I sondaggi politici di questa settimana di Swg per il tg di La7 confermano il trend positivo di Giorgia Meloni, la presidentessa del Consiglio. Fratelli d’Italia, infatti, è lo schieramento che è cresciuto di più, ma neanche gli altri, anche il Partito democratico di Elly Schlein hanno perso terreno, anzi. Ad averlo fatto è stata soprattutto la Lega di Matteo Salvini, che è tornata sotto la soglia del 9%. In questo scenario, però, anche dopo le amministrative di ieri, che chiamavano al voto i cittadini di più di 600 comuni, a preoccupare di più è il dato sulla potenziale affluenza, che torna a diminuire dopo settimane in cui, invece, era in crescita.
Agli elettori intervistati dai sondaggisti, è stato chiesto anche di Forza Italia di Silvio Berlusconi, il Cavaliere, ancora in ospedale, potrebbe dover lasciare la leadership del partito nato dalle ceneri di Tagentopoli, e forse anche la politica. Tra le fila degli azzurri nessuna opta per questa soluzione, dagli altri schieramenti l’ipotesi più probabile è anche la più drastica, ovvero la seconda. Se così fosse, tra l’altro, in molti andrebbero a rinforzare i consensi per la premier, mentre il Carroccio se li dividerebbe addirittura con Azione di Carlo Calenda.
Nella settimana del primo faccia a faccia ravvicinato tra le due donne leader dei principali partiti in Italia, ovvero Giorgia Meloni, presidentessa del Consiglio e numero uno di Fratelli d’Italia, ed Elly Schlein, segretaria del Partito democratico, nessuno dei due schieramenti ha perso terreno sull’altro, ma quello della premier è cresciuto di più, e in effetti più di tutti, anche degli altri inseguitori.
Con lo 0,3% in più rispetto all’8 maggio, la premier è tornata quasi al livello in cui si trovava prima dell’ascesa della deputata dem, ed è ora vicinissima a quel 30% che solo un anno fa sarebbe stato quasi un sogno. E infatti, il 29,8% delle potenziali preferenze, così come registrate dal sondaggio di Swg per il tg di La7, vanno al suo schieramento, che torna a guardare con superbia tutti dall’alto al basso.
Certo, a differenza di sette giorni fa per forza deve essere importante che dal Nazareno non solo non hanno perso nulla, ma hanno guadagnato lo 0,2%, e sono arrivati al 21,3% dei consensi. E deve essere importante perché la maggior parte di quelli che si sono seduti di fronte a Meloni per parlare di riformare hanno visto un trend positivo, tutti a eccezioni di Italia Viva di Matteo Renzi, che aveva recuperato parecchio la scorsa settimana e che ora ha perso per strada uno 0,1% che la porta un po’ più lontana da quella soglia di sbarramento fissata al 3% con il 2,7%.
Come dicevamo, per uno che piange ce ne sono altri che ridono, oltre ai dem e a Schlein, chiaro, e tutti in maniera in un’altra pur concordano con la premier dell’importanza di dare stabilità al nostro Paese attraverso delle riforme istituzionali, non hanno appoggiato le proposte che sono arrivate dal governo sul tema.
Per dire, il MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte ha preso la stessa percentuale del Pd, lasciando quindi inalterati i giochi di forza tra i due schieramenti, ed è ora al 15,8%. Azione di Carlo Calenda, che sembrava fosse destinato a sparire dopo l’addio dall’ex premier fiorentino, è rimasto uguale, al 4,1%, e così anche +Europa di Riccardo Magi, fermo al 2,4%.
Dall’alleanza Verdi e Sinistra di Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Nicola Fratoianni, in assoluto i più convinti che la forma di governo della nostra Repubblica debba rimanere la stessa, hanno rosicchiato uno 0,1% che significa 3,4% totale, e anche tranquillità, come chi raggiunge una salvezza insperata alla fine del campionato ai danni di qualcuno che, invece, in Serie A ci bazzica da più tempo. I rossoverdi, però, non solo il Monza di Adriano Galliani e Silvio Berlusconi, sono piuttosto una Salernitana che l’anno scorso è stata pescata per il rotto della cuffia, e quest’anno non ha mai davvero avuto pensieri.
Ecco, a proposito del Cavaliere, ancora in ospedale per i suoi problemi di salute, e del cui futuro parleremo dopo, con Forza Italia, anche lui ha guadagnato lo 0,2% (soprattutto contro il fu terzo polo), arrivando al 6,8% delle preferenze, e guadagnando anche sulla Lega di Matteo Salvini che, nelle file della maggioranza che sostiene l’esecutivo, ma anche in generale, è quella che è crollata di più.
Dal partito di via Bellerio del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, nonché vicepremier, che si sta giocando la partita sull’autonomia differenziata ma anche per il ponte sullo stretto di Messina, si è perso lo 0,4%, tornando sotto il 9%, precisamente all’8,6%, che ancora una volta legittima il modus operandi di Meloni.
