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Il primo effetto del decreto sulla riforma della PA investe la magistratura e alcuni dei nomi eccellenti. Il piano di Matteo Renzi e Marianna Madia, che deve ancora essere convertito in legge dal Parlamento, nasce per creare una “staffetta generazionale”, liberare cioè 15mila posti per le nuove generazioni all’interno della macchina statale. Si parte quindi sfoltendo il più possibile, a iniziare dai più anziani a cui viene anticipata l’età pensionabile a 70 anni. Per i magistrati però, il nuovo limite è come una mannaia: dei 9.410 in servizio in tre anni andranno a casa in 445. Troppi, dicono dalla stessa magistratura, con il ministro della Giustizia Andrea Orlando e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano già pronti a intervenire per tentare di allungare i tempi d’uscita. E c’è chi intravede, dietro tutto questo, il patto del Nazareno, tra Renzi e Silvio Berlusconi.
Secondo i calcoli della giornalista di Repubblica Liana Milella, solo quest’anno ad andare in pensione saranno “142 capi e 68 vice, oltre a 96 giudici con funzioni ordinarie. Nel 2015 raggiungeranno l’età pensionabile altri 23 capi, 20 vice e 27 ordinari; nel 2016 26 capi, 16 vice e 23 ordinari. Per un totale di 445 toghe”. Tra questi molti nomi eccellenti, a capo degli uffici più importanti, tutti elencati dalla Milella: “Maddalena (Torino), Canzio, Minale, Pomodoro e Bruti Liberati (Milano), Calogero (Venezia), Lucentini e Branca (Bologna), Drago e Tindari Baglione (Firenze), Bonajuto (Napoli), Savino (Bari), Guarnotta (Palermo). Nella lista ci sono altri nomi tra i magistrati di sorveglianza, come il giudice dell’esecuzione di Berlusconi Nobile De Santis, quello del caso Franzoni Maisto. Infine, solo al Csm, ci sono 42 toghe con funzioni direttive, quasi tutti i presidenti di sezione, pronti ad andare a casa“.
Questo perché la norma del decreto PA prevede l’età pensionabile a 70 e non a 75 con l’unica deroga per i capi attuali fino al dicembre 2015. Immediata la levata di scudi arrivata da tutti gli organi della magistratura, Csm compreso. Non si vuole fermare le riforme, dicono da palazzo Marescialli, ma si deve agire con più gradualità, pena l’immobilità di tutto il sistema. Lo ha detto chiaro il presidente della commissione per gli incarichi direttivi al Csm Roberto Rossi: “Il principio è giusto, ma realizzato così pone dei problemi organizzativi che rischiano di paralizzare il Csm e la stessa macchina della giustizia“.
Renzi vuole controllare il Csm?
La questione del prepensionamento all’interno della magistratura ha scatenato parecchie polemiche. Secondo alcuni, infatti, la riforma di Renzi sarebbe esclusivamente un modo per effettuare un vero e proprio controllo del Csm e, di conseguenza, di tutto il sistema della giustizia in Italia, che sarà soggetto alla riforma. Sull’argomento è intervenuto, nel corso della puntata del 23 giugno del talk show “L’aria che tira” su La 7, anche Marco Travaglio, che ha sostenuto questa tesi. Travaglio ha spiegato che il prepensionamento è una “grave minaccia all’indipendenza della magistratura”. Se attualmente i magistrati vanno in pensione a 75 anni, con la riforma di Renzi l’età pensionabile passerà a 70 anni. Questo processo è stato definito da Travaglio come un’”operazione a tenaglia”. Secondo il giornalista, Renzi vuole segare tutti i vertici della magistratura e prepensionarli tutti. Questo, secondo l’opinione di Travaglio, andrebbe ad influire sul Csm, che sta cambiando proprio in questo periodo. Mandando in pensione i vertici attuali, per Travaglio, il Cms che arriverà a luglio sarà quasi tutto renziano, costituendo, quindi, un organismo monocolore.
