Patrizia Reggiani è libera, in ogni senso: la vedova di Maurizio Gucci ha pagato il suo debito con la giustizia per l’omicidio dell’erede della casa di moda e ora si prepara a incassare, con tanto di vitalizio. Scontata la pena detentiva nel carcere milanese di San Vittore, o “Victor Residence” come lo ha definito alla stampa in questi anni, il giudice di Sorveglianza Roberta Cossia ha accolto la richiesta della difesa e non ha applicato i tre anni di libertà vigilata che le rimanevano da scontare. Anche la Procura aveva dato il suo parere favorevole: la Reggiani non è più “socialmente pericolosa” e torna a essere una persona completamente libera. Non solo: se la Cassazione confermerà quanto già stabilito in appello dal tribunale civile, la vedova Gucci potrebbe anche mettere mano su un ingente patrimonio e su un vitalizio più che cospicuo. Tutta la vicenda avrebbe affossato qualsiasi marchio, ma non Gucci che anzi, dopo la morte dell’erede e nipote del fondatore, riuscì a risollevarsi grazie al genio di un americano: Tom Ford.
C’è un che di paradossale in tutta la storia Gucci-Reggiani. Quella che per la giustizia italiana è stato un omicidio a sangue freddo, premeditato e orchestrato da un’ex moglie gelosa, non ha mai inciso nella storia del marchio che della vittima porta il nome. Ora, a ridosso della Milano Fashion Week che vedrà ancora una volta Gucci tra i grandi protagonisti, la mandante dell’omicidio che sconvolse la cronaca nera di quegli anni, torna a essere una donna libera, per di più con un impiego nel settore (lavora da tre anni per il marchio di bijoux e accessori Bozart di Milano).
La morte di Maurizio Gucci risale al marzo 1995 quando già l’erede del gruppo e nipote del fondatore Guccio Gucci aveva lasciato la guida della maison, acquistata nel 1993 dal fondo di investimento del Bahrain Investcorp. Il marchio attraversava un periodo difficile, sulle passerelle e nei mercati che contano, e l’omicidio rischiava di affossare definitivamente il marchio che per anni era stato il simbolo del lusso made in Italy.
La modalità con cui è avvenuto l’omicidio, nel cuore della Milano “che conta”, con i killer che freddano Gucci mentre sta entrando in ufficio, in un’edificio della centralissima via Palestro, poteva essere il colpo definitivo per la maison che era sull’orlo della bancarotta. La stessa situazione finanziaria della casa di moda era stata presa in considerazione dagli inquirenti per spiegare quell’assurdo omicidio a sangue freddo, finché la verità non è emersa un pezzo alla volta.
Mentre gli inquirenti spostavano lo sguardo tra le mura di casa Gucci, incriminando l’ex moglie Patrizia Reggiani per l’omicidio, all’interno della casa di moda prendeva il via la rivoluzione marcata Tom Ford. Il giovane stilista di Austin, Texas, era entrato nella maison nel 1990 come direttore del settore donna ready-to-wear e in poco tempo aveva impresso la svolta decisiva, arrivando due anni dopo a essere nominato direttore del Design.
Tra il 1994 e il 1995 arriva la svolta: Tom Ford è Direttore Creativo e firma la collezione Gucci Autunno-Inverno 1995 che cambia il suo destino e quello della maison. La cura maniacale con cui segue la campagna pubblicitaria, curata da Carine Roitfeld, e lo slancio nel creare una nuova immagine della donna Gucci, sono gli ingredienti di un successo planetario, definito dalla giornalista di Vogue Sarah Mower “uno di quei momenti che ti colpiscono nel petto”.
L’anno successivo le vendite del brand aumentano del 90% e nulla sembra fermare la scalata di Ford e del marchio Gucci che anzi bissa con la collezione Autunno-Inverno della stagione successiva, centrando l’ennesimo successo: è ancora Vogue a definirlo “lo show equivalente a una sola notte allo Studio 54”.
Lo scandalo per l’omicidio dell’erede del gruppo non scalfisce la popolarità della maison. Mentre le sezioni di cronaca si riempiono di dettagli (anche morbosi) sulla morte, le indagini e infine il processo per l’omicidio Gucci, Tom Ford fa impazzire il mondo della moda con le sue collezioni, riportando in alto il marchio della doppia G. Ancora oggi, a 13 anni dall’addio (Ford ha lasciato Gucci nel 2004), lo stilista è il volto più celebrato dalla maison che gli ha dedicato due sale del Gucci Museo. Se della vicenda Reggiani oggi sulle passerelle non c’è traccia è anche grazie al suo genio che ha saputo far voltar pagina alla maison nel suo momento peggiore.
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