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La pensione di vecchiaia e di anzianità sono due prestazioni economiche che vengono spesso confuse. Ma in realtà presentano delle differenze significative che in questo post intendiamo approfondire, facendo ampio ricorso ad esempi per rendere la spiegazione il più semplice possibile.
Prima di procedere all’esame delle differenze è necessario fare una premessa. Si può arrivare alla pensione di anzianità e di vecchiaia se si rispettano due requisiti: il raggiungimento di una certa età e di un certo numero di anni di contributi versati.
In linea generale, per ottenere la pensione di vecchiaia è necessario avere almeno 66 anni e 7 mesi di età oltre ad aver versato almeno 20 anni di contributi. Queste condizioni valgono per l’anno in corso e riguardano i soggetti in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995. Dal 2013 poi sono entrate in vigore le norme che innalzano automaticamente i requisiti di età per raggiungere la pensione di vecchiaia in base all’allungamento dell’aspettativa di vita.
I soggetti per i quali il primo accredito contributivo è avvenuto dopo il 1° gennaio 1996, possono conseguire il diritto alla pensione di vecchiaia con le stesse condizioni se l’importo della pensione maturata è pari almeno a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale – L’importo dell’assegno sociale è pari a 448,07 euro per tredici mensilità, e quindi l’importo della pensione maturata dovrebbe essere superiore a circa 673 euro. Se non raggiungono questo importo di pensione devono continuare a lavorare fino ai 70 anni. Chi raggiunge questa età può andare in pensione di vecchiaia con una contribuzione almeno di 5 anni – sia essa obbligatoria, volontaria o da riscatto.
Esistono dei canali di uscita anticipata che riguardano ad esempio chi ha lavorato nel comparto della difesa, della sicurezza o del soccorso pubblico, o chi fa e ha fatto lavori usuranti. Da ricordare poi che se si ha intenzione di ritirarsi dal lavoro in anticipo rispetto all’età della pensione di vecchiaia, è possibile fare ricorso all’APE sociale – consente di andare in pensione a partire dai 63 anni a chi rientra nelle 15 categorie di lavori gravosi -, o all’APE volontaria – in quest’ultimo caso si tratta di un prestito bancario di durata ventennale che dovrebbe rappresentare un anticipo della pensione futura, e che ridurrà l’importo della pensione che percepiremo.
Cosa significa tutto questo? Che con l’attuale quadro normativo, una persona di 58 anni con 37 anni di contributi orientativamente potrà andare in pensione di vecchiaia nel 2028. Invece un soggetto di 61 anni e mezzo, con 35 di contributi, potrà andare in pensione di vecchiaia orientativamente nel 2023. Visto che nel settore delle pensioni di vecchiaia abbondano le eccezioni, per valutare più precisamente la propria situazione è sempre consigliabile rivolgersi ad un patronato oppure ad applicazioni come l’App Inps pensione futura.
La pensione di anzianità può essere confusa con la pensione di vecchiaia, ma rappresenta invece un trattamento che è stato abolito con l’entrata in vigore della cosidetta riforma Fornero delle pensioni – l’unica forma residua prevista era l’Opzione Donna (non prorogata nel 2018) e l’accesso alla pensione in regime di Salvaguardia – per essere sostituita dalla pensione anticipata.
Prima dell’avvento del governo Monti, si poteva accedere alla pensione di anzianità se si era in possesso di un determinato ammontare di contributi – al massimo 40 anni -, oppure se si arriva ad una determinata quota (una determinata cifra) derivante dalla somma dell’età e degli anni di contributi versati. Questi requisiti, sono ancora applicabili per l’accesso alla pensione con le normative di Salvaguardia. Si tratta di un accesso a numero chiuso, che viene riservato a categorie ristrette di lavoratori che potevano andare in pensione a determinate scadenze.
La pensione di anzianità è ritornata ad essere un argomento di discussione perché la Lega ed il Movimento 5 Stelle puntano all’abolizione della Riforma Fornero, per sostituirlo con la quota 100 e la quota 41.
Nel primo caso si potrebbe andare in pensione di vecchiaia se la somma dell’età e degli anni di contributi versati raggiunge la quota 100. Per fare qualche esempio, per cui si potrebbe ottenere la pensione di vecchiaia con 65 anni di età e 35 di contributi, 64 e 36, 63 e 37, e così via. Con la quota 41, si potrebbe ottenere la pensione una volta raggiunti i 41 anni di contributi versati, a qualunque età. Anche Liberi e Uguali – il movimento politico guidato da Pietro Grasso -, ha messo nero su bianco nel programma elettorale la volontà di rivedere la Riforma del 2011 – non ha specificato però in che modo. All’interno del Pd, le posizioni sono molto più sfumate, l’ex-ministro del lavoro Cesare Damiano parla di continuazione dell’opera di revisione della riforma Fornero, che provveda ad esempio che con 41 anni di contributi versati si possa andare comunque in pensione. Resta da vedere poi, quanto in realtà sia possibile fare.
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