Le nascite con procreazione assistita sono ormai diminuite, a causa del Covid, del 20%, dato non poco preoccupante. Questo è quanto ha dichiarato la Sifes-Mr – Società italiana di Fertilità e Sterilità – Medicina della riproduzione – che si è occupata di rilevare quanto sia diffusa questa pratica in Italia e non solo.
Il numero di coppie che hanno deciso di intraprendere l’iter della Pma si è ridotto notevolmente dal 2019 ad oggi. E così ci ritroviamo con un calo delle nascite con procreazione assistita ridotto del 20%, dato che si aggiunge al calo demografico a cui abbiamo assistito negli ultimi anni e che pare essere destinato a peggiorare.
Il Covid ha ridotto le nascite con procreazione assistita
Il problema degli ultimi anni non è solo la pandemia: la verità è che questa ad oggi è solo la punta dell’iceberg. Possiamo dire che il Covid da un lato abbia aperto il vaso di Pandora, facendo così emergere problematiche che attanagliavano tutto il Paese da tempo, dall’altro abbia fatto nascere – oppure in alcuni casi, come quello della crisi economica, abbia solo fatto peggiorare – altre che oggi sono difficili da combattere.
Tra queste, vi è la procreazione assistita, che negli ultimi anni ha subito un rapido calo. Le nascite con questo metodo, infatti, si sono ridotte del 20%, dato non poco preoccupante. Questo è quanto ha dichiarato la Sifes-Mr – Società italiana di Fertilità e Sterilità – Medicina della riproduzione – che si è occupata di rilevare quanto sia diffusa questa pratica in Italia e non solo.
Quello che è emerso è che, da quando è scoppiata la pandemia, molte meno persone hanno voluto – anzi, potuto – ricorrere alla Pma, probabilmente anche per motivi economici. Quindi oggi c’è una sola strada che si dovrebbe seguire: si dovrebbe pensare di sostenere i servizi di procreazione assistita, soprattutto perché questo potrebbe essere un validissimo strumento per contrastare, tra le altre cose, anche il calo demografico a cui stiamo assistendo.
La Sifes-Mr ha lanciato un appello al nuovo governo, perché qualcosa si possa sbloccare, soprattutto sul capitolo sulle tariffe dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) relativi al settore, che la scorsa legislatura aveva praticamente bloccato. E proprio in questi giorni la società è a Roma per il congresso annuale, che potrebbe quindi accendere i riflettori su questo tema così delicato.
La situazione attuale
La Sifes-Mr parla chiaro: durante il primo anno di pandemia i casi di procreazione assistita sono diminuiti del 20%. E sia chiara anche un’altra cosa: l’infertilità – che diventa tale dopo 12 mesi di seguito di tentativi di concepimento andati male – è considerata una vera e propria patologia ed è riconosciuta come tale anche dall’OMS. In Italia la situazione non è affatto idilliaca: circa il 20% delle coppie ne soffre e a questo si aggiunge che lo scorso anno è stato il primo in cui le nascite non sono riuscite a raggiungere quota 400.000, segno che il calo demografico è un problema tangibile nel nostro Paese, a cui oggi si deve cercare una soluzione urgente.
Oggi l’Istat sostiene che la situazione stia peggiorando ulteriormente: quest’anno sono previste solo 350mila nascite, contro gli 800mila morti all’anno registrati. C’è da specificare che nel 2019, cioè l’anno precedente all’avvento del Covid in Italia, il 3% delle nascite (che equivale a 14.000 bambini) derivavano dal Pma e il dato era stato più o meno costante negli anni precedenti. Oggi, con un calo del 20% delle procreazioni assistite e quello parallelo delle nascite, possiamo immaginare quanto la situazione possa diventare seria.
Ma cos’è accaduto esattamente con lo scoppio della pandemia? Le coppie che hanno deciso di richiedere l’avvio dell’iter per poter accedere alla Pma sono diminuite nell’arco di un solo anno da 78mila a 65mila. I cicli effettuati si sono ridotti del 19%, passando da 99mila a 80mila e le nascite quindi sono passate dalle succitate 14.000 a 11.000, subendo quindi appunto un calo del 20%.
La genesi di questo problema andrebbe ricercata nell’incertezza sociale che viviamo oggi. Come ha sottolineato Filippo Maria Ubaldi, presidente Sifes-Mr: “La grande incertezza sociale legata a questo delicatissimo periodo storico è uno dei motivi per cui in Italia le coppie cercano una gravidanza sempre più tardi. Dal 2010 a oggi l’età media al parto delle donne italiane è salita da 31,1 a oltre 33 anni ed è stato costante anche l’aumento dell’età della donna all’inizio della ricerca di un figlio”. La principale causa di infertilità, secondo Ubaldi, è da ricercare proprio nell’età avanzata in cui le donne iniziano a cercare un figlio.
Su questo tema è intervenuto anche Luca Mencaglia, presidente della Fondazione Pma. Secondo lui: “L’Italia si trova nella morsa di una drammatica riduzione delle nascite e l’apporto della Pma potrebbe essere molto maggiore se si dedicassero a questa disciplina più fondi”.
Mencaglia, tra le altre cose, è anche il coordinatore del Tavolo tecnico per la ricerca e la formazione nella prevenzione e cura dell’infertilità del ministero della Salute ma, come lui stesso ha affermato, la sua creazione, insieme allo stanziamento del Governo di 234 milioni di euro per risolvere il problema della tariffazione dei Lea, non è bastato per riuscire a trovare una quadra nel Decreto tariffe, ad oggi ancora bloccato. Allo stesso modo, sono ancora ferme tutte le misure atte a facilitare la donazione di gameti in Italia, altro problema da risolvere.
Quello che il tavolo ha cercato di proporre è l’attribuzione di una tariffa ragionevole pensata ad hoc per ogni prestazione di Pma. Tra queste, quelle che oggi sono state introdotte e a cui è stata “assegnata” una nuova tariffa, sono ad esempio la diagnosi genetica preimpianto e il congelamento e lo scongelamento di gameti ed embrioni. Il suo obiettivo, in sostanza, è arrivare ad una situazione di parità assoluta, che possa quindi rendere il sistema omogeneo al 100%.
Oggi insomma, sempre secondo Mencaglia, servirebbe un’azione decisa per riuscire ad aiutare le coppie che soffrono di infertilità, che spesso si recano all’estero per poter percorrere un iter più semplice, veloce e meno costoso. Se il Governo dovesse continuare a restare fermo, proseguirebbero anche le pecche nelle strutture create ad hoc per la Pma e le disuguaglianze tra le coppie che vorrebbero ricorrere a questa pratica.