Per i sondaggi di Swg per il tg di La7, il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, perde mezzo punto percentuale in una settimana, sintomo che qualcosa non sta andando nella gestione del governo, che infatti perde di efficacia e di fiducia per gli elettori. Qualcosa, però, deve iniziare a preoccupare la prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana, considerato che, invece, crescono sia la Lega di Matteo Salvini, sia Forza Italia di Silvio Berlusconi.
Ad aumentare più i consensi in vista delle prossime (e lontanissime) politiche è il terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi, che ruba lo 0,4% alle altre due forze di opposizione.Il Partito democratico, che aveva racimolato qualcosa la settimana scorsa, torna alle percentuali registrate al rientro dalle vacanze natalizie. Il MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte, invece, conferma il momento non troppo positiva e perde, questa settimana, lo 0,2%. Per la prima volta dopo tempo, cresce anche la percentuale di persone che si recherebbero alle urne: gli indecisi, secondo i sondaggisti, infatti, scendono al 36%.
La conferma della decisione di non prorogare il taglio sulle accise sui carburanti, come aveva fatto il governo precedente di Mario Draghi, rischia di tornare indietro come un boomerang e con gli interessi alla presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia, che anche oggi ha ribadito la bontà e la giustezza di quanto deciso dal suo esecutivo, e quindi anche da lei, in una settimana ha perso mezzo punto percentuale secondo i sondaggi di Swg per il tg di La7.
È vero, non è la prima volta che il primo partito in Italia cede qualcosa, ma mai così tanto e soprattutto non da quando si era arrivati, per la prima volta in dieci anni, a governare. Dal 31,3% del 16 gennaio, che poi era anche la stessa percentuale post vacanze natalizie, FdI arriva al 30,8%, e conferma il trend che già avevano registrato nella Supermedia di Agi/YouTrend.
Gran parte di ciò che ha perso Meloni, tra l’altro, è andata a rimpinguare la percentuale di consensi dei suoi alleati del centrodestra, per lo meno lo ha fatto con la Lega di Matteo Salvini e Forza Italia di Silvio Berlusconi. Sia lo schieramento di via Bellerio, sia gli azzurri, infatti, sono cresciuti dello 0,2%, e sono arrivati rispettivamente all’8,5% e al 6,6%, recuperando su MoVimento 5 stelle e Partito democratico, ma non sul terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi.
I due ex dem, leader di Azione e Italia Viva, infatti, sono quelli che hanno registrato la crescita maggiore in questa settimana, e sono passati dal 7,8% all’8,2%, a soli 0,3 punti di distanza dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che dovrà iniziare davvero a guardarsi le spalle, anche in vista della maretta che pare esserci nella coalizione di maggioranza, specie per le parole di Carlo Nordio sulle intercettazioni e sui magistrati, ma per cui la stessa Meloni ha già avuto modo di tirare le orecchie al Guardasigilli, pubblicamente e non.
Quanto ai pentastellati e al Pd, entrambi perdono lo 0,2%. Il movimento dell’ex premier Giuseppe Conte conferma il trend di decrescita del 16 gennaio – che, però, era solo dello 0,1% – e arriva al 17,4%. I democratici di Enrico Letta, che proprio sabato ha fatto il suo ultimo da segretario del partito, invece, perdono quello che erano riusciti a racimolare nella settimana precedente e tornano al 14%. Chiunque arriverà, forse Stefano Bonaccini, forse Elly Schlein, dovrà fare molto più di qualche sforzo per convincere gli elettori, e magari senza scandali di mezzo.
L’alleanza tra Europa Verde e Sinistra Italiana di Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Nicola Fratoianni, poi, torna a crescere un pochino rispetto a sette giorni fa ed è ora al 3,8%, ovvero a 0,7 punti di distanza da +Europa di Benedetto Della Vedova ed Emma Bonino che, ora, riuscirebbero a superare la soglia di sbarramento del 3%, ma già lo avevano fatto la scorsa settimana, quando c’erano arrivati giusti giusti.
Tra chi rimane sotto, invece, non cambia granché. Sia Per l’Italia con Paragone dell’ex senatore e giornalista pentastellato, sia Unione Popolare di Luigi De Magistris, sia Noi Moderati di Maurizio Lupi (quarta forza che sostiene la maggioranza) rimangono fermi nelle percentuali già viste il 16 gennaio: ovvero 2,3%, 1,8% e 1%.
Diminuiscono, e fortunatamente, gli italiani che non si recherebbero alle urne qualora ci fossero delle elezioni politiche (totalmente inaspettate). Dal 38%, infatti, gli astensionisti arrivano questa settimana al 36%, meno di quanti siano stati il 25 settembre, tra l’altro.
Ma Meloni non si deve preoccupare solo del consenso del suo partito, deve preoccuparsi anche del fatto che dal 28 ottobre, ovvero dalla prima settimana di governo, l’efficacia e la fiducia nei confronti dell’esecutivo sono diminuiti, e quindi sì, è sceso pure il gradimento.
A esser crollata di più è sicuramente la prima, scesa dal 50 al 37 (a dicembre reggeva ancora, ed era al 43), ma anche la fiducia ha visto una diminuzione, dicevamo. Dal 45 del 4 novembre, oggi si attesta sul 41, due punti in meno rispetto a quando è iniziata l’avventura della prima premier donna della storia della Repubblica italiana. O per lo meno, questo è quello che pensano gli 800 intervistati da Swg per il tg di Enrico Mentana.
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