Quando, nello stesso giorno, Matteo Renzi e Massimo D’Alema parlano di futuro del Pd, la polemica è inevitabile. E così abbiamo da un lato l’ex premier fiorentino che vuole andare alle elezioni puntando al 40%, e dall’altro l’ex premier coi baffi che, da un altro palco, minaccia la scissione se non ci sarà un congresso (con cambio della leadership, si intende) prima del voto. Mettiamoci anche un botta e risposta tra Renzi e Beppe Grillo, e la polemica assume contorni ancora più piccanti.
Partiamo dall’assemblea degli amministratori locali del Partito Democratico di Rimini, dove ha parlato Renzi. Questione principale, ovviamente, le elezioni: «Il punto non è il giorno delle elezioni, non è se votiamo con la legge elettorale x o y. Queste discussioni sono specchietti per le allodole, rispetto alla questione reale e profonda e cioè che il mondo cambia a un ritmo impressionante. O il Pd, prima comunità politica d’Europa, prova a giocare un ruolo positivo di proposta o diventa un luogo in cui tutti noi svolgiamo un servizio e in cui il nostro io è isolato rispetto alla forza e alla bellezza del noi».
Renzi, l’ambizioso, punta a stravincere con il 40% dei voti, la soglia per ottenere il premio di maggioranza con l’Italicum rivisto dalla Consulta. E lo dice togliendosi un sassolino dalla scarpa: «Se dieci giorni prima il referendum eravamo quelli del rischio autoritario oggi sono tutti preoccupati delle larghe intese. C’è un modo per poter evitare il caos, molto semplice: arrivare al 40%. Una volta ci siamo arrivati ed è stata una grande vittoria, ed erano le europee. Un’altra volta ci siamo arrivati ed è stata una grande sconfitta, quella del referendum. Siamo abituati ad arrivare al 40%».
Nessuna risposta (ma una frecciatina sì) a D’Alema
Renzi evita di rispondere direttamente a D’Alema, che poche ore prima (leggete sotto) aveva minacciato la scissione del Pd, ma non gli risparmia frecciatine: «L’avversario è chi gioca le carte della superficialità e della paura e non chi cerca di fare polemica all’interno della nostra aerea. I giornalisti penseranno che io, da qui, risponderò a chi ha parlato nel corso di un’altra assemblea. Peccato, non sarà così. Riprovateci. C’è gente che vive dalla mattina alla sera pensando che io sia il suo problema. Non replichiamo, mandiamo un abbraccio affettuoso perché deve essere una vita terribile».
L’attacco ai 5 Stelle
Immancabile la solita polemica nei confronti dei 5 Stelle, principali avversari alle urne: «Il compito di chi fa politica non è quello di creare problemi, ma di risolverli. Il salto nel buio che hanno fatto i cittadini di Roma, ad esempio, ti infila nelle scie chimiche ma non ti porta fuori dalla crisi. Abbiamo visto la più grande città d’Italia dire no alle olimpiadi per evitare la corruzione, e poi abbiamo visto il braccio destro della sindaca…». Renzi ribadisce comunque la mentalità garantista nei confronti dell’indagata Virginia Raggi: «Noi pensiamo che il sindaco di Roma debba continuare nel suo lavoro, esattamente il contrario di quello che è stato fatto con noi».
Botta e risposta con Beppe Grillo
Duro attacco nei confronti del leader pentastellato Grillo: «È inutile che dall’ultimo villaggio turistico alla moda in Africa, l’ultimo dell’anno, mi arriva lo spregiudicato-pregiudicato a dire che il problema è la povertà».
Immediata la replica al vetriolo su Facebook.
D’Alema sfida Renzi e minaccia la scissione
Poche ore prima, dal palco del centro congressi Frentani, durante l’assemblea nazionale dei comitati del No al referendum costituzionale del centrosinistra, D’Alema aveva sfidato Renzi, minacciando la scissione: «Che deve fare il centrosinistra in questa situazione? Precipitare verso elezioni? Con quale programma? Con quale sistema di potenziali alleanze? Vedo che il presidente del Pd ha detto entro dieci giorni o fate la legge che vogliamo noi o si vota subito. Con quale programma? Con quale idea di governo? Io sono sconcertato». Messaggio diretto a Renzi: «Non si cambia politica se non si cambia leadership». E ancora, sull’inevitabilità, secondo lui, del congresso del Pd prima delle elezioni: «È evidentemente necessario per il bilancio di questi anni. Se invece prevale l’idea di precipitare verso le elezioni senza un programma di governo» l’unica via possibile sarebbe «rendere ciascuno libero».