A seguito del conflitto interno avvenuto in Russia che ha visto come protagonisti Prigozhin e i mercenari appartenenti al gruppo Wagner, che hanno attuato un ammutinamento e deciso, successivamente, di marciare verso Mosca per protestare contro l’establishment militare russa e in particolar modo contro il ministro della Difesa Shoigu. A seguito di questi avvenimenti molti esperti internazionali si sono chiesti se il caos Wagner avrebbe indebolito il legame tra Putin e la Cina. Pechino ha deciso di contrapporsi agli Usa con la nuova politica estera e consacrare la sua ascesa.
Dopo la giornata di sabato scorso, che ha mostrato un evento prevedibile ma, allo stesso tempo incredibile, in quanto tra pensare che qualcosa possa accadere e vederlo realmente è tutta un’altra cosa, si è sollevata una sorta di timore generale riguardo a quanto la forza militare russa sia pronta a gestire situazioni interne che si distinguono dal conflitto in Ucraina. Xi Jinping, come del resto le grandi potenze globali, hanno inizialmente osservato la situazione cercando di capire il suo sviluppo e le sue ripercussioni all’interno della comunità internazionale, un giorno dopo l’ammutinamento il leader cinese ha deciso di esporre il suo pensiero e lo ha fatto in maniera da bloccare tutte le insinuazioni su una possibile frattura nel rapporto con Pechino. Ha precisato che ciò che è successo in Russia con Prigozhin è semplicemente un problema interno di Mosca e che riguarda il capo del Cremlino si è così distaccato dalle critiche e accuse mosse nei confronti di Putin dal resto del mondo e senza dire troppo ha spiegato che che questo avvenimento non segnerà l’alleanza è il rapporto consolidato negli ultimi mesi profondamente.
La stretta collaborazione tra Cina e Russia non sembra destinata a subire grandi scossoni nonostante il fallimento dell’ammutinamento del gruppo Wagner lo scorso fine settimana. Nonostante ciò, gli esperti sostengono all’unanimità la tesi che Pechino adotterà d’ora in poi un atteggiamento più cauto nei confronti del leader russo Vladimir Putin e della stabilità del suo governo.
Molti governi, compresa la Cina, sono rimasti in gran parte in disparte e senza proferire parola sabato mentre le truppe mercenarie di Prigozhin si sono mosse verso Mosca dopo aver conquistato la città russa meridionale di Rostov-sul-Don. La riservatezza mostrata di Pechino potrebbe indicare una maggiore attenzione nei confronti della situazione politica interna russa, alla luce degli sviluppi degli ultimi tempi.
In ogni caso, la collaborazione tra Cina e Russia rimane salda e strategica e, soprattutto, è basata su interessi economici e geopolitici comuni.
Pechino potrebbe prestare maggiore attenzione alla stabilità interna della Russia, e pertanto potrebbe diventare più selettiva nella scelta dei progetti e delle iniziative da intraprendere insieme al suo partner russo.
La mattina successiva alla fine dell’ammutinamento e alla decisione di Prigozhin di accettare l’esilio in Bielorussia, la Cina ha rilasciato una dichiarazione ufficiale attraverso il suo Ministero degli Affari Esteri.
In essa, il governo cinese ha definito l’incidente come “un affare interno della Russia”, sottolineando il sostegno ai tentativi della Russia di “mantenere la stabilità nazionale e raggiungere lo sviluppo e la prosperità“.
I media statali cinesi hanno dedicato poco spazio agli eventi del fine settimana, ma hanno comunque sottolineato la rapida risoluzione della crisi da parte del governo russo, concentrandosi anch’essi sulla stabilità.
Ma nonostante questi messaggi pubblici che minimizzavano gli eventi del fine settimana, l’ammutinamento ha probabilmente suscitato preoccupazione tra alti funzionari cinesi, compreso il presidente Xi Jinping.
Come ha affermato Elizabeth Wishnick, ricercatrice senior presso il Weatherhead East Asian Institute della Columbia University, l’episodio ha sollevato interrogativi sulla stabilità politica interna della Russia e sulla capacità del governo di Putin di controllare le forze armate e i gruppi mercenari che operano sul territorio russo.
