si è arreso in questi anni e ha affrontato tante difficoltà riuscendo comunque a raggiungere questo traguardo importante.
Alla cerimonia di questa mattina ha partecipato anche il rettore del dipartimento di lingue moderne, Giovanni Molari, che ha aggiunto poi alcune parole:
“è stato un percorso difficile, ma oggi siamo molto felici ed è un giorno da festeggiare. però saremo ancora più felici quando patrick tornerà a bologna, lì sarà la vera festa e non solo per la laurea”.
Ha detto questo con chiaro riferimento ai problemi di natura giudiziaria che ancora lo tengono ancorato al suo Paese natale, da cui, sempre in videocollegamento, ha mandato un messaggio molto bello:
“ringrazio tutti e sono felice di essere uno studente dell’università di bologna. ringrazio le istituzioni, la città e coloro che mi sono stati accanto, spero presto di poter essere lì con voi”.
Il discorso breve ma molto sentito è stato tenuto in inglese, così come la tesi in Media giornalismo e impegno pubblico. Nei ringraziamenti ha anche citato Mandela con una frase molto significativa, “Sembra sempre impossibile finché non viene fatto”.
Fino all’ultimo il ragazzo aveva sperato di poter tornare in Italia per concludere gli studi ma non c’è stato nulla da fare e nemmeno per questa circostanza le autorità del Cairo gli sono venute incontro, rigettando la sua richiesta di permesso per l’espatrio.
Anche l’Università ha reso omaggio a Zaki, twittando la notizia poco dopo la proclamazione.
Patrick è sotto processo in Egitto dal 2020, per opinioni politiche molto forti espresse da lui stesso sui social, che ne hanno comportato addirittura l’accusa per minaccia alla sicurezza nazionale. Per questo motivo, lo studente dell’Università bolognese venne arrestato al rientro in Egitto con questa e altre accuse come incitamento alle proteste illegali, propaganda per il terrorismo e diffusione di false notizie.
Da allora non è potuto più rientrare l’ateneo lo ha aiutato in questi anni a terminare a distanza il percorso di studi. Da quell’anno è iniziato per lui un lento supplizio, una detenzione rinnovata ogni 45 giorni che poi è culminata con la liberazione nel 2021 in attesa del processo.
Però questo, in programma nel settembre dell’anno scorso, è stato rimandato più e più volte per i motivi più svariati. Zaki non è ancora un uom libero e il suo percorso giudiziario non è terminato, la prossima udienza è ora prevista il 18 luglio.
La vicenda di Patrick ha suscitato mobilitazioni in tutta Italia e in tanti chiedono che venga liberato e che venga tutelata la sua libertà di espressione. Si punta il dito verso le rigide politiche egiziane, criticate fortemente dall’ambiente universitario ma anche a livello nazionale e oltre i confini, infatti il giovane fa parte di un programma di studi europeo.
Al giovane attivista è stato dedicato anche un fumetto firmato da Gianluca Costantini, che riassume la storia della prigionia ma ricostruisce anche l’infanzia dello studente egiziano, fino all’ingresso in università, l’impegno in politica nell’ambito dei diritti umani e delle libertà, le lotte studentesche, la vita fuori dal nostro Paese e appunto, l’arresto.
Una storia intensa e drammatica racchiusa in 130 pagine con una forza espressiva potente, che però racconta anche gli aspetti più leggeri della vita di Patrick, dalla passione per il calcio al rapporto con la famiglia e gli amici, coloro che più di tutti si stanno battendo per riportarlo in libertà.
La vicenda ci consente anche di ricostruire uno spaccato della realtà egiziana del nostro tempo, comprese le difficoltà che devono affrontare coloro che come Patrick si battono per i diritti umani e sociali in un regime che di fatto è dittatoriale.
A Patrick arrivano anche i complimenti della nostra redazione e l’auspicio che presto possa tornare libero e rientrare nel luogo che forse più di tutti considera la propria casa: l’Italia.
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