Si è concluso l’incontro tra i sindacati e il governo sull’Ape ovvero l’anticipo pensionistico. Ad usufruirne potranno essere i lavoratori di 63 anni che sono a 3 anni e 7 mesi dal pensionamento di vecchiaia. La classe più penalizzata dalla riforma Fornero riuscirà a raggiungere la tanto agognata pensione?
“Sessantré anni è la mediazione arrivata oggi, ma che era in viaggio da un po’ di tempo”, ha dichiarato il segretario confederale Cisl, Maurizio Petriccioli.
Al tavolo delle contrattazioni, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini. Il 21 settembre è previsto una nuova riunione tra Governo e sindacati. Assente al meeting il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti che auspica si possa raggiungere la svolta finale nel prossimo incontro.
L’Ape sarà una sperimentazione e dovrebbe durare 2 anni. Il sistema permetterà ai nati tra il 1951 e il 1954 di andare in pensione in anticipo di uno, due o tre anni. La decisione però di uscire prima avrà un costo variabile a seconda della durata dell’anticipo e dell’ammontare della pensione. Non dovrebbe esserci alcun costo per i disoccupati e per coloro i quali lavorano in condizioni disagiate. La rata che si andrà a pagare per poter andare in pensione in anticipo oscillerà tra i 50 e i 60 euro al mese per 20 anni per chi uscirà un anno prima, aumenterà a 150-200 euro al mese se l’anticipo sarà di tre anni. Mentre dovrebbe essere azzerata per le pensioni che arrivano a 1.200 euro netti.
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