Il governo di Pechino e il presidente Xi Jinping in prima persona hanno cambiato rotta in merito alla politica Zero Covid che ha portato il popolo cinese a proteste violente.
La dinamica in Cina inerente la prevenzione e la lotta al Covid è cambiata negli ultimi giorni e la linea dura di Xi si è ammorbidita per evitare l’insorgere del malcontento ma anche per via della polemica internazionale che hanno sollevato le proteste e la repressione successiva mostrate dai media. Nella fattispecie cosa cambia però? Andiamo a capire bene cosa era vietato fino ad oggi e cosa si potrà fare nuovamente nella quotidianità del popolo cinese.
Xi e la politica Zero Covid
Il governo di Pechino ha attuato una politica Zero Covid rigida, con divieti e regole molto dure per contrastare il contagio e soprattutto portare a zero il numero di focolai. Col trascorrere di questi del tempo però il popolo ha cominciato a vedere limitate le proprie libertà in maniera eccessiva, sopratutto dato il contenimento della malattia che, seppur ancora presente, ha visto diminuire esponenzialmente i casi.
Nonostante ciò il presidente cinese Xi Jinping ha ritenuto opportuno che le misure continuassero ad essere applicate. Una linea durissima nella quale erano compresi lockdown di interi quartieri e di conseguenza anche a volte di milioni di persone soltanto per pochi casi di positività al virus.
Non è stata però soltanto la questione di dover restare strettamente nella propria abitazione che ha aizzato la popolazione, ma le dinamiche che ne sono scaturite successivamente. Sono diventati consueti episodi di ritardo dei soccorsi sanitari all’interno delle zone sottoposte a quarantena, che sono sempre presidiate dalle forze dell’ordine. La mancanza di beni alimentari e di prima necessità hanno poi causato le prime timide manifestazioni.
Nonostante si trattasse apparentemente di segnali deboli è stato motivo di stupore per le autorità internazionali. In Cina è inconsueto e inedito vedere cartelli contro il governo, dato che solitamente il popolo cinese ha sempre avuto una condotta rispettosa e rigorosa nei confronti delle regole imposte.
Piano piano nelle ultime settimane, dopo che in numerose città sono scattati nuove quarantene, i cittadini cinesi si sono rivoltati contro il governo e soprattutto contro il presidente Xi. Nonostante in Cina sia attuata una dura censura le immagini delle proteste e dei cittadini che sfondavano le barriere stradali hanno fatto il giro del mondo.
Le ultime proteste hanno preso una piega più violenta e si sono verificati scontri con la polizia che hanno portato ad una rigidissima repressione che ha sollevato polemiche internazionali. A questo punto sembra però che Pechino abbia deciso di ammorbidire la Politica Zero Covid.
Cosa cambierà in Cina ora
Xi Jinping sembra aver deciso di ammorbidire le regole imposte dalla Politica Zero Covid. Le misure vanno in contro a un graduale allentamento della rigidità alle quali era costretto il popolo cinese.
A Pechino, la capitale della Cina, si avranno le prime novità che cambieranno la vita quotidiana dei cittadini. Innanzitutto nella capitale sono stati chiusi migliaia di chioschi per effettuare i test che sono stati il simbolo di questa politica zero Covid cinese.
I cinesi erano costretti ad effettuare il test rapido per entrare nei luoghi di lavoro ma anche nei negozi e per fare la spesa. Ora le cose nella capitale, ma non solo, stanno cambiando. Non sarà più necessario avere un test negativo per andare nei supermercati. Da lunedì 5 dicembre sarà possibile anche entrare in metropolitana senza presentare il test negativo.
Altre città come Shenzhen, Chengdu e Tianjin hanno deciso di non chiedere più test negativi per chi entra nei parchi ma anche per chi utilizza i mezzi pubblici. Un cambiamento che porterà un minimo di normalità nelle vite del popolo cinese.
Xi Jinping ha cambiato direzione e secondo i media internazionali la decisione, che per ora però non prevede l’abolizione della politica Zero Covid o almeno non ufficialmente, è stata presa anche grazie all’attenzione mediatica data alle proteste ed alle successive repressioni governative documentate e diventate di dominio pubblico.