Sul tema pensioni le news più importanti arriveranno dopo l’incontro del prossimo due novembre tra Paolo Gentiloni e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. In quella data si discuterà ancora del possibile stop del meccanismo automatico di aumento dell’età pensionabile in base alla crescita dell’aspettativa di vita. Dopo la conferma da parte dell’Istat di un innalzamento dell’aspettativa di vita degli italiani pari a cinque mesi, il possibile aumento dell’età per andare in pensione di vecchiaia non va giù a molti. Intanto gli esperti tracciano i possibili scenari dell’entrata in pensione dal 2019, quando la soglia dell’età pensionabile sarà di 67 anni invece degli attuali 66 anni e 7 mesi. Quasi tutti concordano nel dire che non tutti i lavori sono uguali, quindi per alcune categorie di lavoratori l’innalzamento potrebbe anche essere dichiarato non valido. Vediamo quali sono le categorie per cui potrebbe non scattare l’aumento dell’età pensionabile.
ADEGUAMENTO ETA’ PENSIONABILE: NECESSARIO IL RINVIO DEL MECCANISMO
“Non tutti i lavori sono uguali. E non tutti i lavoratori hanno la stessa aspettativa di vita per le mansioni che fanno. Le norme volute dal governo Berlusconi e poi modificate dal governo Monti sull’aumento automatico dell’età pensionabile vanno riviste. Per questo serve un rinvio dell’entrata in vigore del meccanismo”, afferma il vicesegretario del Pd, Maurizio Martina. “I tempi per una discussione parlamentare a partire dalle commissioni preposte ci sono tutti ed io credo sia giusto prendersi tutto lo spazio utile per aggiornare questa decisione anche alla luce di nuove valutazioni”, aggiunge.
L’APE SOCIAL INDIVIDUA I LAVORI GRAVOSI
Tra i punti della riforma delle pensioni ricordiamo l’Ape social per i lavoratori che fanno mestieri usuranti, e che quindi hanno diritto alla pensione anticipata. La lista di questi lavori usuranti o gravosi potrebbe tornare sul tavolo della trattativa tra governo e sindacati per decidere quali sono le categorie di lavoratori da esentare dalle regole dell’innalzamento dell’età pensionabile. In particolare parliamo di:
1) Addetti alla cura di persone non autosufficienti
2) Maestri di asilo nido e scuola dell’infanzia
3) Addetti allo spostamento merci e facchini
4) Infermieri o ostetriche che operano su turni
5) Macchinisti e personale viaggiante
6) Guidatori di gru o macchinari di perforazione nei cantieri
7) Conducenti di camion o mezzi pesanti
8) Addetti alla concia di pelli e pellicce
9) Operai edili
10) Operatori ecologici
11) Addetti ai servizi di pulizia
Va inoltre sottolineato che lo stop all’adeguamento dell’età pensionabile in base all’aspettativa di vita è già stato applicato con la legge di Stabilità 2016 agli operai che lavorano in galleria, cava, miniera o altoforno.
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LANDINI CHIEDE UN CAMBIO DI PASSO
Come già prima dell’estate scorsa, quando aveva lanciato la mobilitazione a riguardo, Maurizio Landini rilancia: “Non stiamo chiedendo un rinvio” dell’innalzamento dell’età pensionabile ma “il blocco, noi chiediamo che si cambi sistema” precisa il segretario Fiom. “L’impegno che il governo si era preso l’anno scorso prevedeva l’introduzione di una pensione di garanzia contributiva, per i giovani ma non solo. Chiediamo flessibilità sull’uscita, e una pensione di anzianità. Abbiamo chiesto di discutere di previdenza complementare”. Landini ricorda che “abbiamo chiesto di riconoscere le pensioni di cura, sia per donne che per uomini. E va separata la previdenza dall’assistenza”.
E sul futuro esecutivo chiarisce: “Per me, qualsiasi governo ci sarà, se le pensioni non sono cambiate bisogna cambiarle. Io non guardo a quale governo c’è. Guardo gli interessi delle persone che devo rappresentare. Dobbiamo dare un segnale che si inizia a cambiare una legge sbagliata, come è stata la legge Fornero”. E ancora: “La legge Fornero non sta in piedi, è servita per fare cassa: ha prodotto diseguaglianze che vanno affrontate”.
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CUPERLO CHIEDE UN ATTO DI BUON SENSO
“Bloccare l’automatismo sull’aumento dell’età pensionabile: prima che una scelta di merito è un atto di buon senso. Il meccanismo che trasferisce per tutti l’incremento dell’aspettativa di vita sull’età della pensione è un’offesa alla vita di troppe persone. Fare il manovale non è la stessa cosa che occupare una cattedra all’università. Bene dunque le parole del ministro Martina e giusto accogliere il grido d’allarme dei sindacati. Al primo gennaio 2019 mancano parecchi mesi ma è adesso che bisogna prendere una posizione chiara se vogliamo restituire un po’ di fiducia a chi rischia di perderla del tutto”. Così, in una nota, Gianni Cuperlo.
PER RENZI IL BUON SENSO E’ RIMANDARE
Sull’anticipo pensionistico Matteo Renzi dice la sua, sperando di lasciare la patata bollente al nuovo esecutivo: “il Pd ha chiesto, come i sindacati e i lavoratori, siccome c’è commissione che sta studiando se veramente si è allungata l’aspettativa di vita, anzichè decidere 31 dicembre aspettiamo 6 mesi in più magari si può trovare una soluzione alternativa”. “Però anche su questo è una polemica costante – prosegue – Si tratta di una proposta di buon senso, sono d’accordo quasi tutti, e Padoan non deve sborsare un centesimo. Spero che si possano incrociare le esigenze legittime di chi fa un lavoro usurante”.
ELSA FORNERO RISPONDE ALLE CRITICHE ALLA SUA RIFORMA
L’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero ha commentato la questione rispondendo alle critiche che da anni investe la riforma che porta il suo nome. A chi in ambito politico e sindacale le attribuisce la responsabilità di aver legato, con la sua riforma previdenziale, l’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, ha risposto: “Nessuna riforma nasce perfetta e io ricordo che noi fummo costretti a vararla in 20 giorni. Ma se c’era la necessità di cambiare qualcosa, dopo cinque o sei anni le cose potevano essere aggiustate”.
L’economista ha anche ribadito la genesi del provvedimento: “Noi non avevamo previsto la pensione a 67 anni – spiega Elsa Fornero – semplicemente abbiamo dato attuazione ad una legge che era stata introdotta dal governo Berlusconi e dunque con i ministri Tremonti e Sacconi e che dice in modo semplice: se si vive di più, si lavora di più. Detto questo trovo giusto pensare a correttivi per quei lavoratori meno fortunati: chi ha iniziato presto o svolge attività più gravose, oppure ancora le donne che hanno avuto figli”.
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