A chi spettano le pensioni d’oro in Italia? L’ammontare annuale delle circa 30mila pensioni d’oro che lo Stato italiano provvede a pagare alla casta di onorevoli deputati, assessori e giudici si aggira in media tra i 40 mila e i 200 mila euro. Ma chi sono nel dettaglio queste migliaia di pensionati d’oro? Con il termine ‘pensioni d’oro’ ci si riferisce a tutti quegli emolumenti erogati dalla previdenza al personale della Camera e del Senato, e cioè i vitalizi spettanti agli ex deputati e senatori non più in carica, ma che hanno maturato il diritto di ricevere tale somme, ma parliamo anche delle pensioni dei dipendenti della Regione Sicilia, e di tutti gli ex consiglieri regionali italiani. Nell’elenco ci sono anche le pensioni del personale della presidenza della Repubblica, le pensioni dei dipendenti e degli ex giudici della Corte Costituzionale.
”L’autonomia della politica”Nonostante ci sia una legge che sancisce il dovere e l’obbligo di trasmettere al Casellario centrale della previdenza tutti i dettagli che riguardano queste pensioni, in realtà, nella prassi, la politica ha sempre avuto un occhio di riguardo per questi soggetti, esclusi di fatto – grazie al principio di autonomia sancito dalla Costituzione – dalle riforme e dai tagli che invece hanno coinvolto, anche in maniera drastica, gli altri cittadini italiani. Sulla base di ciò, nel corso degli anni i parlamentari hanno cambiato regole a loro vantaggio. Come ricorda anche il Corriere, in passato, gli onorevoli potevano andare in pensione a 60 anni dopo una sola legislatura (anche in caso di scioglimento anticipato delle camere). Solo dal 2012 l’età di pensionamento è stata portata a 65 anni con l’obbligo di 5 anni effettivi di legislatura (con possibilità di scendere a 60 ani per ogni anno in più di presenza in Parlamento). Un’assurdità se si pensa che i comuni cittadini devono avere compiuto 66 anni e sette mesi per poter andare in pensione (o devono avere lavorato per 42 anni e 10 mesi per chiedere la pensione anticipata).
Quanto ci costa la casta?Come se non bastassero gli stipendi già particolarmente alti riservati ai dipendenti pubblici, questi cittadini privilegiati portano a casa pensioni davvero incredibili. Un po’ di luce sui dati reali ma difficilmente reperibili l’ha fatta Alberto Brambilla, esperto di pensioni ed ex presidente del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale presso il ministero del Lavoro (istituito nel 95 e chiuso nel 2012). Nonostante non abbia il sigillo di ufficialità, il rapporto diffuso dal centro studi di Itinerari previdenziali di Brambilla fotografa per la prima volta i contorni di questo sistema previdenziale parallelo, definito ”l’altro”, al cui peculiarità sta nella mancanza di trasparenza e dati visionabili. In effetti Presidenza della Repubblica, Camera e Senato seguono regole pensionistiche proprie, auto-approvate dagli stessi onorevoli, che non sono tenuti a diffondere i dati relativi alle loro pensioni, così come la Regione Sicilia che si approvvigiona a fondi sostitutivi fuori dall’Inps. Stesso discorso vale per la Corte costituzionale che segue un regolamento interno, come anche gli agenti marittimi, al cui previdenza viene gestita tramite il Fondo agenti marittimi ed aerei, con sede a Genova.
Riassumendo: le cifre delle 29.725 pensioni d’oro italiane sono le seguenti:
- 200 mila euro vanno ai 29 ex giudici costituzionali (16.666 al mese)
- 91 mila euro vanno ai vitalizi di Camera, Senato e Regioni (7.583 al mese)
- 68.200 euro vanno ai pensionati della Consulta (5.683 al mese)
- 55 mila euro vanno agli ex dipendenti del Parlamento e del Quirinale (4.583 al mese)
- 40 mila euro vanno ai 16.377 pensionati della Regione Sicilia (3.338 euro al mese)
Per un valore totale di oltre un miliardo e mezzo l’anno.