Al centro del dibattito del governo e delle forze sindacali c’è il dossier sulle pensioni. A breve scadrà la misura Quota 103, mancano le coperture finanziarie di Quota 41 ed è allo studio una nuova misura, Quota 96.
Il tema delle pensioni è sempre al centro dell’attenzione dell’esecutivo, che mira ad introdurre misure previdenziali volte ad evitare la crisi del welfare italiano. Dall’altra parte ci sono le forze sindacali che puntano a tutelare i lavoratori e mirano ad introdurre una pensione di garanzia per i giovani. Senza alcuna risposta da parte dell’esecutivo, la Cgil minaccia la mobilitazione. Intanto, il governo è al lavoro prima della pausa estiva per discutere e decidere sulle possibili misure previdenziali. Le forze sindacali chiedono maggiore flessibilità e chiedono di poter uscire a partire dai 62 anni. Scopriamo in questa guida quali sono le possibili ipotesi allo studio da parte del governo.
L’esecutivo ha incontrato le forze sindacali, che richiedono l’introduzione di una pensione di garanzia per i giovani e maggiore flessibilità per uscire dal mercato occupazionale. Ci sono diverse ipotesi allo studio da parte del governo. Ecco quali sono.
La misura previdenziale Quota 103 sta per scadere e i requisiti necessari devono essere maturati entro la fine dell’anno. E dopo Quota 103? Quota 103 lascerà il posto a Quota 41 per tutti i lavoratori. Quest’ultima misura previdenziale prevede l’uscita anticipata dal mercato occupazionale con 41 anni di anzianità contributiva, a prescindere dall’età raggiunta. Per realizzare questa misura mancano le coperture finanziarie: il primo anno di attivazione avrebbe un costo pari a 4 miliardi di euro e in un decennio potrebbe prevedere un esborso pari a 75 miliardi di euro.
Al momento sembra che Quota 41 per tutti sia insostenibile dal punto di vista finanziario. La proposta finanziariamente realizzabile dall’esecutivo è quella proposta dal presidente dell’Inps: una pensione con doppia velocità, un assegno decurtato fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia e successivamente un trattamento previdenziale “pieno”, a partire dai 67 anni.
Allo studio da parte del governo c’è anche Quota 96, che la legge Fornero aveva abolito. Questa misura previdenziale prevede l’uscita anticipata una volta compiuti 61 anni e avendo maturato un’anzianità contributiva pari a 35 anni. Questa misura previdenziale è riservata a tutti coloro che espletano lavori usuranti.
Secondo i dati a disposizione dell’Inps, nel primo semestre dell’anno corrente sono state erogate oltre 370mila nuove pensioni. Si è registrato un calo di quasi 17 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nel 2022 le pensioni decorrenti sono state oltre 850mila. Anche l’importo medio dell’assegno previdenziale ha subito un calo da 1180 euro a 1168 euro dallo scorso anno all’anno corrente.
Il calo è davvero notevole per le pensioni anticipate a seguito dell’esaurimento di Quota 100 e Quota 102. Anche le pensioni erogate al pubblico impiego sono calate nel corso del primo semestre dell’anno 2023. Sono state erogate quasi 43mila nuove pensioni anticipate a fronte di oltre 63mila assegni previdenziali nei primi sei mesi dell’anno 2022.
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