Tra chi è rimasto fuori dai giochi il 25 settembre, e lo farebbe anche ora, se degli ex radicali (che pure in due si sono accomodati in Parlamento e hanno avuto la possibilità di far capire alla leader di Fratelli d’Italia che cosa si vuole fare per cambiare i sentimenti dei cittadini nei confronti della politica) abbiamo già detto, di Per l’Italia con Paragone e di Unione popolare ancora no. Lo schieramento dell’ex senatore e giornalista pentastellato ha guadagnato lo 0,1% ed è all’1.9%, ora, il partito dell’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris, invece, ne ha perso lo 0,2% scivolando all’1,4%. Gli altri partiti, tra cui c’è anche l’ultima forza della maggioranza, Noi Moderati di Maurizio Lupi, hanno perso insieme lo 0,4% arrivando all’1,8% dei consensi.
La vera note dolente, e per tutti, anche per Meloni e Schlein, è che dall’8 maggio, il 3% in più di persone non saprebbe davvero cosa andare a votare se ci fossero le politiche ora. Il trend in crescita nelle scorse settimane, in questa è tornato ai livelli precedenti con solo il 63% degli elettori intervistati che si recherebbero alle urne. E non un caso, ancora, che questa discesa sia coincisa con le amministrative in quasi 600 comuni italiani di ieri e domenica. Rispetto alle elezioni di settembre, che hanno registrato il record negativo di sempre, stavolta si è perso solo il 2%, abbastanza però per non arrivare neanche al 60%. E quindi, forse queste riforme istituzionali servono davvero, ma forse prima un’educazione civica per i cittadini, e un maggiore interesse dei partiti per le loro istanze.
Se spesso ci sembra che non sia così, alcuni cittadini sono comunque interessati alla vita del partito, in questo specifico caso di Forza Italia. Lo schieramento di Berlusconi, nato nel 1994 e ancora in forze dopo più di 29 anni di vita, potrebbe, infatti, subire dei cambiamenti non da poco, e poco hanno a che vedere con le sostituzioni avvenuto alla Camera, in cui si è deciso di sostituire il vecchio capogruppo, Alessandro Cattaneo, con un altro, Paolo Barelli, più incline a sposare la linea della presidentessa del Consiglio. Riguardano, piuttosto, la leadership dello stesso Cavaliere. All’alba dei suoi 87 anni, ricoverato da un mese in ospedale per una bronchite causata dalla leucemia con cui combatte da tempo, il numero uno indiscusso di sempre potrebbe lasciare le redine del partito, ma anche la politica, e non tutti la pensano alla stessa maniera.
Secondo le persone intervistate, ancora, da Swg per il tg di Enrico Mentana, infatti, il 64% degli non elettori forzisti crede che sia meglio che Berlusconi lasci la politica, il 20% è dell’opinione che, invece, dovrebbe lasciare solo la leadership, il 16% ancora pensa che debba rimanere esattamente com’è. Tra chi, invece, sbarra Forza Italia, il quadro cambio, e la terza ipotesi è quella più accreditata, almeno per il 56% dei rispondenti, la seconda ha raccolto il 40% delle preferenze, la scelta più drastica, ancora, è possibile solo per il 4% degli azzurri.
Qualora, però, questa si verificasse, il partito per il 36% dei non simpatizzanti dovrebbe trovare un altro leader e rilanciarsi, per il 38%, ovvero la maggioranza, troverebbe delle difficoltà nel trovare un sostituto diventando più debole, per il 26% non avrebbe più ragione di esistere e si dissolverebbe. Come prima, anche qui, gli elettori del partito la pensano in maniera diversa (ma non diversissima): il 48% (quasi la metà) è fiducioso che anche con un presidente differente, Forza Italia riuscirà a essere tra i primi schieramenti, il 29% crede che sarà un po’ più debole e farà difficoltà a trovare un sostituto all’altezza del Cavaliere, e il 23% solo è più disfattista sulle sorti degli azzurri.
Ma, comunque, non si perderebbero d’animo, non tutti per lo meno. Perché se lo schieramento nato dalle ceneri di Tagentopoli dovesse smettere di esistere non appena l’ex presidente del Consiglio dovesse lasciare la politica in molti virerebbero su altro, e la maggior parte andrebbero a rinfoltire ancora le fila di quello della premier attuale. Il 30% degli elettori di Forza intervistati da Swg, infatti, si affiderebbe a Fratelli d’Italia, e quindi a Meloni, il 10% andrebbe rispettivamente alla Lega e ad Azione (che non fa parte della maggioranza, ma che ha accolto diversi trasfughi nel momento in cui si è deciso di abbandonare al suo destino Mario Draghi a luglio dello scorso anno), e l’8% ancora a Noi Moderati.
Solo il 5% andrebbe ad altri partiti, probabilmente a Italia Viva più che al Partito democratico, nonostante ci siano stati cambi di casacca anche in questo senso, anzi più nell’altro verso e ne sa qualcosa anche Caterina Chinnici. Il 19%, che è il secondo dato più alto, sarebbe indeciso, e il 18% addirittura si asterrebbe, e quindi apriti cielo per quanto riguarda l’affluenza, ancora una volta.
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