Ad Abbiategrasso, in provincia di Milano, uno studente ha minacciato i compagni con una pistola finta e poi ha ferito l’insegnante con un coltello.
L’aggressione è avvenuta poco prima delle 8,30 di questa mattina. La donna ha riportato delle ferite al braccio così come lo stesso studente di 16 anni, che ora è in stato di arresto.
Studente armato in un scuola a Milano
È stata una mattinata molto agitata in una classe di un istituto di Abbiategrasso, a Milano, dove un ragazzo di 16 anni ha minacciato compagni e docente con una pistola finta e con un coltello che invece era reale, tanto da ferire in maniera importante l’insegnante.
La violenza che dilaga all’interno delle scuole è un fenomeno a cui ormai siamo abituati ma episodi del genere fanno capire quanto la situazione stia sfuggendo di mano. Tutto ciò che gravita intorno ai luoghi che invece sono preposti alla formazione, è ormai accomunato dalla violenza in ogni sua forma.
Si parte a volte solo per gioco e per sperimentare l’adrenalina del controllo in uno dei luoghi dove invece dovrebbe regnare l’ordine e il rigore, si arriva con il causare ferite e spavento, mettendo in subbuglio il normale svolgimento delle lezioni e scomodando le forze dell’ordine per quella che potremmo definire una ragazzata, seppure molto grave.
L’episodio di oggi non è da sottovalutare, infatti ha avuto conseguenze gravissime. Stando alle prime informazioni riguardo la dinamica dei fatti, sembra che il 16enne abbia cominciato prima a importunare i compagni con una pistola giocattolo, minacciandoli di sparare se non avessero abbandonato l’aula, poi ha estratto un coltello scagliandosi contro la professoressa.
La donna di 51 anni è stata colpita a un braccio ma non sarebbe in gravi condizioni, tuttavia è stata condotto in ospedale per accertamenti. Quando al giovane aggressore, è stato fermato dai carabinieri e sembra che al loro arrivo non abbia opposto alcun tipo di resistenza, lasciando la pistola sul banco, ben in vista.
Ora è in corso l’interrogatorio per capire il motivo del gesto, si lavora inoltre per ricostruire con chiarezza la sequenza dai fatti, non è confermata infatti la cronologia degli eventi, almeno non ancora.
Sul posto sono giunti diversi mezzi di soccorso del 118, anche perché le prime chiamate giunte alle forze dell’ordine parlavano di una sparatoria, quindi ci si aspettava uno scenario abbastanza grave. Poi è emerso che c’era una sola ferita, due in realtà se contiamo anche il 16enne che ha riportato ferite lievi.
Panico e paura fra i membri del personale scolastico ma anche fra i genitori, che sono stati informati di quanto accaduto.
La violenza nelle scuole
La professoressa ferita all’avambraccio mentre stava svolgendo le sue funzioni è solo l’ultima vittima del dilagare della violenza all’interno delle scuole. Molto spesso, come in questo caso, gli autori sono gli stessi studenti.
In questo caso il bilancio è stato lieve, infatti l’aggressore si è consegnato senza causare ulteriori problemi, consegnando quella che era una perfetta riproduzione di un’arma vera e naturalmente anche il coltello. Altre volte ci possono essere delle vittime, ma perché tutto questo
Difficile a dirlo, di certo siamo in un’epoca in cui si sono ribaltati i ruoli e l’insegnante non viene più vista come una persona che accompagna i giovani nella loro formazione ma quasi un tiranno che viene preso di mira non solo dagli stessi studenti ma anche dai genitori.
E se una volta dovevamo nascondere i brutti voti per paure di essere puniti, oggi i genitori corrono in difesa dei figli scagliandosi sui professori, come è successo due mesi fa a Napoli, quando una donna ha preso a schiaffi l’insegnante della figlia per una sequenza di brutti voti.
L’aggressione è avvenuta al liceo artistico “Plinio Seniore” di Castellammare di Stabia, dove sono dovuti intervenire i membri del personale scolastico per placare la furia della donna che è esplosa in classe davanti a tutti i compagni della figlia.
Ancora, a Cesena il preside di una scuola è stato colpito con un pugno dal partente di un’alunna. È successa una cosa analoga anche a Foggia, dove il vicepreside di una scuola è stato aggredito dal padre di un alunno che poi è stato arrestato. Ancora a Vimercate degli alunni hanno aggredito la professoressa a colpi di sedia.
Potremmo andare avanti all’infinito perché si tratta di un fenomeno in crescita che fa preoccupare e come si evince, non coinvolge solo studenti ma anche parenti. Anzi forse proprio per la cattiva influenza del nucleo familiare, i giovani si sentono in diritto di fare e dire quello che vogliono, senza ricevere una punizione adeguata se non quella che poi deriva dall’intervento delle forze dell’ordine.
Uno scempio che fino a un po’ di anni fa sembrava impossibile e la scuola era vista come un luogo importante e i professori come delle figure ai quali bisogna portare rispetto. In questa situazione, il ministro Valditara è intervenuto esprimendo la necessità di ricostruire un patto educativo che unisca docenti, studenti e genitori.
Il ministro ha deciso che potrà essere un avvocato dello Stato ad assumere la difesa nelle cause in modo che gli insegnanti che subiscono aggressioni non debbano sostenere le spese dei legali. In una circolare inviata ai presidi poi ha esortato a segnalare in tempo reale ogni episodio di violenza che avviene nelle scuole, così che gli Uffici scolastici regionali possano intervenire tempestivamente ed evitare dinamiche pericolose.
Ancora, Valditara ha parlato di una proposta riguardante la costituzione come parte civile da parte del ministero dell’Istruzione, nelle cause penali in cui gli studenti sono chiamati a rispondere della violenza che portano in classe.
“questi studenti non avranno di fronte solo l’insegnante danneggiato ma anche lo stato perché devono pagare per il danno di immagine alla missione educativa della scuola. questo è il ruolo degli istituti”.
L’episodio avvenuto questa mattina si inserisce nella lunga lista di violenza all’interno delle scuole. Noi nel nostro piccolo possiamo solo aprire gli occhi su quanto sta succedendo e su come la società sta cambiando, in modo che tutti ne prendano coscienza e comincino ad educare i giovani con un’azione che parte dall’interno delle mura domestiche.