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Il piano del governo Conte per superare la legge Fornero prevede misure scaglionate nel tempo e una priorità: arrivare già nel 2019 ad un pensionamento con la quota 100.
Il governo Lega-M5S sta prevedendo di introdurre nella prossima legge di bilancio il pensionamento con la famigerata quota, con almeno 64 anni di età e 36 di contribuzione, mentre la quota 41 – ovvero la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi a qualunque età, contro i 43 anni e 3 mesi per gli uomini e i 42 anni e 3 mesi per le donne a legislazione vigente – dovrebbe vedere la luce solo in un secondo momento – non ancora identificato. Poco si sa anche di altri due punti della riforma pensioni che interessano i pentastellati: la proroga di “opzione donna” e il congelamento dell’automatismo che adegua i requisiti di pensionamento alla speranza di vita.
Lo stesso Matteo Salvini ha dato forza a questa ipotesi, quando ha lasciato intendere alla trasmissione Porta a porta che sarebbe prioritaria la quota 100 rispetto alla quota 41.
Resta da capire come verrà finanziata la quota 100. Il contratto di governo firmato da Lega e M5S prevede che per la riforma della legge Fornero vengano stanziati 5 miliardi di euro l’anno. Questo significa che con ogni probabilità verranno cancellate sia l’Ape volontaria che l’Ape social, misure che permettono oggi ad alcune categorie di lavoratori di andare in pensione a 63 anni. Il risultato sarebbe quello di penalizzare diverse categorie svantaggiate, perché in molti potrebbero essere costretti ad aspettare il compimento del 67 anno di età per andare in pensione.
Vale la pena di ricordare che con la quota 100, chi andrà in pensione avrà la possibilità di lasciare prima il lavoro, ma dovrà aspettarsi un assegno più basso. Tutte le proiezioni confermano una penalizzazione sulla pensione che colpiranno in particolare i lavoratori che andranno in pensione con il sistema contributivo. Difficile fare previsioni precise finché non ci sarà un’idea più chiara dei cambiamenti che verranno apportati alla riforma Fornero.
In particolare bisognerà vedere quali saranno i coefficienti di trasformazione da applicare al montante contributivo del lavoratore per i 64enni che andranno in pensione a quota 100. Potrebbero esserci brutte sorprese – anche se il ricalcolo dovrebbe essere meno penalizzante di quello conosciuto con la sperimentazione “opzione donna” (gli assegni potevano essere di un terzo inferiori a quelle erogate a chi andava in pensione normalmente).
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