In ogni caso, la dichiarazione ufficiale della Cina ha sottolineato la volontà di mantenere la stabilità e la collaborazione strategica con la Russia, anche se potrebbero esserci preoccupazioni dietro le quinte.
La mattina successiva alla decisione di Prigozhin di accettare l’esilio in Bielorussia, la Cina ha rilasciato una dichiarazione ufficiale attraverso il suo Ministero degli Affari Esteri. In essa, il governo cinese ha definito l’incidente come “un affare interno della Russia”, sottolineando il sostegno ai tentativi della Russia di “mantenere la stabilità nazionale e raggiungere lo sviluppo e la prosperità”.
Nonostante la presa di posizione che minimizzava l’accaduto durante il fine settimana in Russia, l’ammutinamento ha probabilmente suscitato preoccupazione tra alti funzionari cinesi, compreso il presidente Xi Jinping.
Anche se è stato precisato immediatamente che Pechino si affiancava alle decisioni di Putin e del Cremlino ritenendo la situazione interna a Mosca, tutto ciò nonostante non andrà a incidere quasi sicuramente sul lato della cooperazione economica e di sicurezza, ha posto comunque il leader russo sotto un’altra luce e anche per la Cina.
Jinping ha sottolineato la volontà di mantenere in essere le relazioni bilaterali come fini ad ora e sembra che anche la collaborazione strategica con la Russia non avrà conseguenze serie dopo la rivolta di Prigozhin, anche se potrebbero esserci timori dietro le quinte.
Per un governo come quello cinese, che mette la stabilità al primo posto, tanto da investire decine di milioni di dollari per combattere il COVID-19 e ristrutturare l’economia, la situazione affrontata da Putin con l’avanzata del gruppo Wagner su Mosca rappresenterebbe il peggiore degli incubi per Xi Jinping.
Secondo Shen Dingli, studioso di relazioni internazionali a Shanghai, la Cina diventerà più cauta e comprenderà che il controllo di Putin sul Paese potrebbe non essere così saldo come si pensava. La percezione che il presidente russo sia un uomo forte al comando del suo Paese si è incrinata, e questo avrà un impatto sulle decisioni di tutte le Nazioni coinvolti, non solo della Cina, ma anche di paesi come Kazakistan, Ucraina, Germania e Stati Uniti.
Anche Putin stesso è sicuramente consapevole del contraccolpo che la sua immagine ha subito con la marcia su Mosca di Wagner.
Le relazioni tra Cina e Russia sono ormai complicate da diversi mesi e questo ha segnato un repentino peggioramento in un rapporto che si è sviluppato in un crescendo continuo dal 2013, ovvero dal momento in cui il leader cinese Xi Jinping è salito al potere. Washington e Pechino vedono gli Usa come una minaccia alla propria sfera d’influenza, sia attraverso il sostegno all”Ucraina e con la potenza della NATO, che per quanto riguarda Taiwan e Giappone. Entrambi i Paesi si oppongono all’espansione dell’influenza americana nelle rispettive regioni.
Washington e Pechino hanno dichiarato una “partnership senza limiti“. Mentre la guerra in Ucraina continua, la Cina ha sostenuto l’economia russa nonostante le sanzioni occidentali, anche se ufficialmente ha mantenuto una posizione neutrale e ha offerto di negoziare un dialogo per la pace.
Nel marzo di quest’anno, Jinping ha visitato Mosca e ha stretto la mano a Putin, che era appena stato dichiarato titolare di un mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale. In seguito, i due leader hanno deciso di avviare una “nuova era” di cooperazione tra Cina e Russia.
Nonostante le recenti preoccupazioni del governo cinese a causa delle sfide condivise, Andy Mok, ricercatore senior presso il Centro per la Cina e la globalizzazione di Pechino, ritiene non non sia un’opzione plausibile che la disputa emersa vada ad influenzare negativamente la volontà e il desiderio unito all’impegno di Pechino di proseguire la sua cooperazione con la Russia in merito sia questioni globali che bilaterali.
È difatti improbabile che gli eventi attuali influenzino negativamente il desiderio e l’impegno della Cina a lavorare con la Russia su questioni bilaterali e globali.
