Bastano 35 anni di contributi per poter ricevere la pensione, ma solo per queste categorie.
La notizia del momento sembra essere questa: bastano 35 anni di contributi e meno di 62 anni di età per poter ricevere la pensione nel 2024, in seguito al via dell’Inps.
Pensione con 35 anni di contributi
Quando si parla di pensione sicuramente gli animi si accendono, poiché si parla di un tema caldo.
Ma soprattutto di un diritto dei lavoratori che spesso, per un motivo o per un altro si ritrovano a perdere la possibilità di ricevere la pensione anticipata o la pensione in tempo.
Ecco che spesso capita proprio questo: l’assegno della propria pensione non arriva per tempo e infatti slitta ai mesi successivi.
Tutto questo a volte capita a causa di sbagli che può commettere lo stesso pensionato quando inoltra la sua domanda per il pensionamento. Si parla sicuramente di sbagli che possono anche essere gravi e per questo andrebbero evitati. Può capitare, per esempio, di perdere tre mesi di pensione: cosa fare in questi casi.
Mettiamo il caso che si tratti di un lavoro di guardia particolare giurata, un lavoro questo che rientra nella pensione per i lavoratori notturni poiché si svolge per quasi tutto l’anno proprio di notte. Chi si trova in tale situazione sa che nel 2024 potrà ricevere la pensione per lavoro usurante, se si sono accumulati 35 anni di contribuzione e 63 anni di età.
Ma cosa succede se si presenta la domanda in ritardo? Sicuramente si perde l’assegno per diversi mesi. Ecco che a tal proposito bisognerebbe informarsi per bene al fine di ricevere la propria pensione nei tempi e nei modi corretti, se si è dei lavoratori notturni.
La domanda di certificazione del diritto alla pensione
La situazione che abbiamo descritto poc’anzi spesso accomuna molti.
Tante persone infatti rientrano nella categoria dei lavoratori usuranti e come si sa spesso ci si trova in queste situazioni a causa del proprio sistema e a causa di misure singolari come quelle che riguardano gli usuranti. Parliamo di uno scivolo in cui rientrano anche i lavoratori notturni.
Ovvero di una misura in deroga ai requisiti ordinari e per questo sono necessari vari adempimenti in forma preventiva circa la domanda di pensione. Se si parla di adempimenti non possiamo non parlare di quello fondamentale, ovvero la domanda di certificazione del diritto alla pensione.
Il lavoratore, dovrebbe richiedere al suo istituto previdenziale, ovvero l’Inps, il certificato del diritto al conseguimento della pensione.
Si tratta di un certificato che sicuramente conferma il diritto alla pensione e allo stesso tempo dà dalle informazioni al lavoratore stesso. Informazioni circa il fatto se questo diritto sussiste o meno.
Questo documento deve essere richiesto all’INPS e non deve essere confuso con l’ECOCERT che invece rappresenta l’estratto conto certificativo che altro non è che un documento importante se si parla della certificazione del diritto.
L’ECOCERT: che cos’è?
Ecco che anche l’Ecocert andrebbe richiesto, poiché può essere utile per il congelamento del diritto alla prestazione.
Come detto questo rappresenta un documento importante poiché è l’estratto conto certificativo. Una volta che l’Inps ce lo rilascia, potremo leggere i contributi che abbiamo versato.
Ecco che siamo in presenza di un documento contabile dei contributi che ogni lavoratore versa nel corso della sua carriera. L’nps con tale documento dà certificazione circa il montante del lavoratore alla data della sua richiesta.
L’estratto conto ordinario a volte non basta e per avere diritto alla pensione serve ben altro in alcune circostanze.
35 anni di contributi e meno di 62 anni per la pensione: ecco come fare
Torniamo all’esempio fatto a inizio articolo: la pensione a cui abbiamo fatto riferimento era quella anticipata e nello specifico in tal caso si parla di pensione anticipata in regime usuranti.
Questa è una misura che prevede la fine del proprio lavoro quando si sono compiuti 61 anni e 7 mesi di età e dopo aver totalizzato 35 anni di contribuzione.
E previsto inoltre un altro criterio, ovvero la quota 97,6. I primi due criteri citati sicuramente sono quelli minimi, sia quella anagrafica che quella a livello di contributi.
Come detto è necessario anche il raggiungimento della quota che altro non è che il risultato che si ottiene sommando età e contributi. Inoltre valide devono anche essere le frazioni di anno e si deve svolgere l’attività usurante per la metà della carriera o almeno in 7 dei 10 anni di carriera ultimi.
Lavoro notturno: chi ha diritto alla pensione anticipata
Parliamo del lavoro notturno: questo sicuramente è un lavoro usurante e quindi rientra nel pensionamento anticipato con lo scivolo di cui abbiamo parlato prima.
Per un lavoratore notturno bisogna procedere facendo dei calcoli ben precisi, ovvero contando le notti in cui si è lavorato ogni anno. In tal senso si parla di anno lavorativo: se per esempio si è stati assunti nel mese di luglio, bisogna calcolare le notti lavorate a partire dal giorno dell’assunzione a luglio dell’anno dopo.
Per poter raggiungere la quota 97,6 per ciascun anno di lavoro, sono necessari minimo 78 notti lavorate per anno. Si parla di un lavoro che è svolto in una determinata fascia oraria: ovvero dalle 24 alle 5.
Se si considera il lavoro notturno per un periodo per anno che comprende tra 72 e 77 notti, si è in presenza di una quota che arriva a 98,6.
Mentre si raggiunge una quota 99,6 se si svolgono tra le 64 e le 71 notti di lavoro per anno. Chi non riesce a rispettare tali soglie in minimo 7 anni degli ultimi 10 di lavoro o per la metà della propria carriera lavorativa, non è da considerare come lavoratore notturno e dunque non può ottenere il diritto alla pensione.
La domanda di certificazione: quando va richiesta
Ora la domanda riguarda un aspetto in particolare: cosa occorre fare affinchè non si possa perdere il diritto alla prestazione a partire dalla data di decorrenza spettante?
Sicuramente è utile procedere alla presentazione della domanda di certificazione del diritto alla pensione e questa va inoltrata l’anno prima del pensionamento.
Se si matura il diritto alla pensione nel 2024, la domanda va fatta all’INPS entro il 1° maggio del 2023.
Solamente in questo modo si può avere il diritto alla pensione a partire dalla data in cui si sono maturati i requisiti, nonchè dal primo giorno del mese che segue questo.
Se presenterete in ritardo la domanda, ovviamente la decorrenza della pensione non potrà che slittare. La domanda della pensione vera dovrà essere presentata proprio a ridosso della maturazione di tali requisiti.
Presentare la domanda di certificazione in ritardo: conseguenze
Se si presenta la domanda entro il 1° giugno con un ritardo di un mese, la decorrenza della sua pensione allo stesso modo slitterà di un mese.
Se si fa un ritardo di 3 mesi, ovvero fino a Agosto 2023, si perderanno un paio di mesi di pensione. In presenza di ritardi più grandi si passerà a 3 mesi di decorrenza posticipata.
La misura di cui abbiamo parlato non prevede delle risorse senza limiti. Ogni anno lo scivolo prevede dei finanziamenti con specifiche risorse economiche. Se le domande saranno inoltrate in ritardo, il rischio è di rimanere accorti di pensione proprio perché le risorse possono esaurirsi.
Ecco che la decorrenza subirebbe uno slittamento all’anno dopo.
In tutto questo è da considerare che per le domande tardive bisogna attendere la riunione a fine anno della commissione INPS che tiene il conto delle risorse che si possono utilizzare per tale misura.