La Sip, la Società Italiana di Pediatria, ha fatto il punto sui dati dell’epidemia da Coronavirus che riguardano bambini e ragazzi tra gli 0 e i 19 anni e sulle preoccupazioni relative alle problematiche che potranno svilupparsi in futuro.
Secondo quanto riportato in occasione della conferenza stampa di presentazione del Congresso Straordinario Digitale “La Pediatria Italiana e la Pandemia da Sars-CoV-2“, sono state 8, dall’inizio della pandemia, le vittime del Coronavirus comprese in questa fascia d’età.
Inoltre, dall’inizio della pandemia, il numero complessivo dei contagi tra gli 0 e i 19 anni è stato di 149.219 soggetti, pari al 12,2% del totale.
“Nei mesi del lockdown tra i bambini abbiamo avuto quattro decessi con pregresse patologie e un numero molto basso di contagi. Contagi che sono rimasti bassi nel periodo post lockdown ed estivo. Poi, da ottobre, abbiamo visto un incremento della curva” ha spiegato Alberto Villani, presidente della Sip.
Solo il 3% dei bambini piccoli manifesta sintomi severi da Coronavirus
Entrando più nello specifico dei dati, secondo quanto riportato dalla Sip, sempre dall’inizio della pandemia da Covid-19, i casi nella fascia 0-9 anni sono stati 43.842, equivalenti al 3,6% del totale. Se invece si parla della fascia che comprende i ragazzi dai 10 ai 19 anni, il dato sale all’8,6%, equivalente a 105.378 casi di Coronavirus.
Asintomatici in più di sei casi su 10 i bambini piccoli, compresi tra zero e un anno. Invece, con sintomi lievi 3 su dieci e, infine, solo il 3% manifesta sintomi severi. Nella fascia d’età 2-19 anni gli asintomatici sono più di 7 su 10. La restate parte ha pochi sintomi, mentre lo 0,4% ha sintomi severi.
“Anche i nuovi numeri confermano che i bambini hanno forme meno gravi e che è rara, anche se non impossibile, la necessità di cure intensive” ha spiegato Villani.
È più facile che un adulto infetti un bambino, non il contrario
Per quanto riguarda invece i decessi, Villani ha spiegato: “Gli ultimi dati sono in linea con l’atteso, a conferma del fatto che i bambini corrono meno rischi diretti a causa dell’emergenza sanitaria, ma hanno tutta una serie di rischi collaterali molto importanti, le cui conseguenze però non si manifestano oggi”.
Rino Agostiniani, vicepresidente della Sip, ha spiegato che è molto più facile che sia un adulto a infettare un bambino, piuttosto che il contrario. “Secondo gli ultimi dati del ministero dell’Istruzione, diffusi il 15 ottobre, gli studenti contagiati erano 5.793, lo 0,08% del totale, i docenti 1.020, cioè lo 0,13%, e il restate personale scolastico 283, cioè lo 0,14% a testimonianza che le scuole sono luoghi sicuri”.
Preoccupano i danni collaterali
A preoccupare invece gli esperti sono i possibili danni che l’isolamento causato dalla pandemia potrebbe provocare sui bambini e sui ragazzi. Tra le problematiche principali, che si stanno già manifestando, troviamo: ansia, disturbi del sonno e disordini alimentari.
“È urgente l’apertura delle scuole per evitare che alla crisi sanitaria ed economica se ne aggiunga una educativa e sociale dalle conseguenze pesanti per tutti i bambini” ha spiegato Agostiniani.
“Lo Stato può intervenire con ristori economici, ma non può sostituire i benefici portati dalla frequenza scolastica. Un bambino di sei anni non avrà più sei anni e ciò che perde in questi mesi lo avrà perso per sempre”.