Fa il suo ritorno Quota 102, anche se si inizia a parlare anche di Quota 103.
Sembra che sia intenzione del governo abbinare la Quota 41 ad un limite di età.
Il governo Meloni è al lavoro su diverse ipotesi tra cui non manca quella di un anticipo tra i 61 e 63 anni di età in cui sono stati versati tra i 40 e i 41 anni di contributi.
Sembra che il nuovo governo sia al lavoro per fare in modo che da gennaio si impedisca l’uscita a coloro che hanno raggiunto 67 anni di età dando così loro la possibilità di continuare a restare al lavoro avendo però uno stipendio molto più alto.
Si tratta di una misura che molto probabilmente sarà inserita all’interno della prossima legge di bilancio e che avrà un costo pari a 30 miliardi di euro. Una misura che sarà coperta dal Tesoretto di Mario Draghi per 21 miliardi di euro. Ulteriori informazioni saranno poi rilasciate nel momento in cui verrà resa pubblicata la Nadef.
E così circa 90.000 persone potranno utilizzare alcuni incentivi nel caso in cui decideranno di continuare a lavorare. Questi potranno ottenere dei contributi aggiuntivi allo stipendio che percepiscono mensilmente.
E’ questo un esecutivo il cui scopo è quello di evitare lo Scalone della legge Fornero così che, durante il primo mese del nuovo anno, si possa ottenere uno stipendio molto più alto per coloro che scelgono di continuare a lavorare.
Attualmente le norme descrivono uno scenario abbastanza negativo in cui nessuno può andare in pensione prima di aver raggiunto 67 anni insieme ad almeno 20 anni di contributi.
Nello stesso momento si sta valutando anche la situazione su Quota 41 ordinaria, che permette di andare in pensione a 41 e 42 anni e 10 mesi di contributi senza nessun limite di età.
A questo punto in molti si stanno chiedendo quale sarà la regola che andrà in vigore per il prossimo anno.
Per il momento l’unica cosa certa è che sta per finire il periodo di quota 100 e 102 e che si sta iniziando a parlare di quota 103.
È ancora sul tavolo quindi la riforma delle pensioni. Numerose sono le proposte che si stanno avanzando mentre non mancano nemmeno le risorse necessarie per realizzarle.
Infatti, per il piano pensionistico del 2023, è stato messo a disposizione un miliardo di euro.
Tra le varie ipotesi quelli che appaiono più insistentemente sono “Opzione tutti” in cui si dà la possibilità di andare in pensione anticipata mentre si parla anche di introduzione di un tetto massimo di età per quota 41.
Matteo Salvini ha addirittura confermato la presenza di una simulazione di “Quota 41 con 61 o 62 anni d’età, senza penalizzazioni”.
Insomma, si parla di una specie di quota 103. Con quota 41, l’età minima per smettere di andare al lavoro e andare in pensione è di 41 anni di contributi con 62 anni compiuti.
Si tratta quindi di una mossa che andrà a ridurre molto il costo della misura stessa. Inoltre, attraverso questa decisione, saranno 41 gli anni di contributi che tutti dovranno versare prima di andare in pensione, senza tenere conto di nessun limite di età.
Si parla inoltre anche di una quota 102 flessibile in cui si fa riferimento ad un pensionamento in un lasso di tempo tra i 61 e 66 anni in cui sono stati versati 35 anni di contributi a patto che la somma dia come risultato sempre 102.
Attraverso la quota 102 ordinaria per il momento è prevista la pensione a 64 anni con 38 anni di contributi.
La versione inedita a cui si sta studiando adesso sembra che vada ad unire il pensionamento tra i 61 e 66 anni di età e con contributi che partono da un minimo di 35 fino ad un massimo di 41 anni.
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