Pensioni: ultima ora sul fronte delle manifestazioni di protesta dei pensionati contro il governo. La data dell’appuntamento è Giovedì 6 luglio 2017:dalle ore 10 alle ore 13 si terrà una manifestazione a Roma, davanti al Parlamento, per difendere sanità, pensioni e diritti sociali. La giornata di protesta è promossa dal CONUP-Coordinamento Nazionale Unitario Pensionati di oggi e di domani, sigla di cui fanno parte anche diversi sindacati di base e aree sindacali confederali, che parteciperanno alla manifestazione di protesta insieme anche a varie associazioni di categoria, riviste ed altre realtà associative e di movimento.
APPELLO AI PENSIONATI
Alla giornata di mobilitazione partecipa ‘Il sindacato è un’altra cosa Opposizione Cgil’ e saranno presenti anche gli esodati esclusi dall’ottava salvaguardia, più altre categorie di pensionati e lavoratori colpiti dalla riforma delle pensioni conosciuta come legge Fornero.
Come si legge sul sito pensionedirittocostituzionale.it, la manifestazione è accompagnata da una nota di dieci punti in cui si spiegano le varie motivazioni della protesta che vedrà scendere in piazza pensionati e non, il prossimo 6 luglio 2017:
1) La riforma Fornero è consistita esclusivamente nell’incorporazione dell’Ente Previdenziale Pubblico INPDAP nell’INPS, a causa del grave dissesto finanziario che oltre a presentare un buco di bilancio non recuperabile, generava, genera e genererà disavanzi di gestione per diversi anni ancora.
2) L’aumento delle età pensionabili e il blocco della perequazione sono una diretta conseguenza del primo punto perché benché il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti generasse avanzi di gestione, gli stessi non sarebbero bastati a coprire i disavanzi dell’INPDAP. Bisognava generare avanzi ben superiori (che poi non si sono verificati a causa del perdurare della crisi).
3) Gli esodati, immolati sull’altare del risparmio previdenziale appartenevano ed appartengono solo al Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti che era ed è un fondo in attivo e in equilibrio.
4) Il Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale presieduto dal prof. Brambilla, venne soppresso dalla Fornero perché nel 2010 aveva affermato che il sistema pensionistico privato era in equilibrio.
5) Scoprimmo che il Presidente dell’INPS Mastrapasqua aveva 30 incarichi e che non era un buon presidente quando affermò che il Fondo pensioni Lavoratori Dipendenti era il fondo più in equilibrio in Europa e forse nel mondo; ma firmò la sua condanna quando prese posizione contro l’incorporazione dell’INPDAP perché avrebbe provocato un dissesto nel bilancio dell’INPS. Gli fu risposto che i disavanzi dell’INPDAP sarebbero stati coperti dallo Stato con trasferimenti di risorse all’INPS.
6) Sono stati usati la Commissione Europea e il Fondo Monetario Internazionale come sponda per intervenire sulle pensioni al grido “ce lo chiede l’Europa”. Veniva passato un dato errato a quegli organismi e cioè che la spesa previdenziale rispetto al PIL era del 16%, contro una media europea dell’11,5%, e quegli Organismi non potevano che rispondere “riducete le pensioni”. Solo che la spesa previdenziale in Italia è addirittura sotto la media europea, poco superiore all’11%.
7) Si parla di riduzione di cuneo fiscale e poi si vogliono ridurre i contributi e non le imposte. Da notare che con il sistema contributivo se si versano meno contributi si percepiranno pensioni più basse.
8) Le pensioni del ceto medio che si vogliono ridurre hanno già perso il 30% del loro potere d’acquisto negli ultimi 20 anni e il 10% negli ultimi 10 a causa, non solo delle mancate o parziali rivalutazioni, ma anche per l’aumento della pressione fiscale.
9) Se separiamo l’assistenza dalla previdenza scopriamo che la spesa pensionistica, al netto dei 45 miliardi di ritenute fiscali sulle pensioni stesse che l’INPS gira allo Stato, è inferiore alle Entrate Contributive e quindi porta un beneficio al bilancio dello Stato.
10) Il Papa ha detto che le pensioni non devono essere né troppo basse né troppo ricche. Invece le retribuzioni vanno bene così?. Milioni di lavoratori guadagnano meno di 1000 euro al mese, ma alla RAI, azienda pubblica, ci sono molti (un nome per tutti Giletti) che sostengono che 20.000 euro al mese sono pochi, senza parlare dei parlamentari. Ah! Ma quelli sono artisti! E cioè Caterina Balivo, Marco Liorni, Paola Perego, Sveva Sagramola e tanti altri, pure sconosciuti, guadagnano tra i 500.000 e 1.000.000 di euro l’anno sono artisti e quelle dei parlamentari non sono retribuzioni: sono indennità. MA CI FACCIA IL PIACERE ! (avrebbe esclamato Totò).
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