Chi guadagna uno stipendio da 1000 euro al mese non ha un futuro roseo davanti per quanto riguarda la pensione. Ecco perché.
Brutte notizie per i lavoratori che guadagnano 1000 euro al mese senza prospettive di aumento: la vostra pensione potrebbe diventare un problema. A causa del calcolo contributivo, infatti, potreste percepire una pensione davvero irrisoria. Ancora peggio, si rischia di non riuscire ad accedere alla pensione a 67 anni, ma dover aspettare di compierne 71. Scopriamo come funziona e cosa si può fare.
Come abbiamo appena accennato, il calcolo attualmente impiegato per determinare l’importo della pensione è quello contributivo. Secondo questo metodo di calcolo, a determinare l’ammontare della pensione è l’insieme degli stipendi percepiti durante la propria carriera lavorativa.
Questo vuol dire che minore è lo stipendio che si percepisce, minore sarà la pensione. E oltre ad essere un problema dal punto di vista del guadagno, accumulare un importo non adeguato potrebbe anche impedire l’accesso alla pensione.
Si tratta quindi di un problema serio, che purtroppo coinvolge sempre più lavoratori. I dati ISTAT risalenti al 2021, infatti, dipingono un quadro davvero triste per quanto riguarda gli stipendi dei lavoratori italiani. Secondo quanto riportato, 1 stipendio su 3 era sotto i 1000 euro. E non possiamo illuderci che ad oggi, nel 2023, le cose vadano meglio.
Questa è una delle motivazioni dietro il taglio del cuneo fiscale prodotto dal Governo negli ultimi mesi, misura che comunque non risolve definitivamente il problema. Soprattutto perché tagliare il cuneo fiscale non incide sulle pensioni.
Questo tipo di taglio infatti non riguarda l’importo lordo degli stipendi. Ciò vuol dire che i contributi versati saranno gli stessi, anche se in gran parte versati dallo Stato.
Quanto può pensare di guadagnare quindi, una volta andato in pensione, un lavoratore che ad oggi ha uno stipendio da 1000 euro al mese? Per comprenderlo, rispolveriamo qualche nozione di base su come si calcola la pensione.
Abbiamo anticipato che coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 sono soggetti al calcolo contributivo della pensione. Come funziona? Per la durata degli anni di lavoro, viene messo da parte sotto forma di contributi il 33% della retribuzione lorda, per quanto riguarda i lavoratori dipendenti.
Questo 33% viene rivalutato annualmente in base al coefficiente di capitalizzazione, calcolato al variare del Pil nominale, ogni 5 anni. In questo modo si crea quindi il montante contributivo, dato proprio dai contributi messi da parte e rivalutati.
A questi contributi si applica un coefficiente utile a trasformarli in pensione. Più si ritarda la pensione, più il coefficiente cresce. L’importo della pensione spettante a un lavoratore, quindi, dipende in grande misura da 2 fattori principali: gli anni di carriera e l’età in cui si va in pensione.
Di conseguenza, un lavoratore che percepisce per un anno uno stipendio di 1000 euro netti guadagnerà 14.200 euro lordi. Questa cifra consente di versare circa 4.686 euro di contributi.
Lavorando per 20 anni con questo tipo di stipendio, il lavoratore in questione accumulerà 93 mila euro sotto forma di contributi, i quali aggiungendo aumenti e ricalcoli potrebbero sfiorare i 100 mila euro.
Un montante contributivo del genere consentirebbe di percepire una pensione ordinaria di vecchiaia annua pari a 5.723 euro. Che diventano 5.931 euro se si dovesse decidere di ritardare di un anno la pensione, andandoci a 68 anni.
Ciò significa che il lavoratore in questione percepirebbe ogni mese una pensione da 440 euro, una cifra sotto il limite della pensione minima. Una possibile soluzione potrebbe essere lavorare più a lungo, almeno per 30 anni. Ciò consentirebbe di percepire una pensione ordinaria di vecchiaia di 660 euro al mese, che comunque non è molto.
Comunque, c’è un problema anche più grande. Con un importo così basso, infatti, si rischia persino di non poter accedere alla pensione a 67 anni, ma di slittare a 71.
Questo a motivo di un cavillo burocratico secondo il quale chi ha iniziato a lavorare successivamente al 1° gennaio 1996 deve raggiungere una pensione che sia pari almeno a 1,5 volte l’assegno sociale annuo. Ad oggi, questo significa raggiungere una pensione di almeno 9.813,76 euro all’anno, cioè circa 817 euro al mese.
Obiettivo praticamente irraggiungibile per chi è destinato a percepire uno stipendio fisso di 1000 euro al mese. Cosa succede in questo caso? Questi lavoratori potrebbero andare in pensione utilizzando l’opzione contributiva della pensione di vecchiaia, cioè a 71 anni e con 5 di contributi.
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