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Violentata a sei anni dal padre durante i giorni di visita disposti dal tribunale in sede di separazione, lo ha visto assolvere in primo grado ma non si è arresa e, insieme alla madre e all’avvocato Brigida Alaimo, è andata avanti in secondo grado, facendolo condannare a 9 anni e mezzo di carcere. Come racconta Repubblica, la piccola Lisa, 10 anni, da Palermo, non si è tirata indietro quando la giustizia non le ha creduto. Il padre abusava di lei a casa della nonna da quando aveva sei anni, la minacciava di uccidere la madre se avesse parlato, ma lei si era confessata prima con un’amichetta e poi con la madre, fino a portarlo in Tribunale. Ora che l’uomo è stato condannato, per lei ha inizio una nuova vita e non vuole più avere a che fare con lui, tanto da non volersi più chiamare con il suo cognome.
L’uomo è stato condannato dalla sezione di Appello del Tribunale di Palermo la scorsa settimana: per lui i giudici hanno stabilito una sentenza di 9 anni e sei mesi di carcere anche grazie alla testimonianza della figlia che ha voluto parlare ai magistrati, raccontando le violenze fin nei dettagli e confermando la deposizione rilasciata in primo grado.
I fatti risalgono al 2012. Gli abusi sono andata avanti nel corso del tempo finché la bimba non si è confessata con l’amica e con la madre che, già separata dal marito perché violento, ha sporto denuncia, facendo aprire il procedimento. In primo grado l’uomo viene assolto: i giudici, spiega Repubblica, non hanno creduto alla versione della bambina e l’hanno prosciolto.
Lei, che sogna di diventare una ballerina o un carabiniere, non si è arresa e ha voluto dare il suo contributo in Appello: quando la madre le ha dato la notizia della condanna, è come rinata. “Era felice con non mai”, ha confessato la donna al quotidiano.
Per la piccola è finito un incubo, anche se qualcosa ancora rimane da fare. Lisa non vuole più chiamarsi col cognome paterno e così la madre ha avviato le pratiche per darle il suo cognome, tagliando tutti i ponti con il passato di violenze.
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