Sul fronte delle pensioni, il governo ha deciso di rimandare a settembre gli incontri con le parti sociali per stabilire le nuove condizioni relative all’Opzione Donna e all’Ape Social.
L’incontro con le parti sociali è fissato per il prossimo 5 settembre: il governo potrà definire le nuove condizioni per accedere all’anticipo previdenziale per l’anno 2024. È probabile che sia ampliata la platea di beneficiari e sia previsto un abbassamento della variabile anagrafica. Bisognerà tenere conto anche della copertura finanziaria e delle risorse destinate dal governo nella prossima Legge di Bilancio.
L’ultimo incontro tra il governo e le parti sociali non ha chiarito quali siano i dubbi sul futuro delle misure di anticipo previdenziale. Il prossimo incontro con le parti sociali è fissato in data 5 settembre, come previsto dal ministro del Lavoro. L’esecutivo e le parti sociali discuteranno sulle condizioni di accesso alle misure previdenziali: Opzione Donna e Ape Sociale.
Quali sono le ipotesi ed i possibili cambiamenti che verranno apportate alle due misure di anticipo pensionistico? I sindacati puntano a ripristinare i requisiti in vigore nel 2022, ovvero 58 anni per le dipendenti, 59 per le autonome e un’anzianità contributiva pari a 35 anni.
Altra ipotesi allo studio riguarda la possibilità di uscire dal mercato occupazionale a 60 anni, venendo ad allargare la platea delle beneficiarie delle due misure di anticipo previdenziale. Il requisito anagrafico dei 60 anni dovrebbe essere raggiunto senza fare alcuna distinzione tra chi ha figli e non. Ad oggi potevano ritirarsi dal mercato occupazionale in anticipo sono le invalide civili e le caregivers.
Altra misura previdenziale allo studio è assimilabile a quello dell’Ape Social: l’anticipo previdenziale sarebbe accessibile a partire da 60 anni e non da 63 anni, come previsto attualmente. Uno dei temi più insidiosi è quello relativo alla flessibilità, per questo il governo punta a prorogare Quota 103 nel 2024, anche se è possibile che sia revisionata.
Una delle ipotesi allo studio è quella di Quota 41 per i soli contributivi. Si tratta di una misura previdenziale che sarà attivata a partire dall’anno 2025. Quota 41 consente di ritirarsi dal mercato occupazionale indipendentemente dall’età, avendo raggiunto i 41 anni e 10 mesi per le donne e i 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini.
Il governo punta forte su Quota 41 per i soli lavoratori contributivi affinchè i lavoratori possano smettere di lavorare in anticipo senza rischiare di essere penalizzati mediante l’erogazione di una pensione decurtata. Grazie al sistema contributivo si tiene conto dell’anzianità contributiva, ovvero del montante dei contributi previdenziali versati negli anni di lavoro. tale misura di anticipo previdenziale comporterebbe un costo di circa 4 miliardi di euro all’anno con punte che possono raggiungere i 9 miliardi di euro.
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