Patrick Zaki nell’estate 2019 ha 28 anni e decide di trasferirsi a Bologna con il progetto Erasmus per proseguire i suoi studi, nello specifico per prendere un dottorato sugli studi di genere.
Il 7 febbraio di quest’anno, torna a casa, a Mansura, in Egitto, per una breve visita alla famiglia. Ma a casa non arriverà mai perché verrà arrestato all’aeroporto con le accuse di insubordinazione al regime, di aver tentato di turbare la pace del paese con la sua tesi sull’omosessualità, di aver diffuso notizie false e di istigazione alla violenza e ai crimini terroristici.
Ad annunciare il suo arresto, l’associazione della quale faceva parte, la Egyptian Initiative For Human Rights. La stessa che ora ha annunciato che Zaki dovrà rimanere in carcere per altri 45 giorni.
Picchiato, torturato, maltrattato: da mesi gli avvocati difensori si battono per la liberazione del giovane. Già due mesi fa la sua detenzione era stata prorogata di 45 giorni, oggi la stessa decisione da parte del tribunale del Cairo, terza sezione antiterrorismo, dopo l’udienza di ieri, alla quale erano presenti i diplomatici di Italia, Germania, Olanda e Canada. Dei 700 detenuti di cui ieri si è discusso in tribunale, soltanto uno è stato liberato.
Gli avvocati del giovane, guidati da Hoda Nasrallah, hanno richiesto l’immediata scarcerazione dimostrando le torture che ha subito durante gli interrogatori da parte dei servizi segreti oltre all’infondatezza di tutte le accuse, infatti, Zaki non ha mai diffuso tramite Facebook idee sovversive o violente. Eppure non è bastato: dovrà rimanere nel carcere di Tora. la condanna che rischia è di 25 anni di carcere.
Amnesty International, che si occupa del caso, è subito intervenuta per voce di Riccardo Noury, che ha definito la detenzione dell’egiziano vergognosa, invocando un’azione politica: “È veramente il momento che ci sia un’azione internazionale guidata e promossa dall’Italia per salvare questo ragazzo, questa storia anche italiana, dall’orrore del carcere di Tora in Egitto“. Ha poi aggiunto che a rendere più difficile la situazione c’è un paese che agisce in maniera illogica e utilizza la giustizia in maniera irrazionale.
Il governo per ora tace sulla vicenda, ma arrivano comunque alcuni commenti da politici italiani, come l’europarlamentare PD Pierfrancesco Majorino, il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, il presidente del Lazio Nicola Zingaretti, l’europarlamentare M5s Fabio Massimo Castaldo, tutti compatti nel definire inumana la decisione, nel richiedere maggior chiarezza su questa faccenda, molto simile a quella di Giulio Regeni, ed arrivando a chiedere l’intervento dell’Unione Europea.
Mentre veniva annunciato il rinnovo della detenzione di Patrick Zaki, il presidente egiziano al-Sisi si trovava a Parigi per un incontro diplomatico, aspramente criticato dalle associazioni umanitarie, com Macron. Il presidente francese ha invitato l’Egitto a rivedere la questione dei diritti umani, aggiungendo di essere un sostenitore della democrazia e di accogliere con favore la notizia della liberazione di tre attivisti della ong Egyptian Initiative For Human Rights, ma anche dichiarato: “non condizionerei la nostra cooperazione in materia di difesa, come in materia economica, a questi disaccordi“.
Resta dunque il dubbio se l’Europa sarebbe eventualmente allineata in caso di un’azione contro l’Egitto per la liberazione di tutti i detenuti in maniera ingiusta o se gli interessi politico-economico avrebbero sempre la meglio.
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