Per i sondaggi, Meloni perde ancora e la Lega recupera tanto. Male Calenda e Renzi divisi

Nella settimana delle nomine delle partecipate e dell’approvazione del Def, le forze che compongono il governo di centrodestra sono divise: Fratelli d’Italia della presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, secondo i sondaggi di Swg per il tg di La7, perde ancora un po’ (e il Partito democratico accorcia le distanze un altro po’), le Lega di Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, guadagna parecchio, in termini assoluti e in confronto alla leader della maggioranza.

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Giorgia Meloni, presidentessa del Consiglio e leader di Fratelli d’Italia, e Matteo Salvini, segretario federale della Lega, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e vicepremier – Nanopress.it

Dalle opposizioni, poi, il MoVimento 5 stelle va bene (esattamente come il Pd di Elly Schlein), non lo fanno sicuramente Carlo Calenda e Matteo Renzi che, in settimana, hanno messo la parola fine alla loro avventura insieme nel terzo polo (almeno lo hanno fatto a livello nazionale) e tutte e due hanno perso più di qualcosa da quando hanno deciso di separare i loro partiti, meglio di non farne uno unitario.

I sondaggi politici premiano (tanto) Salvini e la Lega, non lo fanno con Calenda e Renzi

È una settimana di dolce e di amaro, almeno secondo i sondaggi di Swg per il tg di La7, quella appena trascorsa per le compagini che compongono il primo governo guidato da una donna nella storia della Repubblica italiana. Amara è soprattutto per la presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, e per il suo Fratelli d’Italia che, ora si può dire, ha finito ufficialmente il periodo di luna di miele con gli elettori. I primi cedimenti non si sono notati in questi ultimi sette giorni, anzi vanno avanti da un po’, e infatti, da oltre il 30% di un mese, il partito della premier è sceso oggi al 29% (tondo tondo) perdendo dal giorno di Pasquetta lo 0,3%.

Amara lo è anche perché il Partito democratico guidato da un’altra donna, la segretaria Elly Schlein, ha continuato ad accorciare le distanze, prendendo più di mezzo punto percentuale alla premier, e arrivando a esattamente otto lunghezze percentuali da lei. Nonostante il silenzio, negli ultimi tempi, della deputata italo americana – anche su questioni importanti -, infatti, i dem hanno guadagnato lo 0,3% dei consensi in una settimana, e sono ora fotografati al 21%.

Ma non c’è solo FdI a dover ingoiare dei bocconi poco piacevoli, perché amara, la settimana, lo è stata anche per Forza Italia di Silvio Berlusconi, adesso ricoverato nel reparto ordinario del San Raffaele. Oltre a dover fare i conti, appunto, con la malattia del suo leader, gli azzurri hanno visto le loro percentuali delle rilevazioni sgonfiarsi dello 0,2% e arrivare al 6,2% totale.

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Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, Giorgia Meloni e Matteo Salvini – Nanopress.it

Passando alle note dolci, molto più che dolci, per la maggioranza che sostiene l’esecutivo (e in realtà anche in generale), c’è la Lega di Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che esprime anche il titolare del Mef, ovvero Giancarlo Giorgetti. In una settimana il Carroccio ha guadagnato lo 0,6% dei consensi, portandosi al 9,4% totale, ed è probabilmente la forza che più di tutti è riuscito ad approfittare di quello che è successo al terzo polo.

Ecco, il divorzio effettivo, almeno a livello nazionale, tra Carlo Calenda e Matteo Renzi, che non arriveranno mai a costituire un partito unico come era nei piani fino a nemmeno una settimana fa, ha fatto bene, come abbiamo visto, al Pd e anche al MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte, che è cresciuto dello 0,3% come i dem arrivando al 15,4% dei potenziali voti per le prossime (e lontanissime) elezioni politiche, ma ne ha fatto soprattutto al partito di via Bellerio.

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Carlo Calenda, leader di Azione, e Matteo Renzi, numero uno di Italia Viva – Nanopress.it

Di certo non ne ha fatto ad Azione e Italia Viva, che hanno perso in una settimana, sommando le due percentuali, lo 0,5% dei consensi. Il partito dell’ex ministro dello Sviluppo economico ed ex europarlamentare è dato al 4,6%, quindi ampiamente sopra la soglia di sbarramento, mentre quello dell’ex premier fiorentino, che a maggio inizierà ufficialmente la sua avventura come direttore editoriale del Riformista, è fotografato al 2,6%, ben al di sotto di quel 3% che, a stento, hanno raggiunto ancora dall’alleanza Verdi e Sinistra, che non hanno nessuna intenzione di separare le loro carriere, per lo meno non a livello nazionale.

I due schieramenti di Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Nicola Fratoianni hanno perso dal 10 aprile lo 0,1% e sono adesso al 3,1%. La stessa percentuale, poi, l’hanno persa da +Europa di Riccardo Magi, un tempo dentro la coalizione con Calenda e che dentro potrebbero pure tornare, arrivando al 2,3% e quindi allontanandosi sempre di più da un possibile ritorno, non solo con pochi eletti, in Parlamento.

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Angelo Bonelli, co portavoce di Europa Verde, e Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana – Nanopress.it

Nelle retrovie, ad aver guadagnato è soprattutto Per l’Italia con Paragone dell’ex senatore e giornalista del MoVimento 5 stelle, che ha staccato, con il suo 0,2% in più rispetto a una settimana fa, Unione Popolare dell’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris. I primi, stando ai sondaggi di Swg per il tg di Enrico Mentana, viaggiano ora al 2,1%, i secondi sono invece rimasti all’1,9%.

Cresce ancora la percentuale di votanti che non si recherebbe alle urne perché indecisi

Tra i dati negativi, o amari, per tutti, c’è sicuramente il fatto che, anche questa settimana, l’1% delle persone che hanno risposto alle domande dell’istituto di ricerca per il tg di La7 che non saprebbe chi scegliere se si votasse ora per le politiche. Se la scorsa settimana il dato sull’affluenza era peggiorato, questa lo è ancora di più: ben il 38% degli aventi diritto al voto, infatti, non si recherebbe alle urne. E di dimostrazioni in questo senso, come già detto in passato, ne abbiamo viste parecchie. Meno male che c’è ancora molto tempo per farsi un’idea, e meno male perché i nostri leader possono ancora sistemare le cose.

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