Chi ha compiuto 64 anni di età potrebbe prendere una pensione pari a 1000 euro se ha raggiunto i 20 anni di contributi. Vediamo come.
La riforma della pensione minima e non potrebbe essere uno snodo cruciale del nuovo governo guidato da Giorgia Meloni.
La pensione non è un qualcosa di scontato nel nostro paese e, nel tempo, la sua ridefinizione è al vaglio del governo. Basti pensare alla Quota 100 e alla Quota 102 che, nel tempo, non hanno raggiunto i risultati sperati. Ecco perché, con le prossime riforme, sarà necessario trovare dei metodi diversi per far sì che la pensione possa arrivare prima. Ad oggi, infatti, sembrerebbe che per andare in pensione bisogni quasi attendere la fine della propria vita.
Alcune delle misure adottate in passato hanno addirittura peggiorato la situazione facendo sì che non risultassero applicabili per la stragrande maggioranza delle persone. Basti pensare ad una delle cose che verrà penalizzata con la riforma delle pensioni che probabilmente entrerà in vigore nel 2023. Si tratta, infatti, del computo della Gestione Separata. Fino ad oggi, infatti, si potevano accumulare contributi e far sì che si potesse arrivare alla pensione prima.
Con la legge Fornero, nel nostro paese si può andare in pensione a partire dai 67 anni di età, dopo aver versato 20 anni di contributi. Se si considera anche il calcolo della Gestione Separata si potrà andare in pensione a 64 anni. Vediamo come.
Esistono dei requisiti molto particolari e dettagliati per poter effettuare il computo della Gestione Separata e andare in pensione prima. In primis, i contributi dovrebbero essere stati versati prima del 1996. Prima di quell’anno, inoltre, la persona deve aver versato meno di 18 anni di contributi. Sin dal 1996, però, i contributi versati devono essere almeno di 5 anni. In totale, i contributi versati devono corrispondere a 15 anni.
Tra gli altri requisiti spicca quello di avere una posizione aperta nella Gestione Separata con contribuzione versata. Se i requisiti di cui sopra sono stati tutti soddisfatti, bisognerà verificare un altro requisito ovvero: l’assegno pensionistico. Quest’ultimo deve essere di almeno 2,8 volte l’assegno sociale INPS. Se tale requisito, il più importante, non è soddisfatto, non si può effettuare il computo della gestione separata.
La pensione varia al variare dell’assegno sociale INPS. Ciò vuol dire che la rivalutazione è annuale per adeguarsi al livello dell’inflazione. L’assegno sociale INPS, per l’anno in corso, equivale a 468 euro.
Ciò vuol dire che, per effettuare il computo della gestione separata, è necessario un assegno pensionistico che giunge o supera 1.310 euro mensili. Per il 2023la rivalutazione sarà pari a 7,3%. Perciò, l’assegno sociale INPS giungerà a 502 euro. La pensione anticipata necessaria al computo è di 1.406 euro mensili. Può essere utile fare una simulazione da un patronato.
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