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Paolo Bovi, fondatore ed ex tastierista dei Modà, che dal 2005 è passato dietro il palco come fonico della band, è stato condannato a cinque anni di carcere con l’accusa di molestie sessuali su minori, effettuati in parrocchia, durante la sua attività di educatore nell’hinterland milanese. I bambini e ragazzi interessati dagli abusi hanno dai tredici ai sedici anni, si erano costituiti parti civili. L’uomo, che in gennaio era stato posto agli arresti domiciliari con l’applicazione, in questo caso, per la prima volta, dell braccialetto elettronico, aveva tentato di fuggire in marzo, per suicidarsi. La condanna è stata inflitta con rito abbreviato, dunque con lo sconto di un terzo della pena, dal giudice per l’udienza preliminare Franco Cantù Rajnoldi. Il pm Daniela Cento aveva chiesto per Bovi una condanna a 6 anni e 8 mesi di reclusione.
Ex membro dei Modà
Paolo Bovi era un membro della band dei Moda’, una delle più amate nel panorama pop-rock. Bovi, che con il leader, Kekko, fondò la band in un oratorio, sempre nell’oratorio continuava a frequentare la parrocchia come animatore. L’uomo, incensurato, frequentava da anni la parrocchia, era cresciuto all’interno della cerchia dei frequentatori ed era rimasto legato al luogo assumendo nel tempo il ruolo di educatore-animatore e insegnava chitarra ai ragazzi della parrocchia.
Le accuse
Lo conoscevano tutti, i genitori si fidavano di lui, ma a un certo punto alcuni allievi hanno iniziato ad avere comportamenti strani e alla fine hanno raccontato le violenze. L’uomo è indiziato di avere molestato nel 2011 quattro ragazzini fra i 13 e i 16 anni. In tutti i casi i ragazzi hanno parlato di “penitenze” da scontare quando perdevano a strip poker in parrocchia, ma anche di molestie fisiche spacciate per massaggi. In un’occasione, inoltre, il 40enne avrebbe convinto un minore a sdraiarsi nudo assieme a lui all’interno di un sacco a pelo utilizzato durante un campeggio in Val d’Aosta. I pm avevano chiesto nei suoi confronti la condanna a 6 anni e 8 mesi.
La condanna
Nell’ordinanza il gip Gargiulo ha definito gli atti di “lieve entità” in virtù del fatto che non sarebbero stati consumati rapporti sessuali completi. Riscontri incrociati sulle testimonianze delle vittime, di genitori e conoscenti, e una serie di intercettazioni, hanno incastrato il presunto pedofilo, che era già stato allontanato da tempo della parrocchia. Bovi è stato condannato a a 6 mesi per il reato di evasione e a 5 anni per il reato di violenza sessuale su minori con le aggravanti (di aver abusato del suo ruolo di educatore, delle condizioni di minorata difesa delle vittime, e in un caso di aver commesso il fatto su un minore di 14 anni). Aggravanti ritenute dal gup equivalenti alle attenuanti generiche.
Il tentato suicidio
Alle 4.30 di domenica 23 marzo Bovi, agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, si era allontanato dalla sua casa di Cernusco sul Naviglio. Dopo aver cercato di manomettere con un cacciavite il dispositivo che portava al polso, si era recato in auto in un luogo poco distante dalla sala d’incisione utilizzata dalla sua ex band: qui, all’interno della sua Smart, aveva tentato di suicidarsi collegando un tubo di gomma al gas di scarico della vettura. I carabinieri di Cassano D’Adda, allertati dal dispositivo, lo avevano poi rintracciato ed erano riusciti a salvarlo.