Nel primo pomeriggio a Pechino si è verificata un’inattesa e inusuale protesta anti Covid e contro il governo. Questo a tre giorni dall’apertura del XX congresso del Pcc.
La Cina ha sempre mostrato rigore e i cittadini cinesi non hanno mai avuto motivo di avviare proteste e manifestazioni se non in rare occasioni. A Pechino poi il dissenso è quasi un tabù e la città è sempre stata esempio di conformità alle regole. Il momento scelto per manifestare è una contestazione all’attuale governo ma soprattutto contro le leggi anti Covid.
La Cina e Pechino stanno vivendo un momento particolare e la frustrazione popolare sta dilagando e attirando di conseguenza l’attenzione dei media nonostante la censura applicata dal governo cinese.
Nel primo pomeriggio sul Ponte di Sitong è andata in scena una protesta con striscioni e fumogeni che è diventata immediatamente virale. Nonostante siano stati oscurati i video delle autorità governative la notizia ha fatto il giro del mondo.
I cittadini hanno inveito contro la politica zero Covid che il governo di Xi sta portando avanti e che ha creato una situazione di malcontento che è inusuale vedere in Cina. Le leggi sono estremamente severe e il popolo non protesta contro le norme e i divieti, ed è sempre stato impeccabile contro il protrarsi delle varie quarantene.
La popolazione è stata chiusa all’interno dei condomini senza poter uscire e nel corso dei mesi il cibo scarseggiava e non era permesso uscire anche per ricevere cure. La situazione è diventata difficile e i cittadini chiedono che una nuova politica con linee guide adeguate. Non è poi tollerabile che cinque milioni di persone vengano costrette in casa per dieci casi soltanto.
L’economia dell’intero paese ne ha risentito pesantemente e la condizione del popolo è cambiata radicalmente creando così sempre più rabbia repressa. Nelle scorse settimane si sono viste proteste anti Covid nei quartieri interessati dall’ultima quarantena che ha mostrato persone esasperate e disperate tanto da andare contro le forze dell’ordine.
Quella di Pechino è una protesta che ha un doppio significato perché oltre alla voglia, sicuramente, di tornare a vivere in maniera normale rispettando regole ma da cittadini libero ma si scaglia anche contro il governo.
I media hanno diffuso la notizia nonostante i video su Twitter cinese siano spariti poco dopo. La censura è forte e azione comune. L’Ansa riferisce che sul Ponte di Sitong nelle ore successive era presente un cordone di polizia che presidiava la zona.
Pechino si prepara tra le proteste al XX Congresso del Pcc dove Xi andrà in contro al suo terzo mandato. Un momento storico importante per il leader che raggiunge un traguardo quasi impossibile. Sembra che il popolo non abbia intenzione di sottostare a un regime di repressione e pretende di essere libero, di poter lavorare e vivere normalmente.
La questione elettorale in Cina è circoscritta all’interno del Partito dove 2300 delegati hanno abolito la precedente legge che impediva il terzo mandato consecutivo. Xi quindi si avvia al suo terzo mandato al comando della segreteria del partito comunista cinese. Il dissenso popolare in Cina si può trasformare in un problema imprevedibile e difficile da gestire.
È raro vedere il popolo fare chiari riferimenti politici ma nelle proteste a Pechino gli slogan recitavano anche Xi traditore e un chiaro messaggio al governo siamo persone non schiavi. Ma anche la richiesta fatta al popolo di alzarsi in piedi contro un regime dittatoriale.
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