Gli analisti prevedono che la Cina potrebbe diventare più cauta riguardo alla futura stabilità del governo russo e del leader Putin, il cui controllo sul paese potrebbe non essere così solido come si pensava.
Anche se la Cina potrebbe diventare più negoziale nei rapporti con la Russia, i legami tra i due Paesi continueranno a lungo termine, dato che entrambi condividono le stesse preoccupazioni riguardo alla stabilità regionale. Un Putin più debole potrebbe diventare meno utile alla Cina, ma Xi Jinping sembra preferire ancora Putin alle alternative.
Mentre il legame tra Mosca e Pechino preoccupa l’Occidente, emerge anche una notizia importante ovvero l’introduzione da parte del governo cinese di una nuova legge inerente alla politica estera della Cina. Oltre a questo i leader occidentali stanno raggiungendo Bruxelles dove domani è in programma un vertice dove verrà discussa la posizione della Cina e la sua ascesa.
E in programma per la giornata di domani ovvero venerdì 30 giugno un vertice che vedrà protagonisti gli esponenti occidentali di Ue e Nato che si incontrano a Bruxelles per parlare della posizione della Cina all’interno della comunità globale. Verranno discussi diversi temi come l’ambito produttivo e tecnologico, la competitività ma anche la difesa e la sicurezza internazionale.
Mentre accade questo emerge che Pechino ha introdotto una nuova legge sulla politica estera che sembra destinata a far discutere.
La legge sulle relazioni estere approvata mercoledì 28 giugno dalla Cina, entrerà in vigore il 1° luglio 2023 conferisce il diritto a Pechino di imporre “contromisure” contro azioni che considera una minaccia, come parte degli sforzi del governo cinese per rafforzare la sua posizione in mezzo a relazioni tese con l’Occidente.
La legge arriva in un momento in cui la Cina si oppone agli sforzi americani per limitare il suo sviluppo e, secondo le autorità mina appositamente il processo di ripresa. Secondo Pechino i controlli Usa sulle esportazioni di alcuni beni ad alta tecnologia e gli sforzi sono stati attuati per ridurre la dipendenza dai fornitori cinesi in settori sensibili. La legge potrebbe avere conseguenze per le relazioni internazionali di Pechino, inclusi i rapporti con Washington e Paesi occidentali.
La nuova legge sulla politica estera cinese ha sottolineato il diritto inequivocabile di imporre “contromisure e misure restrittive corrispondenti” contro atti che violano il diritto e le norme internazionali e che mettono in pericolo la sovranità, la sicurezza e gli interessi di sviluppo del paese. È la prima legislazione di politica Estera della Cina di questa portata e riflette la spinta di Xi Jinping ad amplificare il potere e l’influenza della Cina sulla scena mondiale, nonostante le preoccupazioni degli Usa e di altre Nazioni per le ambizioni di Pechino e una politica estera sempre più assertiva.
La legislazione è stata approvata mercoledì da un alto organo del parlamento cinese, ed è stata salutata come una scelta di grande importanza per la salvaguardia del Paese e il sostegno al “ringiovanimento nazionale“.
Secondo il tabloid statale cinese Global Times, la legge arriva in un momento in cui la Cina sta affrontando frequenti interferenze esterne nei suoi affari interni sotto l’egemonia occidentale con sanzioni unilaterali e giurisdizione a braccio lungo.
Negli ultimi mesi, gli Stati Uniti hanno adottato diverse misure contro la Cina, incluso l’inserimento nella lista nera di società cinesi per la loro presunta partecipazione a programmi di sorveglianza e il sostegno agli alleati per limitare le esportazioni di semiconduttori alla Cina.
Gli Stati Uniti hanno anche cercato di mobilitare altre economie più avanzate per contrapporsi la “coercizione economica” e la “riduzione del rischio” di Pechino nelle catene di approvvigionamento, citando preoccupazioni per la sicurezza. Queste azioni sono state percepite come un attacco diretto dalla Cina, e il presidente Xi Jinping ha fatto sapere agli Stati Uniti che non devono danneggiare i diritti e gli interessi legittimi di Pechino e boicottare la sua ascesa economica.
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