Foto © Sadegh Souri
In Iran si può essere condannate alla pena capitale anche prima di compiere i 18 anni. Con “Waiting for Capital Punishment”, Sadegh Souri, 25enne fotografo e film maker iraniano, ha raccontato l’attesa delle minorenni condannate a morte: il foto progetto ritrae le giovani in bianco e nero, all’interno del carcere di Zibashahr, vicino a Teheran, e gli è valso il Visual Storytelling Awards 2015. Le immagini raccontano la situazione drammatica che vivono molte giovani, condannate a morte secondo il codice penale iraniano: nel Paese, l’età da cui si è ritenuti processabili è di 9 anni, contro i 14 dell’Italia.
Il foto progetto è una finestra aperta su un mondo sconosciuto, di cui non si sa quasi nulla. Il codice penale iraniano permette di condannare a morte per reati quali l’omicidio, il traffico di droga e rapina a mano armata. Secondo il diritto penale islamico, l’età in cui le ragazze sono ritenute responsabili per i loro crimini è di 9 anni, mentre le convenzioni internazionali hanno vietato la pena di morte per le persone sotto i 18 anni.
Questo non ha fermato i tribunali iraniani che continuano a condannare a morte bambine e ragazze, mandandole in prigione in istituti giovanili da cui escono al compimento dei 18 anni, se condannate per reati minori; se invece sono condannate alla pena capitale, vengono impiccate al raggiungimento della maggiore età a meno che il parente più prossimo dei denuncianti ritiri la denuncia.
È il caso di Mahsa, la ragazza ritratta nella foto in apertura, di soli 17 anni: la giovane si era innamorata e voleva convolare a nozze ma il padre non era d’accordo. Un giorno, mentre stava discutendo con lui, d’accordo con la madre, prese un coltello da cucina e lo uccise. A chiedere la pena di morte è stato il fratello.