Pensioni: le quattro ipotesi al vaglio per non ritornare indietro al sistema alla base della Legge Fornero.
Dal 1° gennaio 2023 si ritornerà alla Legge Fornero se, nel frattempo, non si troveranno strade alternative per la questione delle pensioni. Al vaglio, ci sono quattro ipotesi: nello specifico, infatti, si è discusso di quota 41, premi e penalizzazioni, di una rivisitazione di Opzione Donna e proroga e nuova riforma. Ecco in cosa consistono tutte le alternative prese in considerazione.
La domanda che ci si pone, in relazione alle pensioni, è la seguente: si ritornerà alla Legge Fornero. La risposta è “sì”, ma solamente se non si troveranno strade alternative per quel che concerne la questione previdenziale.
Dal 1° gennaio 2023 si ritornerà alla Legge Fornero se, nel frattempo, non si troveranno strade alternative per la questione delle pensioni.
Al vaglio, ci sono quattro ipotesi: nello specifico, infatti, si è discusso di quota 41, premi e penalizzazioni, di una rivisitazione di Opzione Donna e proroga e nuova riforma. Ecco in cosa consistono tutte le alternative prese in considerazione.
Iniziamo con Quota 41. tale quota potrebbe essere legata a una specifica soglia anagrafica, al fine di diminuirne i costi che potrebbero ammontare, in totale, a 4 miliardi dal primo anno di attuazione.
Un’altra opzione, che potrebbe essere considerata, è quella delle penalizzazioni e dei premi. Tale misura comporterebbe una uscita dal mercato del lavoro con 35 anni di contributi e 62 anni di età, ma non solo. Ci sarebbero anche delle penalizzazioni della quota retributiva al di sotto dei 66 anni d’età. I premi, invece, scatterebbero dai 66 anni.
Si è discusso anche di una correzione di Opzione Donna, che porterebbe le lavoratrici ad andare in pensione a 58 anni – 59 nel caso di quelle autonome – con 35 anni di contributi con ricalcolo contributivo dell’assegno, con una riduzione dell’importo finale che si aggira intorno al 20-25%.
L’opzione potrebbe anche essere estesa alla platea maschile, con una soglia di età più alta, fissata a 62 anni.
Infine, ci sarebbe l’ipotesi legata a proroga e nuova riforma. In tal senso, si attuerebbe una proroga di Opzione Donna e Ape Sociale, con un successivo intervento effettuato previo confronto con i sindacati al fine di riformare il sistema pensionistico con un decreto specifico.
Sarà, dunque, il nuovo governo a delineare il percorso che si intraprenderà in tal senso. Al nuovo esecutivo, infatti, sarà affidato tale compito, come molti altri presenti in agenda.
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