Una tesi che, per certi versi, non può essere considerata pienamente possibile, tenendo in considerazione diversi fattori rilevanti. Innanzitutto bisogna comprendere il modo in cui viene eletto il Cms. Di questo organismo fanno parte 24 consiglieri, 8 laici e 16 togati, oltre ai membri di diritto (il Presidente della Repubblica, il primo Presidente e il Procuratore generale della Cassazione). I membri togati vengono eletti da tutti i magistrati ordinari che appartengono a tutte le componenti della magistratura, mentre i membri laici sono eletti dal Parlamento riunito in seduta comune.
Relativamente ai componenti eletti dal Parlamento, secondo Travaglio, saranno scelti dai renziani, ma questo non può essere vero, dal momento che tutti i partiti presenti (anche di opposizione) parteciperanno all’elezione e la presenza di una maggioranza è un fattore normale, che ha influito in ogni elezione dei membri laici del Cms avvenuta in passato, sia che si tratti di una maggioranza di Sinistra che di una di Destra o di Centro. In relazione ai membri del Cms eletti dai magistrati, non si spiega, inoltre, perché solo i giovani dovrebbero essere filorenziani. Anche tenendo in considerazione il fatto che cambierebbero i vertici con il prepensionamento, quanto comunque influirebbero questi ultimi sulle elezioni del nuovo Csm, se alle consultazioni parteciperanno tutti i magistrati?
Orlando e Napolitano al lavoro
Per questo il Guardiasigilli, con il supporto del Capo dello Stato, sono al lavoro per fare arrivare alle Commissioni competenti in Parlamento un testo più morbido. Si cerca una soluzione che sia più graduale, uno scaglione che riduca le uscite immediate e le dilati nel tempo, in modo che non ci siano posizioni così importanti scoperte dall’oggi al domani. Napolitano si sta già muovendo, nel suo ruolo di capo del Csm, di concerto con Giorgio Santacroce, presidente della Cassazione.
In precedenza era stato il voto sulla responsabilità civile dei magistrati che ha visto il governo battuto alla Camera su un emendamento della Lega Nord per 187 voti contro 180, a scatenare polemiche. Il testo deve arrivare al Senato, ma si sta lavorando perché venga modificato: se è vero che è una modifica chiesta più volte dall’Europa, è anche vero che così come è stato presentato, potrebbe portare a una limitazione nell’azione di giudizio. A gioire, in quell’occasione, era stata proprio Forza Italia che chiede da tempo questa norma, mentre Giorgio Napolitano ha difeso le toghe.
“L’affermazione e il riconoscimento del prestigio, dell’autorevolezza, della credibilità della magistratura, su cui poggia la fiducia dei cittadini e quella degli Stati non possono prescindere dal rispetto dei principi delle qualità, dei limiti che il ruolo del magistrato impone”, ha detto alla cerimonia di inaugurazione dell’Assemblea generale della rete europea dei Consigli di giustizia al Quirinale. L’indipendenza dei giudici non è un privilegio, ribadisce il Capo dello Stato. A gioire in quell’occasione è stata Forza Italia che da tempo chiede una norma sulla responsabilità civile dei magistrati.
Ora si lavora e in fretta, perché l’accelerazione impressa da Renzi non sembra si possa fermare. La riforma della magistratura è uno degli argomenti più delicati e il dubbio che sia la contropartita offerta a Forza Italia, che ne ha fatto un baluardo, in cambio delle altre riforme, viene a molti. Questo perché, nelle parole dello stesso premier, il PD è un “partito che laicamente affronta il tema della giustizia. Noi facciamo pulizia e siamo garantisti sul serio alla magistratura chiediamo di rispettare ogni norma a tutela dell’imputato”, ha scandito Renzi dall’assemblea del partito la scorsa settimana. I tempi stringono, anche per le toghe.
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